Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

La rinascita della Versailles piemontese

Ottima scusa la primavera per fare visita alla Reggia della Venaria Reale e ai suoi giardini. Il complesso “di piacere e di caccia” voluto da Carlo Emanuele II di Savoia ha riaperto nel 2007 dopo anni di restauro. In corso la mostra “Gesù. Il corpo, il volto nell’arte” allestita nelle Scuderie Juvarriane

La Venaria coperta da un'opera dell'artista contemporaneo Giuseppe Penone
La Venaria coperta da un’opera dell’artista contemporaneo Giuseppe Penone

La Venaria Reale, a dieci chilometri dal centro di Torino, è un unicum sia per la superba architettura, sia per il suggestivo ambiente, sia per l’intenso contenuto storico e occupa un immenso spazio. Dopo due secoli di abbandono e di degrado e dopo otto anni di restauro, nell’ottobre del 2007 si è celebrato il coronamento del progetto di recupero, promosso dall’Unione Europea, curato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e dalla Regione Piemonte. È il più grande cantiere d’Europa nel settore dei Beni Culturali.

Con la qualità delle attrazioni ambientali, di molteplici spettacoli, eventi, concerti, mostre, intrattenimenti sportivi e di cultura enogastronomica è divenuta un loisir così attraente da segnare al suo secondo anno di apertura 1.900.000 ingressi, occupando quindi un posto emergente fra i cinque siti culturali più visitati in Italia. La Reggia e la Mandria sono stati dichiarati dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità.

Un sito per la caccia ducale

Alla corte della Versailles del Piemonte
Alla corte della Versailles del Piemonte

Le origini della Venaria Reale risalgono alla metà del Seicento, all’epoca Barocca, quando il duca Carlo Emanuele II di Savoia decise di creare un luogo “di piacere e di caccia” per la corte, una Versailles piemontese. Già dal 1580 il sito era destinato alle cacce ducali, ma in questa occasione si progettò un’operazione urbanistica mai prima verificatasi nello Stato sabaudo.

Il sito precedente di Altessano Superiore scomparve per ospitare il nuovo imponente complesso. L’incarico fu assegnato all’architetto di corte Amedeo di Castellamonte che seppe creare un insieme di scenografie architettonico-ambientali sorretto da un solo asse dell’abitato, la via Maestra (oggi via A.Mensa). In questo modo la parte civile si integrava con quella di corte per poi confluire in quella naturale.

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Boschetti e specchi d’acqua. I tesori del parco

Giochi d'acqua
Giochi d’acqua

Dal 1751 altri architetti, tra i quali Benedetto Alfieri, continuarono l’ingrandimento. I giardini dallo stile “all’italiana” furono trasformati in un grande parco “alla francese” con viali, parterres a ricamo, specchi d’acqua, boschetti, pergolati e un grande labirinto. Nel 1798 con l’occupazione napoleonica iniziò il declino e nel periodo della Restaurazione l’intero complesso divenne caserma per i reggimenti d’artiglieria. Oggi la Mandria, di oltre 3.000 ettari di tenuta cintata per 30 chilometri, è Parco Regionale popolato da animali in libertà.

Vittorio Emanuele II nel 1863 acquistò la tenuta nella quale sorgono anche edifici ottocenteschi, quali la Bizzarria, la neogotica Villa dei laghi, la Rubbianetta, maestosa cascina a forma di ferro di cavallo per l’allevamento dei quadrupedi.

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