“Niente al mondo può essere paragonato al fascino di queste giornate ardenti d’estate trascorse ai laghi (…) nei boschi di castagni così verdi, che sembrano immergere i loro rami nell’acqua …”. Parole scritte nel 1817 da Henri-Marie Beyle, più conosciuto come Stendhal.
Il nostro viaggio vi porta sul lago Maggiore, il secondo lago italiano per estensione dopo quello di Garda. Le sue sponde hanno tre confini: la Lombardia, il Piemonte e, nella sua parte più settentrionale, la Svizzera. Noi ci fermiamo ad Angera alla scoperta delle bellezze della Rocca, situata su uno sperone di roccia calcarea nella parte meridionale del Lago Maggiore. Costruita dalla casata Visconti, venne acquistata dai Borromeo nel 1449.
Castello fortificato e sale storiche
Visitare la Rocca d’Angera, è sicuramente affascinante, e non solo per il tipico aspetto di struttura difensiva: raro esempio di edificio medioevale fortificato e ben conservato. Impossibile non farsi sorprendere dall’imponenza di questo edificio e dalla solennità delle sale del Buon Romano, della Mitologia, delle Cerimonie, di San Carlo, dei Fasti Borromeo dove grandi tele, ritratti e arredi riportano a epoche antiche. I Principi Borromeo hanno avviato la grande trasformazione per rendere questo luogo “interprete del Medioevo”, seguendo il concetto aristotelico in cui, dal piccolo al grande, tutto rappresenta un microcosmo, la natura circostante, il filo d’erba o il grande albero.
Giardini e profumi
L’innovativo giardino Medioevale, costruito secondo gli schemi dei Codici Miniati originali è situato nella grande spianata che si affaccia verso il Lago, seguendo il concetto di suddivisione e secondo l’uso e l’estetica di quell’epoca.
Riservato al castellano e raccolto all’interno delle mura su cui si arrampicano rosai e gelsomini, circondato da aranci e cedri, troviamo il Giardino dei Principi ossia il luogo riservato ai momenti di festa e di conversazione.
Il secondo giardino è quello denominato il Verziere, cinto da siepi, pruni e alberi da frutto, completato infine da rosai bianchi, disposti a ombreggiare la fontana centrale nella quale nuotano i pesci.
Il terzo porta il nome di Giardino delle erbe piccole con aiuole di erbe minute, odorifere, medicinali, tintore e rallegrato da fiori annui di rara colorazione.
Queste opere, sotto l’egida della Principessa Bona Borromeo, sono state ricreate da un’equipe di esperti: Daniele Jalla (storico e museologo), Luisella Italia e Massimo Venegoni (architetti), Mauro Ambrosoli (esperto di storia dell’agricoltura), Lucia Impelluso (iconografa).