Lunedì 25 Novembre 2024 - Anno XXII

Milano, città (ormai) del “menga”

Per le vie di Milano con la mascherina “Odi et amo”, come Catullo insegna. Si può amare odiando oppure odiare amando. Io, quel che so, è che Milano l’ho amata e adesso la odio. O meglio, visto che l’odio è un sentimento mica carino ed elegante, che oltretutto ti alza la pressione e ti fa venire una “punta al fegato”, Milano mi limito ad averla (ormai) sulle balle. Eppertanto la fuggo pur abitando nel pieno centro; la evito, percorro nell’angoscia i sessanta metri (unico mio itinerario milanese da tanto tempo in qua) che separano casa e officina, imbattendomi in disperati … Leggi tutto

Per le vie di Milano con la mascherina
Per le vie di Milano con la mascherina

“Odi et amo”, come Catullo insegna. Si può amare odiando oppure odiare amando. Io, quel che so, è che Milano l’ho amata e adesso la odio. O meglio, visto che l’odio è un sentimento mica carino ed elegante, che oltretutto ti alza la pressione e ti fa venire una “punta al fegato”, Milano mi limito ad averla (ormai) sulle balle.
Eppertanto la fuggo pur abitando nel pieno centro; la evito, percorro nell’angoscia i sessanta metri (unico mio itinerario milanese da tanto tempo in qua) che separano casa e officina, imbattendomi in disperati che mangiano pezzi di sugnosa pizza gelida, guardando una vetrina sotto una pioggerella intrisa di smog e polveri acide; suonano trombe d’auto se al verde del semaforo quello davanti non parte sparato come Schumacher, bofonchiano idiotamente abbarbicati al telefonino nuovo status symbol e finto deterrente della solitudine, mentre una bicicletta li sta tirando sotto nel bel mezzo di un marciapiede.

Essere o apparire?

Milano, una città ormai di M…. sì, nel senso di o del Menga, una città che non solo “ha perso il treno”, ma ha perso pure il Metrò (coi giornali che demenzialmente scrivono, vedi il Corriere: Bloccata la  Linea 5; ma come si fa a bloccare una cosa di immateriale, inesistente, che non c’è? Oltretutto non c’è nemmeno la Linea 4 e già che ci sono, cosa fanno, “bloccano” anche quella?
Milano che adesso sta pure perdendo l’aereo: quei marpioni dei romani (che han capito tutto della politica e per la loro città stanno facendo grosse cose, “chapeau!”) lavorano di fino su Fiumicino e lo stanno tirando in quel posto a Malpensa.
Milano sta spegnendosi lentamente, come si spegne lentamente tutto ciò che non ha un’anima, non possiede una ragione di vita, un ideale, qualcos’altro che non sia soltanto il Dio Denaro, l’Effimero, il solo Apparire.
Ogni tanto si ascolta qualche rantolo nell’agonia, voci isolate contro il film della Comencini che (giustamente) dipinge Milano città schiava del denaro; ti capita di leggere rare missive di giovani (vedi lettere a Gian Giacomo Schiavi, Corriere Milano) lamentanti la scemenza della “moda dell’happy hour”, il “niente” espresso da tanti loro coetanei che mostrano mutande e affollano le “Jeanserie” solo perché non hanno nient’altro da mostrare. 

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Critiche “double face”

Piazza Duomo
Piazza Duomo

Ma poi? Il “vuoto”. Anzi, le solite puñetas. Esempi? A iosa.
Il “Corriere della Sera” lamenta la chiusura del Teatro Nuovo.
Le solite “coccodrillate”, nient’altro che gratuita ipocrisia. La solita pistolata lamentante che i locali storici d’antàn scompaiono, spariscono teatri, caffè storici, spazi di cultura, librerie, per far posto a negozi di moda, boutiques, locali con vetrine psichedeliche e manichini rivestiti di straccetti e pezzi di plastica.
E il “Corriere” condanna, una volta si diceva “stigmatizza”, depreca. Ma poi, girata la pagina, ecco fiumi di inchiostro, servizi a gogò, valanghe di parole e foto “lancianti e facenti la rèclame” a jeans, mutande demenziali, stivaletti orrorosi “firmati” però da uno che prima faceva il tennista o il footballeur, presentati da due “maschi” che si fanno linguainbocca in pubblico, garantiti da una nobilotta decaduta, snobbata persino da S.M. Vittorio Emanuele IV.
In compenso, se qualcuno fa qualcosa di intelligente, nasce un’iniziativa degna di menzione, una libreria inventa qualcosa di curioso e intrigante, il “Corriere” si guarda bene dal riferirlo. “Pecunia (modaiola) non olet”, d’accordo. Ma un po’ di buon gusto e meno lacrime di coccodrillo.

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