Karibu, Tanzania. E’ la stagione delle piogge ma il cielo è terso ed accecante. Anche qui, dove il lavoro agricolo rappresenta un terzo di tutto il Pil, il clima sta cambiando. E non solo quello meteorologico, ma anche quello politico, grazie alle scelte, da molti definite lungimiranti, del nuovo presidente Magufuli. “Pensa più ai poveri che ai ricchi”, dice la gente. E in effetti, nonostante contraddizioni e sacche di povertà, la fiducia e l’ottimismo sembrano crescere in questo paese.
Pur confinando con paesi pericolosi e destabilizzati (e destabilizzanti) riesce a conservare tolleranza religiosa, varietà etnica e sicurezza. Tutto questo grazie anche allo spirito del suo popolo che ha come filosofia il motto “hacuna matata” (nessun problema).
Tanzania, una speranza per l’Africa subequatoriale
Più di 50 milioni di abitanti, fanno dell’ex Tanganica e Zanzibar, il più grande stato dell’Africa orientale. Ha un’ottima rete stradale, per gli standard a queste latitudini, e tre grandi porti sull’oceano indiano.
La Tanzania si candida a diventare l’ingresso delle speranze per uno sviluppo sempre più importante per quest’Africa subequatoriale. Un’area spesso lacerata ed impoverita da lotte interne ed abbandono logistico.
E così la Tanzania funziona anche come una sorta di cuscinetto internazionale.
Controlli severi alle frontiere per rischio terrorismo
Controlli molto severi alla frontiera del Kenya, per esempio, per contenere il fenomeno dell’infiltrazione terroristica dalla Somalia e per ora sta funzionando. L’episodio di terrorismo contro l’ambasciata americana del 1998 è vive e ben ricordato nel museo di storia nazionale di Daar Es Salaam. Questo piccolo compendio di storia tanzaniana è celebrato insieme a leoni imbalsamati un po’ ammuffiti.
Nel museo si possono vedere macchine d’epoca di ambasciatori e del venerato Nureye (il “Baba” della nazione e fautore dell’indipendenza). Ma anche foto e cimeli di esploratori e una sezione interattiva sull’evoluzione dell’uomo e degli animali in Africa.
Tanzania la terra dei grandi Parchi e dei “Big Five”
Questa nazione è conosciuta soprattutto per i grandi parchi. E’ la terra dei “Big Five”: elefante, leone, rinoceronte, leopardo, bufalo qui la fanno da padrone … ma forse sarebbe meglio dire che è il turismo che comanda.
La moderna strada che dal Kilimanjaro, la montagna più alta d’Africa, porta migliaia di turisti nelle zone nord-ovest, quelle dell’immenso Serengeti o del cratere del Ngorongoro. Chiusi nei moderni Land Rover o negli ingombranti Desert Track (hotel su quattro ruote promettenti avventure all’Indiana Jones) corrono, claustrofobicamente chiusi nell’all included, senza neppure sfiorare la vera anima di questi luoghi.
Il terribile mondo degli Albini
I piccoli agglomerati fatiscenti e le grandi città disordinate, ricchi di vita. Mercati coloratissimi e le alture glabre dove piccoli Masai sfidano vento ed arsura. E le donne affascinanti, fasciate nei kanga multicolori, che ti sfidano per una foto, pronte a ritornare tribali.
Dove c’è la più vasta popolazione bianca, solo prodotto di geni impazziti. Benvenuti nel terribile mondo degli albini, che in Tanzania sono particolarmente numerosi e fino a due anni fa brutalizzati, sacrificati impunemente. Ancora oggi, si dice, in alcuni villaggi sperduti si verificano fatti cruenti. Sicuramente l’azione di condanna da parte del governo, ha fatto diminuire moltissimo il fenomeno.
Aiuti dalle associazioni locali
Si sono create classi dedicate dove questi bambini vengono aiutati da associazioni locali che li tutelano. E’ stato creato un movimento con referenti tanzaniani che, inseriti nel governo, lottano contro la discriminazione.
Una lotta per avere il minimo affinché salvi uno “Skin white” dal sole crudele di queste latitudini. Per esempio, crema ad alta protezione, occhiali da sole e un cappello a tese larghe. E così è facile riconoscerli per le strade. Un popolo guardato con ostilità nella propria terra fa capire che questi “bianchi” non hanno il potere di quelli veri. Potrebbero tornare ad essere vessati, rapiti, sacrificati.
Ukerewe l’isola che accoglie il popolo dagli occhi sognanti
Per ora con le nuove politiche riescono a rivendicare diritti e a vivere. Addirittura hanno indetto un concorso di bellezza e hanno anche un’isola che li accoglie e li protegge. Ukerewe, sdraiata sull’immenso lago Victoria, accoglie il popolo dagli occhi sognanti e con la pelle color della luna. Enclave che è anche un esempio di cooperativismo e rispetto della natura.
Non esiste un pezzo di isola che non sia di qualcuno, persino tutti gli alberi non sono soli: tengono famiglia. Ecco perché questo luogo è diventato il rifugio del popolo bianco. Difeso anche dall’acqua dell’argenteo lago, che accoglie anche l’ultima leggenda: la candida e snella nave Victoria, che da sola varrebbe il viaggio. Anche se lei, per ora, di viaggi non ne fa più. Ferma per vecchiaia al porto di Mwanza, immensa e regale, memore dei suoi tempi.
TANZANIA: GALLERIA FOTOGRAFICA