Parliamo del Chiaretto, che è detto il vino di una notte, appunto. È un vino doc prodotto in Valtenesi, sui crinali delle ridenti colline del Benaco, con il Groppello, la tipica uva del Garda. Un vino che è pura filosofia.
Per fare il Chiaretto si usano i primi grappoli d’uva che, freschi e rossi, vengono raccolti nei caldi giorni di settembre offerti dal lago. Il mosto viene lasciato una sola notte a colorire a contatto con le bucce e poi deve essere imbottigliato. Se si lascia troppo poco tempo, il vino è scialbo e non sa di niente. Se si sbaglia il colore e il vino prende troppo il rosso, allora diventa un rosato qualunque e quindi tanto vale lasciar tutto lì a fermentare ancora un po’ e fare del buon Groppello. Invece, se si riesce a catturare la sua anima fragile, lo si deve fare subito, quand’è ancora estate, per poi consumarlo quando arriva l’inverno, da gennaio in poi. Sarà buonissimo e deliziosamente vivace fin circa a maggio, poi diventerà più calmo e infine, quando vedrà la nuova uva maturare sulle viti, sarà da buttare, in attesa di una nuova annata.
Fresco e goloso, con i giusti cibi
Non è sempre vero che dopo qualche mese non sia più bevibile, giacché i chiaretti buoni sfidano maggiormente il tempo, ma i chiaretti buoni non vedono la fine dell’estate, perché la produzione è limitata e le bottiglie si esauriscono in fretta, tanto che nel 2010 Avanzi (www.chiarettopavanzi.it), uno dei migliori produttori di chiaretto, per le molte richieste ha commercializzato il Chiaretto 2010 prima di Natale. Ed era delizioso.
Migliori amici del Chiaretto sono il coregone del Garda, bianco e delicato pesce di lago, salumi, formaggi, ma anche la pizza; dà il meglio di sé tra la fine della primavera e l’esplosione dell’estate, nelle cene all’aperto, magari vista lago, in quel periodo rosa come il suo colore, profumato come il suo spirito leggiadro.
Lui non è un vino, bensì una filosofia. È la celebrazione della freschezza e insieme della caducità della vita, che profuma di gioia per una sola stagione. Stagione che può reiterarsi ogni anno, volendo. Che si può replicare, a patto di saper trovare ogni volta il fragile e insieme meraviglioso equilibrio tra ciò che è insapore e ciò che è eccessivo.
Perché la perfezione è cosa difficilissima da raggiungere, talmente complessa che è questione di un attimo. (14/02/2011)