Nella storia si legge a volte con stupore di città cinte d’assedio per decine di anni, fino all’inevitabile capitolazione. La città-cancro è sotto assedio da quattromila anni. L’uomo ha inventato «macchine» e strategie, un tempo rudimentali e ingenue, poi sempre più precise e astute, per espugnare la città. Ma dietro le mura si nascondono abitanti tra loro diversi per aggressività e vulnerabilità, le cellule del cancro, e con caratteristiche spesso simili alle cellule normali. Dunque, questa è una guerra molto difficile.
Questo libro ne racconta la storia. «In un certo senso è un libro di storia militare», ha scritto il suo autore, formatosi come ricercatore al Dana Farber Cancer Institute e oggi professore di oncologia alla Columbia University. L’opera, tuttavia, è anche una «biografia» del cancro nel senso più letterale del termine, poiché cerca di «penetrare la mente di questa malattia immortale, di comprenderne la personalità e demistificarne il comportamento». È, infine, un libro divulgativo e ispirato. Divulgativo perché Siddhartha Mukherjee espone con grande linearità le ragioni di ogni svolta e progresso nelle terapie, ispirato perché è la consapevolezza di dovere compiere scelte cruciali per i pazienti a conferire tensione narrativa e coesione logica al racconto.
L’opera attraversa e illumina un secolo intero della guerra al cancro, dalle epoche della chirurgia più mutilante e della radioterapia indiscriminata fino alle più recenti scoperte scientifiche.
Come in ogni grande conflitto, ci imbattiamo in pagine epiche, miserie, interessi alimentati da gruppi di pressione, stampa e finanziatori privati. Tenendosi alla larga dai toni celebrativi, L’imperatore del male si è aggiudicato il Premio Pulitzer 2011. Siddhartha Mukherjee in questo libro narra delle sconfitte e delle vittorie, delle illusioni e delle speranze di questa guerra, fino a offrirci un’idea plastica del rapporto tra genetica e fattori ambientali e del profilo biologico dei tumori, per accostare nuove scale al fossato e alle torri.