Arriva a Como dopo i successi di “Joan Miró. Alchimista del segno” nel 2004 e “Picasso. La seduzione del classico” nel 2005. E si terrà fino al 16 luglio 2006 nelle sale della settecentesca Villa Olmo. Si tratta della mostra «Renè Magritte. L’impero delle luci», organizzata dall’assessorato alla Cultura del comune di Como in collaborazione con la Fondazione Magritte di Bruxelles e i Musei Reali di Belle Arti del Belgio, e il contributo di ben 18 sponsor tra cui Poste Italiane, Vodafone, Bayer, Fondazione Corriere della Sera.
Due elementi rendono questo evento rilevante. Il primo è da riferirsi al fatto che nel nord Italia l’ultima mostra sull’artista si è tenuta a Verona nel 1991 (e ben 10 anni più tardi, nel 2001, a Roma). Il secondo è dovuto al momentaneo trasloco dell’intera collezione di opere di Magritte -la più importante al mondo- dai Musei reali di Belle Arti di Bruxelles per consentire la ristrutturazione e l’allestimento di un’intera area interamente dedicata all’artista: il Museo Magritte di Bruxelles che verrà inaugurato nell’aprile 2007. Le opere, infatti, escono per la prima volta dai Musei Reali e mai più in futuro verranno prestati così in blocco.
La rassegna, curata da Michel Draguet, direttore generale dei Musei, e Maria Lluïsa Borràs, raccoglie oltre 80 pezzi (un discreto numero proviene da collezioni private e 40 dai Musei Belgi) realizzati tra il 1925 e il ’67,di cui sessanta sono dipinti a olio e venti tra disegni e lettere illustrate. Una piccola sezione, inoltre, è dedicata alle fotografie, che Magritte scattò tra il 1928 e il 1955: alla stregua di quadri anch’esse rivelano una delle inquietudini del pittore circa il visibile e l’invisibile.
L’esposizione, che presenta alcune delle opere più conosciute del maestro belga, come l’Impero delle Luci, La buona fede o La magia nera, muove i propri passi dall’asserto magrittiano, secondo cui “La pittura è soltanto un mezzo che mi permette di portare alla luce un pensiero grazie all’utilizzo di elementi presi al mondo visibile”. Magritte, infatti, riteneva, come Leonardo, che la pittura fosse una ‘cosa mentale’, un’idea che deve prendere forma attraverso di essa e la riproduzione del mondo visibile. L’accostamento imprevisto di figure ed elementi crea spaesamento e disorientamento, ma nello stesso tempo affascina e attira, perché capace di sorprendere e incantare. Un effetto simile a quello che in lui provocò Le chant d’amour di De Chirico. “Fu uno dei momenti più emozionanti della mia vita – osservò l’artista – i miei occhi avevano visto il pensiero per la prima volta”.
La sua produzione è spesso intrisa di metamorfosi, incontro imprevisto, magia, poesia e mistero. Quest’ultima parola è la “chiave di una poetica personale che – secondo Sergio Gaddi, assessore alla Cultura del comune di Como – a sua volta illumina la coscienza e la memoria per lasciare spazio all’intuito della verità”.
Ma anche l’angoscia fa parte dell’arte di Magritte. Gli proviene in parte dai ricordi tragici della propria esistenza, come la rievocazione del suicidio della madre, che nel 1912 fu trovata annegata in un fiume con la testa avvolta nella camicia da notte. A seguito di questo tragico avvenimento, dipinge la forma di una testa coperta con un drappo bianco o lo stesso soggetto nascosto da una sorta di lenzuolo.
L’esposizione comasca dà, inoltre, conto anche di un nucleo di lavori appartenenti al cosiddetto periodo Vache, di tendenze fauviste, realizzati durante la seconda guerra mondiale, caratterizzati da colori accesi e la cui tecnica ricorda il modo di dipingere di Renoir. Si tratta di tele realizzate in reazione all’occupazione nazista che, secondo lo stesso Magritte, ha segnato una svolta nella sua arte: “Vivo in un mondo estremamente sgradevole e la mia opera vuole essere una controffensiva”.
RENÉ MAGRITTE. L’impero delle luci
Como, Villa Olmo (via Cantoni 1)
25 marzo – 16 luglio 2006
Per informazioni e prenotazioni pacchetti turistici:
Comune di Como – Assessorato alla Cultura, tel. 031.252352; Sito internet: www.magrittecomo.it