Occorre una prova, una dimostrazione giustificante la suesposta commiserevole constatazione? Eccola. Corriere della Sera (9/6, pagina 33, Antonella Baccaro): “Per le compagnie aeree il 2009 sarà l’anno del peggior risultato di tutti i tempi, avviandosi a chiudere con perdite per 9 miliardi di dollari” … “Calo degli utili del 15% pari a 80 miliardi di dollari” … “Alla annuale assemblea Iata il dato sulle perdite è doppio a quello stimato tre mesi fa” … “Nuove politiche commerciali, British Airways ha smentito la notizia di un taglio dei servizi di prima classe” … “Nell’area Asia-Pacifico perdite per 3,3 miliardi di dollari” … “Le compagnie europee (1,8 miliardi di dollari) tradite dal crollo del traffico d’affari e di lusso” … “Le videoconferenze stanno sostituendo gli incontri aziendali dal vivo, con conseguente crollo nel mondo della clientela d’affari sugli aerei (meno 19,2 a marzo scorso)”.
Tra “paninazzi” e bevande “high-cost”
Una tragedia oltretutto non solo economica, perché – se si parla più genericamente di compagnie aeree nel senso di prenotare, volare, viaggiare, spostarsi in aereo – c’è pure una “tragedia esistenziale” laddove si fa riferimento ai pessimi servizi – sui voli low cost e non – oggidì vessanti chi sta acquistando un biglietto, chi fa il check in, chi vola. Qualche prova? Beh, i cellofanati paninazzi, beninteso a pagamento, slungati da qualche compagnia aerea al posto dei più o meno indegni pasti che almeno venivano serviti su un vassoietto. Per non parlare (sempre a bordo di voli di linea di compagnie Iata) del pagamento delle bibite e financo della volgarissima acqua un tempo “free of charge” (gratis). E per carità di patria sorvoliamo (siamo sul tema) sugli spazi a bordo così stretti – più gente entra più bestie si vedono, dicevano allo zoo del circo – da doversi talvolta volare in apnea.
Cliente in sovrappeso? Attenti ai “bisognoni”…
E semmai si volesse parlare pure di futuro, da quanto si bisbiglia eccoci all’amenità delle tariffe “a peso” (no, non del bagaglio, ma del cliente) e dell’affitto del cesso di bordo (quanto al minuto? Si concederà pipì e pupù “a piacere” o si pagherà “s.q.”, come al restaurant (“secondo quanto”? Pardon madàm!). Povere compagnie aeree, dunque (e poveri tutti quelli che alle medesime dovranno continuare ad affidarsi, datosi che recarsi in bicicletta, ma anche in auto, a New York o a Buenos Aires resta pur sempre un filino complicato). E povero anche me perché (come a tutti i “papi” Over Seventy che, ciondolo a parte, sono dei gran sentimentaloni) mi viene il magone a pensare a quei tempi d’oro, a quella civile e gaudiosa convivenza intercorrente, in quel di Milano, tra le compagnie aeree e chi bazzicava nel “mundillo” del turismo.