In Val Chisone, a settanta chilometri da Torino e venti dal Sestriere, presso il villaggio di Fenestrelle, si trova la fortezza alpina più grande d’Europa che, nel Parco Naturale Regionale Orsiera Rocciavrè, consente un’immersione nella natura e nella storia piemontese e italiana, di cui il forte è un importante testimone.
Dalla Val Chisone si dirama poi verso sud-ovest la val Germanasca, dall’ambiente ancora integro, conosciuta per la presenza a Prali di un bacino minerario per l’estrazione del talco, tra i più ricchi e articolati d’Europa.
La “muraglia cinese” del Piemonte
La struttura è grandiosa: una muraglia che si inerpica in corrispondenza di un restringimento della Val Chisone per tre chilometri lungo i fianchi del monte Pinaia, estesa per milletrecento chilometri quadrati su un dislivello di oltre seicento metri – dai 1200 ai 1760 metri di altitudine – e percorsa all’interno da una scala coperta di quattromila gradini che vanta il primato di essere la più lunga della terra: ecco a Fenestrelle il più grande forte europeo delle Alpi.
Immersa nella natura ben preservata del Parco Naturale Regionale Orsiera Rocciavrè – ricco di boschi di larice e pino silvestre e popolato da una ricca avifauna oltre che da cervi, mufloni, stambecchi, camosci e caprioli – è un’opera ciclopica nota con il nome, inesatto, di forte di Fenestrelle; in realtà costituita da otto, imponenti forti dei quali il principale è il forte San Carlo, cuore della fortezza al quale si accede entrando nella piazza d’Armi dal ponte levatoio.
Opera piemontese settecentesca (la cui costruzione si protrasse dal 1728 al 1850) fatta erigere dal re sabaudo Vittorio Amedeo II e progettata dall’architetto militare Ignazio Bertola come grande barriera antifrancese nella val Chisone, che rappresentava un’importante porta d’accesso alla pianura padana, è la “muraglia cinese” del Piemonte. Un bunker che le truppe francesi non osarono mai attaccare, che nel corso della storia divenne reclusorio per prigionieri politici e militari tra i quali il più celebre fu il segretario di papa Pio VII, cardinale Bartolomeo Pacca, rinchiuso per volere di Napoleone Bonaparte nel 1809.
La miniera di talco più grande d’Europa
Alle porte di Prali si può compiere un viaggio nella miniera di talco più grande d’Europa, che produceva uno dei più puri e pregiati minerali di talco al mondo. Insapore, inodore, inerte, ecco il “bianco delle Alpi” conosciuto in tutta Europa fin dal 1700 grazie alla sua ottima qualità. Chiamato dai valligiani “pietra dolce” per la sua friabilità, il talco della val Germanasca è stato a lungo utilizzato per prodotti di alta tecnologia nelle industrie farmaceutica, cosmetica, alimentare, cartaria, della plastica, della gomma, delle vernici.
“Scopriminiera” è il sito principale dell’Ecomuseo Regionale delle Miniere e della Val Germanasca. Adesso è chiuso per la pausa invernale e riaprirà il 28 febbraio. Il sito è costituito da un’esposizione permanente negli edifici industriali adiacenti al cantiere di estrazione e da oltre un chilometro e mezzo di gallerie appositamente attrezzate per la visita nella miniera “Paola” e altri due chilometri nella miniera “Gianna”, dove il percorso è riservato agli adulti.
Nella miniera Paola si propone un viaggio di un paio d’ore nel tempo e nella vita del minatore: l’idea di entrare in una miniera è già affascinante per un bambino, se poi sottoterra si viaggia a bordo di un trenino, sotto basse e strette gallerie tra rumori sinistri, i piccoli apprezzeranno quella che in realtà è una visita didattica più che se fossero in un classico parco di divertimenti. “Si potrebbe persino mangiare (in quanto assolutamente inerte)” – spiega la guida offrendo ai nostri figli un campione del minerale da conservare.