Cristoforo Colombo scoprì questo arcipelago formato dalle isole di Guadalupa, Marie Galante, Iles des Santes e Dèsirade nel 1493, dopo la lunga traversata dell’Oceano Atlantico. Sbarcò a Kerikera, così si chiamava Guadalupa prima che gli spagnoli le dessero questo nome, in onore della loro Madonna venerata in Estremadura. È la più grande tra le isole delle Antille ed è divisa in due estese “Terre”, a forma di farfalla o ali d’angelo: Grande Terre e Basse Terre; Guadalupa è Regione Francese d’Oltremare dal 1983. Grande Terre è la più piccola delle ali di questa verde farfalla ed è situata più ad est: coltivazioni, spiagge suggestive, l’aeroporto, il porto e la città di Pointe-à-Pitre, luoghi dove si respira profondamente la “creolità”, o modo di essere creolo, unitamente alla bellezza di una “negritudine” alla costante e ostinata ricerca della perduta e ritrovata, forte identità. Concetti questi espressi da un grande poeta, Aimè Cesaire, morto a 94 anni nell’aprile scorso, al quale dobbiamo numerosi poemi ispirati all’originalità di questi luoghi e della vita che vi si conduce.
Guadalupa, tra i colori e i profumi della capitale
Pointe-à-Pitre, capitale della Guadalupa, chiamata anche la Parigi d’Oltremare, è costituita da interessanti edifici per lo più di stile coloniale, ornati da ringhiere di ferro battuto colorato, ai quali si sono aggiunte moderne costruzioni di audace altezza in vetro e ferrovetro firmate da noti architetti. Vicino al Porto è collocato un “mercatino delle pulci” protetto da ombrelloni variopinti, che riparano dal sole implacabile venditori e clienti; qui si possono trovare oggetti vari e strani come ad esempio banconote in franchi, ma coniati dalla Banca d’Outre-Mer; borse e cappelli di paglia, spezie odorosissime e monili realizzati con semi e legni vari e calebasses, specie di zucche lavorate in forma di recipienti, punch in bottiglia. A render vivo il mercato, gente bellissima e gioiosamente vitale. Ci sono banche, la più nota è la Paribas, Musei come lo Schoelcher, il Saint John Perse e un monumento che fa riflettere “Sang chaines, 100 chaines, sans chaines” (sangue catene, 100 catene, senza catene) creato a severo monito e straziante ricordo dell’oppressiva e barbara schiavitù di un tempo.
Grande Terre, una natura dolce e selvaggia
A Morne-à-l’Eau il cimitero, così sereno e adagiato su un prato, invita a un silenzioso saluto e più avanti al Petit-Canal colorate barchette conducono in prossimità del faro Bianco. A Anse Laborde si apre una splendida spiaggia ornata da candide reti stese ad asciugare al sole, ombreggiata dalle grandi palme che giocano con gli alisei. Il litorale ci accoglie con i suoi piccoli e graziosi ristoranti e infine si spalanca su di un mare da sogno, color turchese. Uno spettacolo inaspettato e straordinario è dato dalle Falesie a Pointe de la Grande Vigie e dai Faraglioni verso la Porte de l’Enfer. Solo in parte le immagini fotografiche potranno descrivere la maestosità di questi luoghi, non potendo far udire la violenza del vento che percuote e solleva le onde schiumeggianti che a loro volta sbattono senza soluzione di continuità contro gli scogli. Non lontano, un altro spettacolo offerto dalla generosa natura è la spiaggia di Grandes Salines, sullo sfondo della quale le rocce si stagliano taglienti contro le nuvole veloci.
Luogo di incontri e insieme d’arte popolare
In una delle più belle residenze ottocentesche dell’isola di Guadalupa, circondata da un parco lussureggiante, Le Mahud’hui, vive, lavora, riceve letterati, Madame Marie Despointes, circondata dai suoi cani Savane e Brico. È la vedova di Amèdèe Despointes, ricchissimo industriale della canna da zucchero e sottile intellettuale che coltivava rapporti ad altissimo livello culturale, sociale e politico: nel 1979 ospitò il summit fra Giscard-d’Estaing, Jimmy Carter e Helmut Schmidt.Due grandi stele di cotto dell’artista Marie Prompte segnalano un insolito Parco Archeologico, che invita a proseguire lungo percorsi rituali di pietre vulcaniche e alla fine si affaccia sul mare. Marie crea ceramiche ispirandosi alla tecnica degli Arawaks, gli indiani nativi che scomparvero poi con l’arrivo degli spagnoli.
Dormire sugli alberi, in compagnia di Rina
Sulla strada per Capesterre, sorprende poi un variopinto tempio Indù, abitazione di sorridenti divinità orientali assise nei loro tipici atteggiamenti, non si sa come qui approdate. A Sainte Marie, in zona, sorge il memoriale per ricordare lo sbarco di Colombo. Un altro vivace incontro è con un’altra scrittrice spumeggiante: Simone Schwarz-Bart, che nella sua bella casa di famiglia ha allestito a Bonfils una Table e Chambres d’Hotel “Le canapè vert”. Il luogo più curioso e anticonvenzionale dell’isola è comunque il villaggio Poisson Rouge a Dehaies. Si può dormire sugli alberi e anche la doccia è allestita sugli alberi: dall’alto si guarda il mare con la lunga Rivière Mitlan. Il procione o orsetto lavatore è il simbolo dell’isola, viene chiamato rina ed è stato dichiarato specie protetta. Buffi cartelli stradali o insegne per lavaggio auto si presentano con il saluto dell’orsetto sorridente. In questi luoghi privilegiati si ha l’impressione che tutti i cinque sensi siano stati appagati e anche il sesto, che chiameremo “anima”.
Guadalupa, basse Terre, verde intenso e Rum
Attraversando uno stretto istmo, ci si trova sull’altra “ala!” dell’isola: Basse Terre; rivestita questa da fitte foreste e che racchiude un vulcano attivo ma inoffensivo; cascate, antiche offerte votive degli indiani Arawaks, orti botanici incantati e una fauna rara e speciale, oltre a campi sterminati di canne da zucchero che vengono tagliate col machete. All’agricoltura vengono erette sculture nelle strade: un carro con i buoi che serviva per il trasporto della canna da zucchero, ruote gigantesche di ingranaggi di macchinari per la lavorazione, un enorme granchio. Il Domaine De Severine si trova ai piedi della montagna Nord Basse-Terre e in mezzo ad una invadente vegetazione. Qui si produce il Rum Agricole, che viene estratto direttamente dalla canna da zucchero, risultando per questo più forte; sempre qui si può anche assistere alla suggestiva pesca dei gamberi, con i pescatori immersi nell’acqua dolce fino alla coscia, intenti a trainare grandi reti. Il tramonto infuoca ogni sera il mare a Deshaies e il sole, dopo l’immersione, illumina di bagliori viola le grandi e veloci nuvole. Sulla spiaggia Grand Anse a Deshaies, è possibile incontrare il grande Chef Robert Salcede e sua sorella Lucienne che preparano le specialità creole: sfoglia di pesce a forma dell’isola, accras di merluzzo, aragoste, gamberi gnocchetti, dolci al cocco; tutti piatti sublimi.
Piante, fiori, animali e rumori nel Giardino Botanico
Un cartello ovale recita che il giardino creolo è testimone di una raffinata “arte di vivere”. Entrare nel Giardino Botanico è come entrare nell’Eden: grandi alberi quali Baobab, Bakona, Leiba e Arbre-à-Kapok; palme dalle enormi foglie donano sul cammino un’ombra intermittente; radici pendono dai Ficus Bengalensis come il più famoso serpente tentatore; fiori in grandi quantità, quali orchidee aggrappate agli alberi, Hibiscus; i colori sono caldi rossi, rosa ciclamino. Il magico luogo è abitato da pappagalli di ogni tipo dalle penne sgargianti, da colibrì delicatissimi, da gruppi di fenicotteri. L’orecchio è deliziato dallo scroscio delle cascate, dai suoni e stridii musicalmente dissonanti e l’occhio si riposa sulla placida superficie dei laghetti. Non lontano vive a Montebello e durante vari periodi dell’anno, una romanziera e saggista molto importante, le cui opere sono state tradotte in quasi tutte le lingue. È Maryse Condè, che insegna alla Columbia University negli USA. Persona straordinaria, è circondata da libri messi in pila dentro casa e nel fresco patio; parlandole, traspare netta la sua grande determinazione, la forza delle sue idee e il sempre vivo interesse per il suo mondo.
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