Venerdì 5 Dicembre 2025 - Anno XXIII

Croazia, il Parco dei laghi di Plitvice

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Plitvice, Velebit, Krka. Nomi difficili per una natura splendida, a due passi da casa nostra. Sono i parchi scavati nei monti dai fiumi che sfociano nel Danubio e nell’Adriatico. Meraviglie naturali protette dall’Unesco

Croazia, il Parco dei laghi di Plitvice

Per chi visita la Croazia, è difficile resistere alla tentazione di un itinerario nel Parco dei laghi di Plitvice: una leggenda, il trionfo della natura, una promessa mantenuta. Pur occupando una zona interna del Paese, si possono raggiungere e conoscere, almeno in parte, nel corso di una giornata. Dalla costa s’impiega circa un’ora e mezza di macchina; partendo dalla località di Segna sono novanta chilometri.

Plitvice, incredibili giochi d’acqua
Il Parco dei Laghi di Plitvice
Il Parco dei Laghi di Plitvice

L’avventura più incredibile del Parco dei Laghi di Plitvice la racconta proprio la vegetazione che è riuscita a determinare una orografia molto particolare.
Tra i 502 e i 636 metri di altitudine, lungo una boscosa vallata di circa otto chilometri, vi sono sedici laghi dalle acque cristalline, collegati tra loro da una novantina di cascate e cascatelle.
Il territorio che si attraversa, un po’ da esploratori e un po’ da sognatori, è una meraviglia della geologia. Lo sovrascorrimento di tipi di roccia di differente permeabilità – dolomiti e calcari – e l’abbondanza dei corsi d’acqua, hanno dato vita, in periodi geologici diversi, a un bacino veramente unico nel suo genere. Grazie alle caratteristiche di queste rocce, le acque sono ricche di minerali, in particolare carbonato di calcio e magnesio. Quando salgono in superficie subiscono un processo chimico per cui il carbonato acido si cristalizza, depositandosi. Sono nate così le barriere tufacee fitogeniche, composte da muschi e da alghe, che attraverso uno sviluppo molto rapido, crescono, sedimentano e danno corpo ad uno sbarramento verde-giallo.
Ma la fantasia popolare ha voluto immaginare per i laghi di Plitvice e le cascate, storie ben diverse, che nulla hanno a che vedere con i processi di natura chimica. Ogni nome di lago o cascata è legato a una leggenda che, nei lunghi inverni di questa terra, si anima di personaggi eroici, tragicamente periti, travolti dalla furia delle acque. Melanconiche, intrise di tristezza e con finali tragici, sono storie che sembrano ammonire chi volesse osare troppo nella sfida alle forze della natura.

Su e giù per i laghi
Le passerelle sull'acqua
Le passerelle sull’acqua

Il Parco si può visitare tutto l’anno; basta fornirsi di un abbigliamento adeguato. Che consiste poi in un paio di scarpe che non lascino filtrare l’acqua e una giacca a vento con la stessa funzione. I laghi si percorrono a bordo di barconi elettrici, poi si prosegue a piedi costeggiandoli, attraversandoli su passerelle. Queste, ricavate dai tronchi del castagno, hanno bisogno di manutenzione costante, devono essere ampliate o deviate a seconda del corso d’acqua che muta continuamente, chiudendo e spalancando sempre nuovi scorci. Si penetra così negli imbuti scavati dall’acqua, salendo lungo scalinate impervie, seguendo sentieri ombreggiati. Alla fine, si rientra col trenino. Il Parco è anche un’importante riserva ornitologica, con specie rare e un habitat ideale per diversi mammiferi, in particolare il lupo e l’orso che raramente si lasciano avvistare.

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Panorami di struggente bellezza
Panorami di struggente bellezza

Nel 1991, una troupe della Fondazione Cousteau, capitò quasi per caso a Plitvice. Anne Marie, la nuora del comandante, decise che in questo luogo avrebbero realizzato un film attraverso le quattro stagioni dell’anno.
Ma sui villaggi del Parco avevano iniziato a spirare venti di guerra. Allora, in un tentativo estremo, venne invitato a Plitvice lo stesso Cousteau a portare un messaggio di pace. Il grande vecchio arrivò in volo dalla California, visitò Plitvice, trattenendo a stento entusiasmo ed emozione di fronte a ciò che la natura riusciva a svelargli ancora una volta. Ma la guerra scoppiò poche settimane dopo. Il Parco è stato proclamato area protetta nell’agosto del 1949 e negli anni Settanta è entrato a far parte dell’elenco dei siti dichiarati patrimonio culturale e naturale dell’umanità, tutelati dall’Unesco. Dopo chilometri di panorami di struggente fantasia, l’acqua si raccoglie per andare a gonfiare il fiume Korana, destinato a una fine gloriosa: il Danubio.

Le strutture turistiche
Un ristoro nascosto tra gli alberi
Un ristoro nascosto tra gli alberi

Le strutture ricettive, gli alberghi e il campeggio, si trovano presso l’entrata numero Due del Parco, la prima che si incontra venendo da Segna.
Sono stati restaurati, dotati di nuovi servizi e, in particolare, offrono una cucina di qualità che esalta la ricchezza della gastronomia locale. Si distinguono le carni, soprattutto selvaggina, ma anche abbondanza di contorni (specie verdura cotta) e una pasticceria di tutto rispetto.
All’interno del parco si trovano alcuni ristoranti, ma molti ospiti preferiscono partecipare alle escursioni con grigliata nei luoghi convenzionati, in modo da sfruttare al massimo il tempo a disposizione per la visita di laghi e cascate.

Il parco dei Velebiti
I monti Velebiti
I monti Velebiti

La costa dell’Adriatico orientale è una stretta fascia ai piedi dei corrugamenti alpini: i Velebiti a nord, le Alpi Dinariche a sud. Per secoli questa barriera ha diviso geograficamente, ma anche storicamente e culturalmente, il mare dal continente e ha conservato inalterate le sue caratteristiche naturali. Oggi il Velebit viene considerato il re delle montagne della Croazia. Per le sue caratteristiche, infatti, è la più grande area protetta di tutto il territorio nazionale. Si tratta di duemila chilometri quadrati che comprendono due parchi e due riserve protette. Arrivare al rifugio di Zavizan non è un’impresa, visto che la strada è percorribile anche in automobile, procedendo da San Giorgio (Sveti Juraj) poco lontano da Segna. Dopo Oltar ci sono altri diciassette chilometri. Il rifugio offre ristoro a comitive e alpinisti ma è anche un centro informazioni sulla montagna e dispone di un organizzato Servizio di Soccorso alpino.
A una quindicina di minuti di cammino dal rifugio alpino sullo Zavizan, si trova l’orto botanico del Velebit (1480 metri). Qui è raccolta la flora caratteristica dell’intera catena. Il luogo è stato scelto per la presenza d’acqua. Fiori e piante della montagna creano un ambiente di grande suggestione su un’area di cinquanta ettari. Completano l’offerta la baita, i sentieri, i cartelli con indicazioni e spiegazioni, i luoghi di sosta delimitati da pini, faggi e ginepri.

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Rarità botaniche
Degenia Velebitica
Degenia Velebitica

In zona Balinovac, in una cinquantina di metri, sono raccolte ben cinquecento specie di piante endemiche dei Velebiti. Molte di queste piante sono nate spontaneamente all’interno del parco botanico, altre sono state importate da altre aree del massiccio. Il simbolo del giardino e del Parco è la cosiddetta “Degenia Velebitica”.
Nel 1978 l’Unesco ha voluto dichiarare il Velebit zona protetta. Nel 1981 l’intero massiccio, da Senjska Draga alla Zrmanja, inclusa la linea di costa per una superficie complessiva di duecentomila mila ettari, è stato dichiarato Parco Naturale.
Il Parco fa parte anche della cosiddetta “trasversale fiumana”: un percorso alpinistico che, in sei giorni di cammino in quota, permette di percorrere un itinerario che collega il Monte Maggiore a Zara, toccando le località, i passi e i sentieri più belli della dorsale. L’emozione più grande è la vista del mare che non scompare mai, con la corona delle isole, alla destra di chi si trova in cammino.

Cherca, un Parco in riva al mare
Parco Nazionale Krka
Parco Nazionale Krka

I settantacinque chilometri di corsa del fiume Cherca (Krka) sono stati proclamati Parco Nazionale con Legge dello Stato nel 1985, diventando così il settimo in Croazia. Il fiume scorre lungo il territorio della Contea di Sebenico e Knin, rappresentando una vera ricchezza idrica in una regione carsica priva d’acqua; un fenomeno che desta quanto meno meraviglia. Il suo letto è un prato di tufo: ovvero calcare e alghe che insieme lo aiutano a scivolare senza eccessivi ostacoli e non gli permettono di sparire nel terreno assetato. Il fiume nasce dai monti Dinarici a est della piana di Knin e si sviluppa in una serie di cascate delle quali la “Skradinski buk” è una delle più suggestive. “Buk” significa “rumore” e ben definisce l’atmosfera di questa zona.
Molto suggestiva la zona dei mulini. L’acqua, opportunamente convogliata verso le pale dei mulini, aiutava un tempo gli abitanti di queste terre a macinare il grano, il mais e altre graminacee. E mentre gli uomini si occupavano delle chiuse e delle macine, le donne utilizzavano l’acqua per fare il bucato; la potenza del getto, in una vasca costruita appositamente in una grotta naturale, assicurava ottimi risultati. La gente, ancora oggi, sale qui da Sebenico per lavare i tappeti.

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Verso l’Adriatico
Il traghetto sul fiume
Il traghetto sul fiume

L’itinerario segue il corso del Cherca attraverso passaggi obbligati. Durante la bella stagione e con tempo clemente, si può raggiungere il corso superiore, là dove il fiume si cheta, dando vita ai laghi, con isolotti e monasteri. Verso la foce, invece, domina il canneto: ottimo ricovero per gli uccelli. Qui nidificano duecento ventidue specie ornitologiche, in un ambiente di ottocento sessanta piante catalogate. Interessante poi è la presenza endemica di dieci diverse famiglie di pesci.
Il parco, nella bella stagione, si raggiunge a bordo di un traghetto. Il canyon è di fatto navigabile, ma dove inizia il parco è accessibile ai soli natanti autorizzati. Il canyon s’allarga con pareti scoscese a formare il lago di Prukljan che è ancora fiume per la sua acqua dolce, ma è già mare perché le onde vi penetrano. A metà del canale si apre Skradin, l’antico abitato di Scardona, col suo campanile a cipolla, meta di diportisti nella stagione estiva. Scardona, cittadina illirica, nel 1522 fu occupata dai Turchi che la tennero fino al 1684, quando fu liberata dalla Serenissima alla quale rimase fedele fino al 1797. Oggi il suo porto è uno degli ingressi al Parco Nazionale e sede di una moderna marina. Nelle anse del canyon, infine, trovano posto diverse fattorie d’allevamento di pesci, mitili e ostriche.

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