Si racconta che sia questa la leggendaria origine della Fiera, tradizione che si è perpetuata in una festa che si svolge nel cuore della città, proprio nel Bourg, vale a dire nell’area circostante la Collegiata che porta il nome del Santo aostano.
Partecipare alla Fiera di Sant’Orso, oggi, dà impressione di fare un viaggio nel passato. Dal medioevo ad oggi, la Fiera ha mantenuto il suo originario spirito di incontro tra gli abitanti della Valle; sono due giorni (il 30-31 gennaio) di festa variopinta dall’impronta decisamente “locale”, anche se sono oramai tanti i turisti che arrivano da ogni dove.
Nel vecchio borgo aostano
Non si fa fatica a immergersi nel passato medievale, nel ripercorrere le origini di questa tradizione popolare, passeggiando lungo le vie del centro di Aosta.
La cittadina infatti conserva molto bene il suo impianto antico e le vestigia del passato romano: imponenti e severe, rustiche e accoglienti. Le bancarelle sono centinaia, lungo le strette strade del capoluogo montano e sono tutte dedicate all’artigianato tipico alpino. Non è quindi una fiera come tante, soprattutto perché anche gli oggetti esposti sui banchetti, narrano come meglio non si potrebbe la vita della valle ancor oggi attiva, erede di tempi antichi e laboriosi.
Il mercato tradizionale si integra dunque perfettamente con l’ambientazione cittadina, un palcoscenico tipico d’epoca che ha come sfondo i monti circostanti Aosta.
Vita in montagna, che ancora sopravvive
Non è poi così difficile, per conseguenza, girovagando fra bancarelle e ambulanti, pensare ai lunghi inverni che isolavano i villaggi e alle conseguenti giornate dedicate ai lavori tradizionali, alle comunità radunate intorno al focolare, all’economia di sussistenza tipica delle zone impervie. Non c’è bisogno di vedere oggi le donne indossare il costume tipico per immaginarle lavorare al tombolo, creando merletti eterei o pensarle a lavorare la lana per tessere i “drap”. Allo stesso modo la fantasia porta all’aia e alla bottega, dove gli uomini battevano il ferro, intagliavano il legno o scolpivano la pietra ollare . E poi le serate del passato, al caldo della stalla d’inverno o sul prato davanti alle abitazioni con la bella stagione, dove le famiglie si radunavano a suonare e a ballare allegramente. Uno scenario bucolico riproposto nelle strade severe di Aosta, lastricate di pietra grigia e costeggiate da case basse altrettanto cineree, ma decorate da insegne di botteghe storiche o ingentilite da balconcini fioriti e lavorati con “pizzi” di ferro battuto.