“Acuerdate de Acapulco, de aquella noche, Maria Bonita, Maria del alma; acuerdate que en la playa con tus manitas, la estrellitas, las enjuagabas...”.
Comincia così Maria Bonita, la canzone-vals che il grande compositore Agustìn Lara dedicò (scrivendola di getto) al suo grande amore, dai tormentatissimi risvolti, con la connazionale messicana Maria Felix, “la Doña” (secondo la critica cinematografica, “la più bella donna del mondo”).
Ma come sempre accade in una vicenda romantica, anche la bellezza vuole la sua parte, meglio ancora se contornata dalla venustà della Natura (a parte la trita storia del “fiore nel fango” e qualche fiaba per bimbi, il bello non nasce mai dal brutto). Perché va anche bene la storia dei “due cuori e una capanna”, ma guarda caso tutti i “love affaire” strappalacrime (o orgasmini repressi) prodotti a Hollywood, sono sempre ambientati su uno yacht sullo sfondo-mare-blu o nella suite di un hotel 5 stelle vista-baia, mai in un tukul con l’arida savana in campo lungo.
“Acuerdate…” più famosa delle canzoni di San Remo
Ecco allora, terzo personaggio della sentimentale vicenda tra Agustìn Lara e Maria Felix (ma anche il cuore ha un limite, tant’è che, accecato dalla passione, “El Flaco-Mingherlino de Oro” finì con lo sparare a “La Doña” e la mancò di poco) apparire Acapulco (Aca sennò ricevete occhiatacce da quelli del Jet Set). Una apparizione alla grande, perché può vantare il proprio nome in prima fila nel testo di una canzone (appunto Maria Bonita) che nel Messico spopola da quasi 70 anni (beninteso con alcuni motivi ‘rancheros’ e altre struggenti composizioni leggere improntate da passione, ardore e gelosia, pane quotidiano per i Mariachis).
In termini di popolarità turistica e musicale, e in un contesto italo-messicano, Acapulco è in un certo senso sinonimo di San Remo. E non finisce qui. Perché, prima di divenire stella di prima grandezza del firmamento turistico mondiale, Acapulco svolse nel Messico (o per meglio dire durante i quasi tre secoli dell’impero Spagnolo) un ruolo storico, anzi economico, di assoluta importanza.
Acapulco, porto di traffici dal lontano oriente
Il tutto grazie a Andrès de Urdaneta, un poliedrico figlio del Rinascimento che fece “carriera” sia come navigatore che come monaco agostiniano. Ritrovatosi a inizio Cinquecento nelle Filippine in una spedizione comandata dall’esploratore Legazpi, Urdaneta cercò una nuova rotta che congiungesse il neoscoperto mercato asiatico con il Messico, da poco divenuto la Nuova Spagna ‘conquistada’ da Cortez. Per farla breve, grazie alla corrente Kuroshiro, il monaco-navigatore giunse nella ben protetta baia di Acapulco in anticipo rispetto ad altre navi dirette al più settentrionale porto di La Navidad. Nasceva il mito del Galeòn de Manila (noto anche come la Nave della Cina) che una volta l’anno (secondo la direzione dei venti) e ben uniti (tra pirati, corsari e bucanieri in agguato c’era solo da scegliere) trasportava le preziose merci orientali ad Acapulco. Di lì questo ben di dio di vasellame, tessuti, lacche, spezie e quant’altro, attraversava il Messico e reimbarcato a Vera Cruz proseguiva nuovamente via nave per la Spagna. Dal Vecchio Mondo altre merci e manufatti percorrevano in senso inverso questo incredibile itinerario.