“Tutto inizio quel giorno al negozio di video. Mi trovavo lì con mio figlio quando lui noleggiò L’estate di Kikujiro, un film giapponese che racconta l’incontro tra un ragazzino e un simpatico mezzo delinquente un po’ schizzato interpretato da un certo Beat Takeshi. Chi avrebbe mai immaginato quello che ne sarebbe seguito?”.
Inizia con queste parole il libro di Peter Carey “Manga, fast food & samurai” edizione Feltrinelli, collana Traveller Luoghi d’autore.
In questo agevole volumetto, si racconta la storia di un padre, newyorkese d’adozione, che riscopre il Giappone attraverso la curiosità del figlio dodicenne, superappassionato di manga, i libri a fumetti giapponesi. La definizione di “libro a fumetti”, in realtà è improria, perché fa pensare a un oggettino sottile, tutt’altra cosa rispetto a un manga, che si compone spesso di diversi volumi.
Prima di quest’avventura, fosse dipeso da Peter Carey, per farsi un’idea sul paese del Sol Levante, si sarebbe dovuti andare a vedere solo musei, antichi opifici di spade e altre “cose tipiche”.
Charley, il figlio, protagonista della storia, preferisce invece le sale giochi, i fast food e i meganegozi di elettrodomestici.
Il libro ironizza sul gap culturale e tecnologico tra genitori e figli, tra giapponesi e resto del mondo. L’atto di pentimento di un uomo che, viaggiando con i paraocchi della “cultura alta”, si rende conto di perdersi l’emozione dell’ordinario, lo stupefacente del contemporaneo.
Fra gli incontri straordinari quello con il regista Miyazaki, autore del recente film d’animazione Il castello errante di Howl e con alcuni personaggi rappresentativi dell’underground manga.
Un viaggio nel Giappone pop dell’animazione, dei robot e dei cloni di Elvis Presley.
“Non adatto a un pubblico adulto, se non accompagnato da figli minorenni e disposto ad ascoltarli” potrebbe essere lo slogan di questo libro.