Brendan Behan, l’autore di questa biografia è un uomo che ha avuto tutto in pochissimo tempo: il talento precoce, l’impegno politico, la galera, le polemiche, la fama e il declino. Drammaturgo di successo, scandaloso protagonista delle cronache letterarie, militante dell’IRA, leggendario bevitore e inimitabile cantastorie.
Il volume è ricco di aneddoti, spacconate e avventure rocambiolesche, il tutto innaffiato dalle immancabili pinte di birra scura e condito di ballate e canzoni patriottiche. Tra pub e prigioni, cimiteri e bordelli, l’irrefrenabile Behan cobatte una sua personale battaglia per la giustizia.
Dall’amata Dublino si sposta in lungo e in largo per l’Irlanda, fa frequenti viaggi clandestini in Inghilterra (dove è persona non gradita) e appena può corre a Parigi. Qui lo troviamo nei bistrò, in qualità di corrispondente dell’Irish Times, seduto a sorseggiare vino in compagnia di oscuri individui discutendo di probabili rivoluzioni e di logiche proletarie. Poi imbianchino in Irlanda del Nord a pitturare i grandi fari che scrutano l’oceano, mentre nasconde bottiglie di whisky nella borsa degli attrezzi per portarle dal sud al nord dell’Irlanda, perché nel nord occupato dagli inglesi il whisky costa troppo. Seduto su un alto sgabello in un pub di Belfast, vestito da prete, concede assoluzioni in cambio di whisky, o somministra droghe eccitanti ai levrieri da corsa per guadagnarsi da vivere.
Nelle pagine di Confessioni di un ribelle irlandese, i ricordi si susseguono per improvvise associazioni mentali nello stile del racconto orale. Nasce così un libro diverso, con una straordinaria vitalità ed esilarante inventiva in cui la lotta per libertà irlandese e gli esistenzialisti francesi vanno a braccetto con i più impenitenti e spudorati bevitori.