Continua il nostro viaggio in Russia lungo il Volga. I ritmi iniziano a essere profondamente nostri, si rallenta, la navigazione culla gli ospiti della Rachmaninov. È come stare dentro una grande matrioska galleggiante: questa nave cosi a misura d’uomo dà un gran senso di protezione e tranquillità e in due tre giorni ci si conosce già tutti, equipaggio e turisti. Ci sono coppie in pensione (in prima fila al mattino per le escursioni nonostante le serate in discoteca), fidanzati, gruppi di amici. Intorno alle 13 passiamo accanto al campanile di Kaljazin: è tutto quel che resta della chiesa della Santissima Trinità.
La sua cattedrale è stata sommersa dal Volga dopo la costruzione della diga di Ouglich nel 1940. Il campanile, alto 70 metri, si è salvato insieme ad alcune case del XVIII secolo poste sulle colline più alte. Sembra un cigno solitario che canta la sua malinconia in mezzo alle acque che gli hanno inghiottito il nido.
Mentre la nostra Rachmaninov naviga nel canale di Mosca, Antonio De Bianchi, il direttore di crociera, ci riunisce nella sala da concerto per raccontarci la storia del più grande Paese del mondo (che ha anche raccolto in un libro utile da leggere in navigazione: “Incontro con la storia russa”). Per arrivare sul Volga dobbiamo superare 17 chiuse. Mentre mi sto rilassando sul ponte, immersa nel libro di storia russa, incontriamo la prima chiusa. Sono le 21 ma sembrano le 17 per la luce che abbiamo intorno. Si apre la paratoia a valle e viene immessa l’acqua fino a raggiungere il livello del fiume a monte. A questo punto si apre la paratoia a monte e cosi la nave esce dalla chiusa, con un dislivello di acqua che va dagli 8 al 16 metri. Il comandante ci consiglia in filodiffusione di non perdere la “Chiusa delle Caravelle”, così chiamata per i due velieri in bronzo sulle paratoie, dove passeremo verso mezzanotte.
Russia, le città storiche dell’ Anello d’Oro
Nel pomeriggio abbiamo visitato una delle più affascinanti cittadine della vecchia Russia e del famoso Anello d’Oro, ovvero un gruppo di città storiche situate a nordest di Mosca: Ouglich, fondata nel X secolo. L’immagine delle anziane signore che ci attendevano al porto per venderci lamponi e mazzi di fiori ritorna alla mente, insieme alla passeggiata fino alla chiesa di San Dimitri ed alla cattedrale della Trasfigurazione. Al reimbarco in nave, alle 19, è davvero rilassante riposarsi sul ponte, sdraiati sotto un sole che non brucia mentre la nave scivola sull’acqua, prima di cena. Al tavolo ci aspettano una crema di champignon, gulash all’ungherese e delizia di fragole. Comincia ad essere complicato capire che ora è: la luce del sole sembra non finire mai, alle 22,30 ancora il cielo è chiaro. Dopo cena lasciamo il canale di Mosca ed entriamo nel Volga.
Jaroslavl’ famosa per gli affreschi delle sue chiese
Al mattino ci troviamo nel porto di Jaroslavl’, antica città russa fondata dal Principe Jaroslavl Il Saggio, famosa per gli affreschi delle sue chiese e per la sua posizione sul Volga, strategica dal punto di vista commerciale e una delle perle dell’anello d’oro. Il nostro bus ci aspetta per accompagnarci in questa nuova esplorazione. Nel parco centrale troviamo le matrioske per le Olimpiadi, un mercatino interessante per la frutta (dove compriamo lamponi e uva spina) e un centro pedonale. Il cuore architettonico della città (Patrimonio UNESCO) è la chiesa di Sant’Elia, della metà del XVII secolo. Ci imbarchiamo per andare in direzione inversa: dobbiamo tornare un poco indietro nel Volga per raggiungere, domani, Goritsy, un piccolo villaggio che si trova vicino al Lago Bianco. Nel frattempo, nella sala concerto iniziano le lezioni di cirillico con Beata che, con tanta pazienza, fa entrare i crocieristi nel meraviglioso mondo della lingua russa. Dopo pranzo, dormitina relax al sole, sul ponte della nave, tra la mia ormai appassionata lettura su Ivan Il terribile e le lezioni sul the russo.
Volga, per realizzare il Rybinski Stalin fece allagare seicento città
Al Volga, madre di tutti i fiumi (per i suoi 3.690 km di lunghezza, dalla Russia nord occidentale al Mar Caspio) i russi hanno dedicato una statua. Ci siamo già passati questa mattina, presto, e quindi ora ce la ritroviamo, intorno alle 19,30, alla sinistra della nave, subito dopo il passaggio nella chiusa numero undici di Rybinsk: è la statua della Matuska, con un gabbiano simbolo di libertà sul ginocchio sinistro. È il segno che stiamo per entrare in uno dei laghi artificiali più grandi al mondo (lungo 140 km e largo 60), il Rybinski, voluto da Stalin nel 1932: un progetto ambizioso per realizzare il canale Volga-Baltico, che navigheremo domani per andare ancora più a nord. Guardando l’acqua il pensiero va alle seicento città, borghi e villaggi ed ai quattromila ettari di terre coltivate che sono stati fatti allagare per realizzare il Rybinski… è triste pensare che sotto la nostra nave, in questo momento, ci sono case sommerse da decine di metri di acqua. E che dire della manodopera che ha realizzato tutto questo…? Furono i prigionieri e ne morivano cento al giorno. Mentre la nave scivola sulle acque che sovrastano borghi e villaggi, la Russia entra sempre più nei nostri cuori, accompagnata dal violino di Oleg Turchenko che disegna scie di note nel silenzio del fiume.
Gli articoli del reportage:
Itinerario 1/ Mosca: lungo la Via degli zar
Itinerario 3/ Russia: i grandi laghi e San Pietroburgo