Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Roy Lichtenstein, meditazioni pop

La Triennale di Milano torna a riflettere sull’arte americana del secondo Novecento. Dopo Andy Warhol, Keith Haring e Jean-Michel Basquiat, è la volta dell’autore che si ispirò al linguaggio dei fumetti

Roy Lichtenstein, red horsemen. © Estate of Roy Lichtenstein
Roy Lichtenstein, red horsemen. © Estate of Roy Lichtenstein

La pop art ritorna alla Triennale di Milano, in via Alemagna, con la grande rassegna di cento opere di Roy Lichtenstein. Dopo le mostre degli anni scorsi dedicate a Andy Warhol, Keith Haring e Jean-Michel Basquiat, l’attenzione sull’arte statunitense si sposta sull’autore noto per aver applicato il linguaggio dei fumetti alla pittura. Roy Lichtenstein, newyorkese, nato nel ’23 e scomparso nel ’97, fu autore, in realtà, di incursioni e sperimentazioni che toccarono diversi movimenti artistici. La mostra, curata da Gianni Mercurio, restituisce un’immagine articolata dell’artista anche grazie a disegni, collages, sculture e testimonianze fotografiche. Grandi protagoniste restano le tele, per lo più di grande formato, che abbracciano il periodo dagli anni ’50 sino ai lavori degli ultimi anni. La rassegna, che ha prestiti da collezioni statunitensi, tedesche e austriache, è in corso a Milano sino al 30 maggio e si trasferirà poi al Ludwig Museum di Colonia, da luglio ad ottobre.

Da Picasso a Salvador Dalì

Roy Lichtenstein, Expressionist head. © Estate of Roy Lichtenstein
Roy Lichtenstein, Expressionist head. © Estate of Roy Lichtenstein

Se Andy Warhol lavorava alla ripetizione della stessa immagine, dalla lattina di polpa di pomodoro alla foto di Marylin Monroe, Roy Lichtenstein prese ispirazione dal fumetto, ma non solo: nei suoi lavori si rivedono citazioni di cubismo, espressionismo, futurismo, astrattismo. In entrambi i casi, gli artisti volevano suggerire come la nuova società industriale e i mezzi di comunicazione di massa stavano per definire un nuovo modello di percezione. Per fare dell’opera “la fotografia di una società che si nutre di emozioni finte”, come ha commentato Demetrio Paparoni, Lichtenstein rielabora Picasso, lo studio del movimento del futurismo italiano, i simboli di Salvador Dalì e ancora Matisse, Mondrian, Léger. Un velo d’ironia si insinua in questo gioco continuo di riproduzioni, per un autore che, secondo le testimonianze dei suoi amici, raramente era di cattivo umore: “Forse riusciva a nascondere i propri demoni”, scrive Frederic Tuten “o forse Roy era uno di quelli che i demoni evitano, preferendo terreni più ricettivi”.

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Roy Lichtenstein. Meditations on Art
Fino al 30 maggio 2010
Triennale, viale Alemagna 6, Milano
Orario:da martedì a domenica 10.30-20.30,
eccetto giovedì 10.30-23
Per informazioni: www.triennale.it

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