Giovedì 2 Maggio 2024 - Anno XXII

A San Giovanni Rotondo Aurea, la IV Borsa del turismo religioso

Aumentano del 20 per cento i pellegrini in visita in Italia, un popolo di credenti che produce 5 miliardi di dollari all’anno e chiede qualità e servizi

Un momento del convegno inaugurale di Aurea
Un momento del convegno inaugurale di Aurea

Mentre su tv e quotidiani infiamma la polemica sulla veridicità o meno delle stimmate di Padre Pio, da San Giovanni Rotondo, il paese sul Gargano in cui il santo da Pietrelcina ha vissuto per mezzo secolo, arrivano notizie confortanti riguardo al trend di crescita di un settore che pare essere in piena forma: il turismo religioso.     
Secondo la World Tourism Organization, i viaggiatori in visita nei santuari e nei luoghi di culto di tutto il mondo, vanno all’anno dai 300 ai 330 milioni. Un segmento, quello del “turismo della fede”, che genera annualmente un fatturato di circa 18 miliardi di dollari, dei quali circa cinque sono prodotti solo dall’Italia. E nel 2007, in base a un’indagine di Trademark, si prevede un aumento del 20% di pellegrini nel nostro paese, con una stima di oltre 40 milioni di presenze.
I numeri sono stati diffusi e confermati in occasione di Aurea, la Borsa del turismo religioso e delle aree protette, che si è svolta il 25 e 26 ottobre a San Giovanni Rotondo. L’appuntamento, organizzato da Spazio Eventi nella sede del centro congressi della chiesa di San Pio disegnata da Renzo Piano, è alla sua quarta edizione e quest’anno ha avviato nuove collaborazioni: una con Bit 2008, la Borsa internazionale del turismo, l’altra siglata con lo Spi, il Segretariato pellegrinaggi italiani. 

Stand e espositori di Aurea
Stand e espositori di Aurea

A inaugurare Aurea, un convegno incentrato sul tema del viaggio religioso inteso come “ponte dell’interculturalità”. Al centro del dibattito, un’analisi sociologica per comprendere da diversi punti di vista chi sia oggi il pellegrino, che cosa lo distingue dal turista religioso, cosa cerca intraprendendo un viaggio in santuario piuttosto che in spiaggia e in che modo il comparto turistico possa rispondere alle sue attuali esigenze di comfort, servizi e qualità.
Sul tema si sono confrontati vari interlocutori, da Piergiorgio Togni, consigliere del ministro Rutelli, a Fabio Majocchi, direttore generale di Expocts, società del gruppo Fiera di Milano. Proprio Majocchi ha indicato quello che è “il valore aggiunto” del turismo religioso, cioè l’attenzione alla persona. Un valore che, per il direttore di Expocts, “può essere trasferito all’intero settore turistico”. Il turismo religioso insomma può “fare scuola” in materia di rispetto per l’essere umano. All’incontro hanno partecipato anche alcuni rappresentanti religiosi come don Luciano Mainini, segretario generale dello Spi, e Carlo Mazza, neo vescovo della diocesi di Fidenza. Professore della facoltà di Sociologia alla Bicocca di Milano, Mazza ha evidenziato come l’esperienza religiosa sia una componente da sempre iscritta nell’uomo e come “il viaggio dia preminenza a questa condizione”. Il turismo religioso, secondo il vescovo, può quindi dare vita oggi a “un nuovo umanesimo” che si basa sulla “difesa delle identità culturali, sul senso di appartenenza, sulla sfida dell’integrazione e sul dialogo interculturale”. 

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Padre Pio sul sagrato di una chiesa a San Giovanni Rotondo
Padre Pio sul sagrato di una chiesa a San Giovanni Rotondo

Al dibattito sono poi intervenuti gli operatori del settore turistico come don Franco Tessior, a capo dell’Opera diocesana pellegrinaggi di Torino, e Antonio Diella, presidente nazionale di Unitalsi, che da decenni organizza i viaggi sui treni bianchi diretti a Lourdes. Diella si è soffermato sulla particolare natura del viaggio religioso, un’esperienza che “deve unire senza lasciare fuori i malati, i bambini e le persone in difficoltà”. Fare pellegrinaggi, ha poi sottolineato, “non significa arrangiarsi per arrivare da qualche parte ma fare un’esperienza di qualità con guide, volontari e assistenti preparati, non improvvisati”. Il viaggiatore, dunque, oggi è più esigente, chiede e si aspetta un servizio adeguato. E su un punto hanno concordato tutti i partecipanti al convegno: il turismo religioso richiede tempo e silenzio, non può essere un’esperienza “mordi e fuggi”, tanto per poter dire “là ci sono stato, anche solo per scattare una foto”. Un atteggiamento, quello del turista religioso “toccata e fuga”, che non giova né allo spirito né alle casse degli albergatori. Ad esempio, a San Giovanni Rotondo, come ha ricordato Michele di Bari, commissario straordinario della cittadina pugliese, “ogni anno arrivano sei milioni di pellegrini ma la loro permanenza è breve, è di 1,72 giorni”. Meno di un weekend insomma, un periodo di tempo adatto più a una scampagnata che a un pellegrinaggio.  

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