La Pinacoteca nazionale di Brera a Milano presenta il restauro della Pietà di Giovanni Bellini e una selezione di 26 opere a tema del XV secolo. Tutto intorno, in quello che è stato chiamato il Brera district, pullulano le iniziative di design legate al Fuori Salone. Basta salire la scalinata dello storico palazzo dell’Accademia e si torna tra i pittori veneti del Quattrocento, a rivedere firme lontane, non meno importanti, del nostro Made in Italy. Coprodotta da Pinacoteca e Skira, la mostra apre in contemporanea con la settimana di maggiore affluenza internazionale nella città; un’ulteriore occasione per richiamare visitatori. L’esposizione, che è aperta fino al 13 luglio, si snoda lungo un percorso dedicato attraverso le sale II, III, IV e V della raccolta storica. La Pietà restaurata è opera posseduta dalla Pinacoteca; la mostra prevede però anche prestiti di altri musei, veneziani in primis e dell’Accademia Carrara di Bergamo, di National Gallery e British Museum di Londra.
Il restauro
Sono stati i restauratori del laboratorio interno alla Pinacoteca, Paola Borghese, Andrea Carini, Sara Scatragli, sotto la direzione di Mariolina Olivari, a ringiovanire la Pietà di Giovanni Bellini, che non subiva un intervento di cura dal 1860. Bellini aveva dipinto su due tavole di legno, accostate e unite su una linea diagonale: lungo la giuntura erano evidenti i segni del tempo, così come in diversi punti dell’opera . Il restauro ha corretto anche quelle che erano state alcune modifiche sull’originale, realizzate nell’Ottocento, grazie alle tecniche odierne, che permettono di osservare l’opera a raggi infrarossi e tramite diversi “filtri”, indagando a fondo sulla fattura di prima mano dell’opera. La Pietà viene restituita al pubblico in una rinnovata luce, che i più assidui frequentatori della Pinacoteca potranno rilevare. Per tutti, si potrà invece rendere evidente il confronto con le altre opere in mostra e con un dipinto che non ha, a dire il vero, il soggetto della Pietà vero e proprio: “Madonna con il bambino in trono”, sempre di Bellini, nel quale il bimbo dormiente prefigura la futura vicenda della morte e della resurrezione. Potrebbe sembrare una mostra per intenditori, in realtà, si tratta di una breve incursione in opere molto intense, tuttora da contemplare.
Info: www.mostrabellinimilano.it
(10/04/2014)
Il soggetto è lo stesso, la pittura cambia
Il merito dei percorsi espositivi a tema è permettere allo spettatore di concentrarsi sul modo e sullo stile della pittura: il soggetto nella gran parte delle opere è lo stesso, il Cristo in pietà, l’interpretazione è diversa a seconda del periodo e dell’autore (nell’immagine Giorgio Culinovic detto Lo Schiavone, Cristo in pietà e angeli, 1456 ca., Londra, The National Gallery). In questo caso, si va dalla tradizione iconografica bizantina, con sfondi dorati e figure statiche, a una ricerca sulla rappresentazione del corpo e delle emozioni. Un manoscritto dei Carmina di Properzio viene esposto per ricordare la frase che Bellini appone, come sua firma,alla Pietà. L’artista riprende un verso del poeta antico e scrive “Questi occhi gonfi quasi emetteranno gemiti, quest’opera di Giovanni Bellini potrà spargere lacrime“. Sono gli affetti, l’intensa relazione tra il Cristo deposto dalla Croce e in chi lo sorregge, il primo interesse del pittore. La Pietà di Bellini, datata al 1460 è affiancata da altre opere dello stesso autore, oltre che da un lavoro di Antonio Vivarini, uno di Michele Giambono e un quadro di Andrea Mantegna, sempre della collezione Brera.