C’è chi dice che la Martinica abbia due anime.
Se non si alza lo sguardo verso il cielo, si vede la Francia in tutta la sua essenza: dalla mattiniera “baguette” tenuta sottobraccio nel ritorno verso casa, sino alla discreta ma sicura presenza della “Mère Patrie” (madrepatria) che ha reso l’isola non un “possedimento”, ma un “dipartimento” della Francia, parte integrante cioè del territorio metropolitano. Esattamente come la Corsica.
È alzando gli occhi sopra i tetti e oltre la chioma delle palme che ci si accorge di essere ai Caraibi. L’unico posto al mondo dove ci si può permettere di tornare bambini e credere che da qualche parte, tra i rami, sia nascosto Peter Pan, mentre al largo si intravede la nave pirata di Capitan Uncino.
Qui è nata la prima moglie di Napoleone
Il turismo italiano nell’Isola dei Fiori (traduzione della parola “Madinina”, il nome che all’isola davano le popolazioni precolombiane) è storia recente.
Se capita di sceglierla nei cataloghi come destinazione di vacanza, occorre anche prepararsi allo sguardo sorpreso degli interlocutori: “Dove hai detto che vai?” “Martinica…Caraibi. Insomma, al largo del Venezuela”. All’inizio degli anni Novanta il turismo italiano faceva ancora notizia. Dieci anni dopo molto meno. Ma non è ancora “di massa”.
Perché? Forse per via del fatto che la Martinica non è Santo Domingo. O Cuba.
I martinicani non alimentano il mito dell’incontro sentimentale “facile”, né hanno una rivoluzione da ricordare.
Chi infine arriva nell’isola sull’onda della Storia, alla ricerca di ricordi napoleonici (nella tenuta della Pagerie, vicino a Trois-Islets, nacque la prima moglie di Buonaparte, Josephine Tascher), troverà ben poco: il suo fonte battesimale e, alla Pagerie, un piccolo museo ospitato in quelle che una volta erano le cucine della fattoria. La casa padronale, infatti, fu distrutta da un incendio quando Josephine viveva ancora.
Isolani fieri e riservati
Da dove partire, allora, per rendere “speciale” un soggiorno in Martinica? Magari proprio dalla conoscenza degli abitanti.
Il carattere dei martinicani è a strati. Sulle prime si rimane un po’ intimiditi.
Chi incontra gli isolani per la prima volta è probabile ritenga che la loro riservata fierezza sia invincibile e che il dialogo si limiterà a qualche monosillabo, scambiato in un negozio di souvenirs. Tocca ai forestieri rompere il ghiaccio.
La Martinica, pur geograficamente incastonata in quella parte di mondo, è lontana caratterialmente mille miglia dall’America Latina.
Un sorriso e un po’ di flessibilità nel proprio comportamento (magari davanti a un imprevisto) possono far scattare quella simpatia reciproca che permetterà al viaggiatore di visitare magari luoghi sconosciuti ai più e accorgersi di peculiarità poco visibili per il turista disattento.