Sabato 23 Novembre 2024 - Anno XXII

Aruba, isola dalle molte culture

Aruba

Un pezzetto d’Europa conficcato nell’estremità meridionale dei Caraibi, a poco più di una trentina di chilometri dal Sud America. Un’isola un tempo ricca di oro e oggi ricca di una popolazione poliglotta, colta e piena di gioia di vivere

Bellezza arubana
Bellezza arubana

“Bon Bini” in “one happy island”! Giusto cominciare con un “benvenuto” in Papiamento, la lingua di Aruba, una delle tre isole ABC (Aruba, Bonaire e Curaçao) completando il saluto con una pertinente definizione in inglese (un’isola felice).

Grande poco meno dell’Elba e densamente popolata, Aruba si distende, con la sua forma simile ad una selce del neolitico, da sud est verso nord ovest; vicina, molto vicina, alla penisola venezuelana di Paraguanà, che nelle giornate limpide è visibile dalla sommità delle due “vette” più elevate di Aruba, comprese nel Parco Nazionale di Arikok: il Cero Jamanota (188 metri) e il Cero Arikok (176 metri). Tutto attorno, un panorama sostanzialmente piatto ma dalle mille sorprese naturali che rendono la visita di Aruba oltremodo interessante. Non dimenticando mai che la vera sorpresa di un viaggio piacevole e caratterizzante in quest’angolo di Caraibi, è data dalla gente che qui vive. Gli Arubani sono un incredibile mixage di vitale etnicità, retaggio storico, cultura ancestrale, modernità assoluta; il tutto, condito e reso spumeggiante da una genuina voglia di vivere che si manifesta in una spontanea apertura mentale e comportamentale verso chi approda nella loro isola. E sono tantissimi, ogni anno, da ogni parte del mondo.

Aruba, isola “insolita”
la vegetazione
la vegetazione

Dove per “insolita” si intende un’isola fisicamente diversa dalle molte della corona caraibica. Non ci sono grandi vette e la vegetazione non è ricca come in altri luoghi. Tuttavia è un lembo di terra che, pur nella sua ridotta estensione, presenta caratteri distintivi che lo rendono davvero meritevole di essere conosciuto.

Gli alisei che arrivano dall’Atlantico mitigano costantemente il calore di un sole tropicale. È una specie di perenne primavera-estate, 28° centigradi è la temperatura media abituale; per quanto riguarda il vento, bisogna farci l’abitudine. Così come ci hanno fatto l’abitudine il Divi-divi e il Kwihi, due alberelli non molto alti, perennemente piegati verso terra. Ben più dritti e robusti sono i numerosi cactus, fra i quali il Tuna dalle forme allargate e il rotondeggiante Bushi. Ma il più caratteristico è il Cadushi, con le sue “candele” spinose diritte verso il cielo.

L’acqua non è abbondante ad Aruba (dispongono di un grandioso impianto di desalinizzazione) e il verde si ingegna come può. Così come succede alle piante di Aloe, dalle foglie carnose e irte di spine, che vengono utilizzate per la preparazione di olii essenziali, creme idratanti, rilassanti, per la gioia del gentil sesso; un’attività fiorente dell’isola.

Un’isola nell’isola: il Parco Nazionale di Arikok
Santuario dell'avifauna di Bubali
Santuario dell’avifauna di Bubali

Quattro sono i colori dominanti del Parco Arikok: il blu del mare all’orizzonte, il verde delle collinette punteggiate di cactus, i toni sfumati e bruniti delle argille del plateau centrale e il bianco intenso delle dune sabbiose che in alcuni punti rubano lo spazio alla costa rocciosa. Se si considera che il parco occupa circa il venti per cento dell’intera isola di Aruba, c’è da concludere che si tratta di una porzione di terra, protetta e privilegiata, davvero estesa. Vi sono una cinquantina di differenti tipi di piante, alcune endemiche e rarissime; oltre quaranta chilometri di sentieri e bellissime passeggiate, come il Miralamar Cunucu Trail, lungo il quale è visibile una delle tre superstiti e antiche case dal tetto di fango, dette appunto Cunucu.

LEGGI ANCHE  Fish River Canyon, splendido e inquietante
agavi e cactus a perdita d’occhio
agavi e cactus a perdita d’occhio

Inoltrandosi nel parco, si scopre di essere soli; niente abitazioni moderne, stradine sterrate e spesso nemmeno queste, agavi e cactus a perdita d’occhio, rocce e pietre levigate o sconnesse dai venti e dalle acque marine che i visitatori, un po’ dappertutto, ammonticchiano una sopra le altre a creare piccoli altarini votivi. Alcune porzioni di queste rocce sono particolarmente preziose, dato che conservano graffiti e disegni dei primi abitatori di Aruba: i Caquetio, della tribù degli Arawak. Dove la terra finisce, il grande bacino caraibico lambisce, talvolta schiaffeggia, altre ancora tortura, una costa rocciosa dai mille anfratti, nei quali il mare in alcuni punti si insinua sotto archi di pietra. Sempre accompagnato dalle folate del vento che tutto avvolge e rinfresca.

La costa nord ovest
Un ristorantino tra i grandi alberghi
Un ristorantino tra i grandi alberghi

Il contrasto tra le “due Arube” appare evidente quando ci si sposta sulla costa nord ovest, quella che fronteggia il Venezuela. Qui è tutta un’altra musica. Qui le vie ci sono: asfaltate, dotate di rondò agli incroci, costeggiate da abitazioni, piccole fabbriche, palazzi, scampoli di verde. I centri mediani dell’isola (Noord, Paradera, Santa Cruz, San Nicolas, Seroe Colorado) sono molto differenti dagli insediamenti della costa che, a partire da Oranjestad, risalendo verso nord sino al “mitico” e fotografatissimo faro California, accolgono le spiagge più famose e una catena ininterrotta di grandi alberghi, resorts, piscine, parchi e abitazioni di un certo pregio.

San Nicolae
San Nicolae

Interessante è al contrario percorrere Aruba lungo le strade interne che conducono verso sud. Si attraversano piccoli centri, graziosi ma abbastanza “anonimi” per quanto concerne le caratteristiche architettoniche. Sotto questo aspetto è più genuina la parte terminale dell’isola, che ha per capoluogo San Nicolas. Le case di questa simpatica cittadina, piccole e basse, dotate di un minuscolo spazio cintato che separa le une dalle altre, sono fra le più caratteristiche di Aruba. Colorate, quasi civettuole, specie se adibite a bar, ristorantini, luoghi di ritrovo comuni. Il “colore” è un tratto dominante dell’isola. Non c’è abitazione, specie fra quelle minori, che non ostenti accese pitture che, unite ai due azzurri (cielo e mare) al passaggio quasi ininterrotto di bianche e soffici nuvole, creano un quadro d’assieme davvero gradevole.

Seroe Colorado
Seroe Colorado

la fabbrica di birra locale Balashi, Savaneta, Brazil, San Nicolas, Valero, dove sembra persino ben inserita nel panorama la grande raffineria a bordo mare, qui creata nel 1924; quindi Seroe Colorado che conduce alle fantastiche piccole baie, orlate di sabbia bianchissima della punta sud est, dove l’isola finisce. Poco all’interno, su un’altura e in posizione isolata, c’è il carcere più bello del mondo (visto da fuori!). Per i pochi ma “selezionati” ospiti (trafficanti di droga, immigrati clandestini ecc.) c’è perlomeno la consolazione di poter spaziare con lo sguardo su un mare che sfuma dal cilestrino, all’azzurro, ai blu più intensi. Vivo e luccicante quando l’immancabile vento ne increspa la superficie, producendo scaglie d’argento che si accendono e si spengono in continuazione.

Aruba curiosa
Iguana incuriosito
Iguana incuriosito

La consapevolezza di dover amministrare al meglio il loro esiguo territorio, ha spinto gli arubani a un lodevole atteggiamento di rispetto e di tutela per le specie vegetali e animali del luogo, creando quelli che vengono definiti “santuari”. Circondato dai grandi alberghi, tutt’attorno a uno stagno collegato al mare, ecco la riserva di Bubali, che ospita una ragguardevole colonia di volatili. Poco distante, c’è poi la Butterfly Farm, che accoglie e segue nella loro crescita mutante più di trenta specie di farfalle provenienti da tutto il mondo.

LEGGI ANCHE  Alla scoperta dei Caraibi: itinerari, consigli e viaggi di gruppo
Ostrich Farm;
Ostrich Farm;

Mentre al sud, in prossimità di Valero, vivono colonie protette di differenti specie di sterne, a nord ovest, nelle vicinanze di Santa Lucia, scorrazzano in piena libertà un gran numero di simpatici asini – i mezzi di trasporto di un tempo – protetti e accuditi dall’associazione “Salba nos Buriconan” (salviamo i nostri asini). Non sono i soli ad essere “salvati”, per la verità. In prossimità delle rovine dell’antica miniera d’oro di Bushiribana, sempre a nord ovest, c’è anche la Ostrich Farm; uno spazio dove vengono allevati gli struzzi. Il Parco Arikok ospita poi insetti, rettili, iguane verdi, gufi, allocchi, civette, alcune specie di rapaci, uccelli stanziali e di passo che qui nidificano, nel corso delle loro migrazioni. In prossimità del mare, piccole colonie di pellicani.

Tra gli uccelli più diffusi e sfacciati, al punto di condividere la prima colazione con i molti ospiti dei numerosi hotel, primeggia il Mofi, un uccellino dalla testa nera e dagli occhietti penetranti, simile ai nostri merli. Nel mare che circonda Aruba, oltre a un gran numero di relitti sommersi, ricordo di passate tempeste e conseguenti naufragi, vi sono ben quattro specie di tartarughe marine che abitano le acque unitamente ad una varietà notevole di pesci, molti dei quali coloratissimi.

Oranjestad, capitale dalla doppia anima
Oranjestad, centro città
Oranjestad, centro città

Considerazione ovvia. La “doppia anima” è facilmente identificabile in quella arubana – il ruolo di città-faro dell’isola lo impone – e in quella olandese, cui si deve gran parte delle regole di vita, di sviluppo, di collocazione e visibilità internazionale delle quali oggi Aruba gode. Non che i locali non ci abbiano messo del proprio: anzi; ma è innegabile che il legame con la civilissima e progredita nazione europea abbia rappresentato, da sempre, un notevole incentivo a “far bene”. I risultati sono sotto gli occhi di tutti e ancora una volta l’interpretazione degli stessi può essere duplice.

Wilhelmina Park
Wilhelmina Park

La capitale è “metropoli” nel suo splendido aeroporto che porta il nome della regina Beatrice d’Olanda; in alcuni complessi edilizi del centro storico nelle cui viscere arrivano canali direttamente collegati al mare, per facilitare l’arrivo in hotel degli ospiti stranieri. E’ metropoli nelle luccicanti gallerie che abbelliscono molti edifici di Downtown, con la solita sequela di “grandi firme”, fra le quali non possono mancare i vari Gucci, Ferragamo, Zegna, Benetton, Armani, Prada, Moschino, Dolce & Gabbana. È metropoli, ancora, nell’attrezzatissimo porto che ospita le immense navi da crociera che arrivano dagli States, dal Canada, dall’Europa. Lo spettacolo che offrono quando sono alla fonda, così alte e troneggianti sull’intera città, è quasi surreale. Per contro, Oranjestad ritorna ad essere deliziosamente locale nell’architettura “coloniale” mista: un po’ autentica e un po’ ricostruita, con le tinte pastello e i fregi delle facciate bianchi e ridondanti.

La sede del parlamento a Oranjestad
La sede del parlamento a Oranjestad

È arubana, la capitale, nei molti locali dallo stile “bucaniere” nei quali vive la disputa, fra gli avventori, se sia preferibile fra le birre la celebre e olandese Heinecken o la ruspante e locale Balashi. È simpaticamente locale nella fila di negozietti bassi (quasi degli stand da mercatino) che costeggiano il porto e nei quali una moltitudine di visitatori spendono volentieri i loro dollari per acquistare le vecchie targhe d’auto dismesse, i mille oggetti di un artigianato parzialmente locale e massicciamente “made in China”.

LEGGI ANCHE  India, un Regno di pietre preziose

Questa piccola, linda, ordinata e viva capitale, è il cuore pulsante di una comunità che nell’isola raggiunge le centoventimila unità. Non sono pochi gli olandesi che sono divenuti arubani e che qui vivono benissimo; non è un caso che l’elevato livello di vita abbia attirato gente dal centro e sud America, dall’Europa e dall’Asia. Sono un’ottantina le distinte nazionalità presenti in Aruba. Per tutte, Oranjestad è la loro capitale; da vivere e commentare, in un pirotecnico gioco di rimandi verbali, in papiamento, olandese, inglese, spagnolo e chissà in quali altre lingue. Una felice babele moderna che i primi olandesi qui giunti, nell’ormai lontanissimo 1636, oggi stenterebbero a riconoscere. (22/6/09)

Notizie utili (Aruba nei fatti)
Aruba, isola dalle molte culture

L’isola

– Si trova all’estremità meridionale dell’arco delle isole caraibiche, di fronte al Venezuela. Misura 193 kmq e conta 120.000 abitanti, provenienti da un’ottantina di Paesi diversi, con una densità abitativa di 620 persone per kmq.

La storia – I primi abitanti sono giunti dal Sud America 4000 anni fa. A mille anni dopo Cristo risale la presenza, in piccoli villaggi, di Indiani Caquetio della tribù degli Arawak. Il primo europeo a raggiungere Aruba è stato l’esploratore spagnolo Alonso de Ojeda nel 1499. La presenza spagnola viene sostituita da quella olandese nel 1636 e, ad eccezione di un breve periodo (1805-1816) di controllo inglese, l’isola, assieme a Bonaire e Curaçao, è sempre stata colonia dei Paesi Bassi. La situazione attuale è ben diversa. Nel 1986 Aruba ha separato la propria sorte dalle altre isole olandesi delle Antille. Oggi è un’entità separata (Status Aparte) nell’ambito del Regno d’Olanda. E’ guidata da un Governatore nominato dalla regina e dispone di un proprio Parlamento.

Lingua e Capitale – Quattro sono le lingue più diffuse ad Aruba: l’olandese, il papiamento, l’inglese e lo spagnolo. Il papiamento è all’origine un linguaggio afro-portoghese-creolo che col tempo è cresciuto (sintassi e lessico) assorbendo prestiti linguistici da olandese, spagnolo e inglese. Dal 19 marzo del 2003 è lingua ufficiale di Aruba, assieme all’olandese. La capitale è Oranjestad (circa 35.000 abitanti) dalle architetture multicolori e in parte di stile coloniale. E’ la porta d’ingresso di Aruba (porto e aeroporto).

Economia – Una grande raffineria, poche imprese agricole e manifatturiere. Importantissimo (quasi la metà del PNL) è invece il turismo, che può contare su circa settecentomila arrivi annui. L’Olanda riserba all’isola notevoli aiuti economici. Il Fiorino, la moneta locale, è ancorato al Dollaro USA, anch’esso largamente impiegato.

Collegamenti – Dall’Italia, via Amsterdam con la KLM, i collegamenti sono affidati alla Martin Air. Sono oltre quindici le compagnie aeree nazionali e internazionali che fanno scalo ad Aruba. Numerose sono inoltre le navi da crociera (specie dagli Stati Uniti e dal Canada) che arrivano nell’isola.

Indirizzi utili – I due organismi turistici più importanti sono i seguenti:

ATA, Aruba Tourism Authority L.G. Smith Boulevard 172, P.O. Box 1019 -Oranjestad, Aruba
telefono: +(297) 582-3777 – fax: +(297) 583-4702 – www.aruba.com

AHATA, Aruba Hotel and Tourism Association  L.G. Smith Boulevard 174 – P.O. Box 542 Oranjestad, Arubatelefono + (297) 582-2607 – fax + (297) 582-4202 – www.ahata.travel

Leggi anche:

India, le montagne del nord-ovest

Condividi sui social: