Esiliata. Per essersi ribellata a Dio. La superbia della Sibilla Cumana l’ha perduta, costringendola a spostare la sede ufficiale dal centro del Mediterraneo, cioè del mondo antico, a una sperduta vetta dell’Appennino marchigiano, il monte Sibilla, appunto.
Diventata Sibilla Appenninica, abitava qui, in un antro del monte. Vuole la leggenda che l’oracolo attirasse i cavalieri erranti che, dopo aver superato dure prove, potevano vivere con la Sibilla per un solo anno, per essere poi condannati alla dannazione eterna.
Monti Sibillini terra di leggende, di lupi e aquile reali
Nel Piceno, tra gli Appennini umbri e le colline che scendono all’Adriatico, i monti Sibillini sono un angolo di mistero. Al mito della Sibilla, infatti, si affianca quello di Pilato, che per secoli ha attirato maghi e seguaci dell’occulto. Secondo la tradizione popolare, nel lago sotto il monte Vettore, proprio il governatore romano della Palestina sarebbe stato annegato dal demonio. Poco lontano, poi, si trova la gola dell’Infernaccio nella quale ancora oggi aleggiano i ricordi di antichi riti negromantici. Eppoi ci sono i miti concreti del grande Giacomo da Recanati e di Guido Piovene. Se il primo dal suo colle rimirava in lontananza i monti azzurri, elevandoli a simbolo inafferrabile, il secondo, che girava l’Italia dei Cinquanta descrivendola, parlava di monti più leggendari dell’Italia centrale. E si ritorna daccapo. Leggende, simboli o chimere che siano, i Sibillini sono monti speciali. E il Parco Nazionale sta lì a testimoniarlo. Nato nel 1993 per proteggere il ricco patrimonio naturalistico, il parco è un insieme di presidi naturalistici e di aree antropizzate. Nei settantamila ettari tutelati vivono il lupo, l’aquila reale, il falco pellegrino e numerose specie endemiche. Abbazie e centri medioevali sono sparsi intorno ai Monti Azzurri. Una rete di sentieri copre il territorio del parco, tanto da formare itinerari con soste nei rifugi e costituire un’alta via appenninica di grande fascino.
Il “giro” dei Monti Azzurri
Ultimo nato il “Grande Anello dei Sibillini”, un percorso circolare di circa centoventi chilometri che, in nove tappe, permette di vedere l’intera catena. Nove tappe e nove rifugi, che propongono prodotti tradizionali. Si parte da Visso (sede del Parco) e il percorso si snoda lungo le pendici del monte Careschio fino ai piani di Macereto, dove c’è il santuario del Bramante. Da qui si raggiunge Cupi passando per il profondo Fosso La Valle. Risalendo il versante sinistro di Costa Tranquilla si giunge nella valle di Campobonomo. Si risale al monte Coglia e si scende a Tribbio. Altra tappa è quella che va nella valle del Piastrone, attraversando vallette e torrenti, con vedute del lago di Fiastra, del monte Fiegni e dell’Abbazia di S. Salvatore a Monastero. Poi c’è la valle del Tenna, con vedute sul Pizzo Tre Vescovi, sul monte Berro, sul monte Priora e sulle valli dell’Acquasanta e del Fargno. Si costeggia il versante orientale del monte Amandola, per scendere nella valle del fiume Ambro. Sia la dorsale del monte Priora, sia quella del Tenna sono caratterizzate da profondi canyon, come ad esempio la gola dell’Infernaccio.