“Io non ho mai aspirato a essere un grande viaggiatore. Sono stato, più semplicemente, un giovane tipico del mio tempo: si viaggiava perché ci veniva naturale farlo. Sono contento di averlo fatto quando viaggiare era un piacere”.
E questo libro, pubblicato in inglese nel 1946 e ripreso vent’anni dopo da Adelphi, è la “summa” delle precedenti, vorticose esperienze di viaggio del giovane Evelyn, negli anni dal Ventinove al Trentasei. C’è di che divertirsi e meravigliarsi per le descrizioni disincantate: una crociera nel Mediterraneo in ui si propone con sofisticato sarcasmo la sottile differenza fra un turista e un viaggiatore; L’incoronazione a imperatore d’Etiopia di Ras Tafari, il Negus Hailé Selassiè, guardata da un occhio non diverso da quello di Alce al suo incontro con il Paese delle Meraviglie; un complicato viaggio di ritorno, denso di significati e rivelazioni, attraverso il cuore dell’Africa Nera; una serie di strabilianti avventure nella Guyana Britannica, che si conclude con una puntata in Brasile. Bellissime pagine, nelle quali il “viaggio” viene visto come in effetti dovrebbe essere: un arricchimento dell’animo.