Fino al 9 aprile la sedicesima edizione del ciclo di esposizioni “Brera mai vista” è dedicata al “Ritratto di Emiliana Concha de Ossa”, di Giovanni Boldini (Ferrara 1842 – Parigi 1931) maestro della belle époque. Si tratta dell’opera conosciuta anche come “pastello bianco”, per i toni chiari e luminosi che dominano la composizione, che è stato donato alla Pinacoteca di Brera dalla vedova Boldini, Emilia Cardona, nel 1934.
Il pittore italiano, di origine emiliana, nel cui studio parigino desideravano posare le più facoltose donne europee e americane, era estremamente geloso di quest’opera premiata all’Esposizione Universale di Parigi del 1889, in cui la critica contemporanea riconobbe una svolta artistica del Boldini e lui stesso vi ritrovò l’espressione più alta del suo stile. Per questo al seguito della famiglia Concha per il Sud America partì una seconda versione del ritratto raffigurante la diciottenne che il pittore, ammaliato, definì ‘bella come un amore’.
Il risultato si deve anche alla tecnica del pastello su tela, che
Boldini aveva affinato negli anni, fidando nelle innovazioni. Purtroppo
il “Ritratto di Emiliana Concha de Ossa” non ha resistito, come il
maestro sperava: il colore, persa ormai ogni coesione con la tela, che
si è rilevata così fine da sembrare seta, e preparata con una stesura
chiara, cominciava a polverizzarsi: muffe e allarmanti alterazioni
cromatiche erano evidenti in più punti della tela.
L’opera è stata perciò sottoposta ad un lungo e delicato restauro, interamente finanziato dalla casa d’arte Porro Alt Consulting di Milano, e affidato alle cure di Barbara Ferriani e Paola Borghese, preceduto da una serie di indagini, a cura di Giovanni Testa, Manrico Firpi, Thierry Radelet e Giuseppe Laquale.
Il grande ritratto, recentemente concesso in prestito alla mostra monografica dedicata all’artista ferrarese nel 2005, è ora esposto nella sala XXXVIII della Pinacoteca di Brera, accanto ad una piccola tela, gentilmente prestata dal Museo Boldini di Ferrara, raffigurante “Donna in nero che guarda il ‘pastello bianco’ “, singolare scena di atelier, in cui una sottile figura in nero – forse la stessa Emiliana -, vista di schiena, osserva il “pastello bianco”.
“Brera mai vista propone quattro appuntamenti all’anno – ci spiega la soprintendente Luisa Arrigoni – uno ogni tre mesi”. Le opere esposte a Brera mai vista sono – lo dice il nome, appunto – produzioni mai viste prima “perché da restaurare, oppure perché si è cambiata l’attribuzione, come è stato nel caso del trittico di Menzocchi le cui pale laterali erano erroneamente attribuite ad altri”, racconta la Arrigoni. Non solo. “La presentazione al pubblico – continua a spiegare la soprintendente – può avvenire anche in caso di completamento di un opera, come è avvenuto con un polittico, o in caso di nuovi acquisti. Infatti, la prossima esposizione sarà un’opera acquistata recentemente di Ambrogio Borgognone.”
Ma la Pinacoteca organizza, ormai da cinque anni, un’altra iniziativa, gratuita: “Brera si racconta”. “Giovani assistenti del Museo, storici dell’arte – racconta la Arrigoni – conducono visite di singole opere o a tema, come nel caso della natività, oppure sull’iconografia dei santi o su Santa Maria Maddalena. Il punto di vista iconografico ha sempre molto successo, perché anche chi non ha conoscenze di storia dell’arte riesce facilmente a seguire e a partecipare. L’iconografia accomuna: è trasversale, è per tutti.”
Inoltre, quest’anno in occasione del quinto centenario della morte di Mantegna, vi saranno delle mostre celebrative a Verona, Padova e Mantova. In Brera è stata promessa la “Madonna dei cherubini” del Mantegna, dopo che sarà ultimato il restauro, già avviato e in parte finanziato dalla Pirelli. Non potrà mai far parte dei dipinti di “Brera mai vista”, però. Si tratta di un’opera da sempre esposta nella Pinacoteca milanese.
Informazioni e prenotazioni al numero 02.89421146
www.brera.beniculturali.it