Una vacanza in Egitto per molti è sinonimo di mare, sole e relax sui litorali del Mar Rosso, i cui strepitosi fondali popolati da pesci variopinti ne fanno uno dei più straordinari acquari in cui ci si possa immergere.
Ma il vero Egitto è un altro, quello del Nilo e dei faraoni, dei geroglifici e delle divinità alle quali migliaia di anni fa venivano innalzati sontuosi templi. Un mondo tanto affascinante da meritare almeno un’escursione di un paio di giorni: bastano infatti poche ore di pullman o d’auto (dalle quattro alle otto, a seconda da dove si parte) per lasciarsi alle spalle i resort della costa sparsi tra Hurghada e Berenice, attraversare il deserto lungo la strada che da Safaga porta a Luxor e approdare sulle rive del grande fiume egiziano, il più lungo di tutta l’Africa.
Qui dimenticherete gli ozi vacanzieri per una full immersion in un mondo d’altri tempi pieno di colori, profumi ed emozioni. La prima immagine è quella delle banchine dove sono ancorate decine di feluche, le caratteristiche barche a vela locali, insieme alle navi che fanno la spola con Assuan, capolinea meridionale delle crociere sul Nilo. Sicuramente il lento viaggio lungo le sponde del fiume, tra templi millenari, palmeti e villaggi rurali, è un’esperienza straordinaria che da sola merita un viaggio in Egitto. Ma anche trascorrendo un paio di giorni a Luxor, la mitica Tebe dell’antichità e visitando i siti archeologici nei suoi dintorni si tocca con mano la realtà dell’Egitto di ieri e di oggi.
Nel mondo dei Faraoni
Il tuffo in questa antica realtà richiede un piccolo sforzo di memoria: non è facile districarsi nel labirinto di dinastie e regni dell’antico Egitto che si sono susseguite dal 3200 al 30 a.C., l’anno in cui Cleopatra, ultima regina egiziana, si suicidò dopo aver tentato invano di sottrarre il suo regno all’avanzata romana.
Altrettanto complicato l’affollato mondo delle divinità egizie illustrato da pitture, sculture e geroglifici, vere e proprie strisce di cartoon dell’antichità con personaggi dalle sembianze decisamente singolari: come Anubis, il dio dei morti dalla testa di sciacallo, o Horus, figlio di Iside e di Osiride, raffigurato con la testa di un falco. C’è Aton, il dio del sole che emana i suoi raggi e l’altrettanto solare Ra che rappresenta l’energia creatrice suprema; Sobek con la testa di coccodrillo ed ancora Thueris, dipinta come femmina di ippopotamo gravido con zampe da leone.
L’elenco è lungo e fantasioso, testimone di quanto gli antichi egizi fossero legati ai culti religiosi che contemplavano ogni aspetto della vita terrena e della morte. Nel dubbio che i sacrifici agli dei non dovessero bastare ad assicurarsi un’esistenza decente, molti ricorrevano anche a pratiche contro il malocchio degne dei migliori specialisti napoletani di oggi.
Tra sfingi e geroglifici
A Luxor la grandiosità dell’antico mondo egizio si manifesta in tutto il suo splendore nei Templi di Karnak ai margini dell’abitato, costruiti nell’età d’oro quando Tebe, anche detta Castello del popolarissimo dio Amon, era una vera e propria metropoli arricchitasi con bottini di guerra. Ogni faraone, primo tra tutti il famoso Ramsete (o Ramesse) II, faceva a gara per aggiungere un suo tocco di splendore a riprova del proprio potere.
Il risultato è spettacolare: percorrendo un viale fiancheggiato da enormi sfingi, si entra in un monumentale mosaico di templi, cortili, portici e massicci piloni. Il più impressionante è il Grande Tempio di Amon con la sua sala ipostila, una vera e propria selva composta da 134 colonne istoriate, dove ci si può sbizzarrire a decifrare i geroglifici; ma l’impresa è ardua e la si abbandona presto per seguire le spiegazioni delle (indispensabili) guide. La vera magia del luogo è però l’atmosfera, la stessa che si coglie sulle sponde del grande Lago Sacro a fianco del complesso di templi. Tra le rovine di Karnak spunta anche un piedistallo con un grande scarabeo in pietra che già gli antichi consideravano di buon augurio. Girarci attorno una volta, dicono i locali, porta fortuna, con tre giri si trova moglie (o marito) e con sette, per bontà divina, ci si assicura anche la prole.
Splendori dell’antica Tebe
La scoperta dell’antica Tebe prosegue con il Tempio di Luxor, affacciato sul Nilo in piena città e collegato anticamente a Karnak attraverso un viale. Rimasto incompiuto, nelle intenzioni del faraone Amenofi III doveva accogliere le sacre processioni in onore di Amon. Oggi nel fitto intreccio di statue e piloni, anch’essi decorati con migliaia di geroglifici, è incastonata una moschea sorta sui detriti dei primi scavi. Il piccolo, ma preziosissimo museo archeologico di Luxor colpisce per la sua concezione moderna e per l’efficacia con cui espone i suoi tesori, sfuggiti fortunatamente ai tombaroli in attività per vari secoli.
Magnifiche, per esempio, la statua di Thutmosi III e la gigantesca testa di Amenofi III in granito rosso, mentre altri reperti esposti indicano la strada per gli altri siti archeologici nei dintorni di Luxor. A una manciata di chilometri dalla città, sulla sponda occidentale del Nilo, il viaggio nell’antico Egitto prosegue con i singolari Colossi di Mennone, due giganti un po’ malridotti alti più di 16 metri che si ergono vicino al villaggio di Deir El-Medina. Molte case qui sono decorate con vivaci affreschi naif che raffigurano per esempio gli aerei con cui gli abitanti, almeno una volta nella vita come richiede il Corano, vanno a compiere il loro pellegrinaggio alla Mecca. Tra le brulle collinette attorno al villaggio si celano altre meraviglie dell’antico Egitto: il Tempio di Sethi I, conservato solo in parte ma dotato di un “Nilometro” che anticamente serviva per misurare il livello d’acqua del fiume, il tempio di Ramsete III e quello di Ramsete II, detto Ramesseum.
Siti archeologici nei dintorni di Luxor
Ed ancora la necropoli di Tebe con le tombe degli alti dignitari e lo spettacolare tempio a terrazze della regina Hashepsut, con una scenografia degna delle grandi dive e splendidi bassorilievi che ne raccontano la vita. Poiché la bella regina era tanto in gamba che il faraone la considerava un uomo, la sua tomba non si trova nella vicina Valle della Regine, ma nella Valle dei Re.
Ultime a essere scoperte e restaurate, le segrete dimore eterne dei faraoni offrono infinite emozioni. Vi si accede attraverso piccoli antri scavati nella roccia, dai quali una stretta scalinata porta nelle camere tombali nelle viscere della terra. Curiosamente le tombe, quasi tutte riccamente decorate, venivano costruite quando il faraone era ancora in vita; sceglieva di persona il luogo che gli sembrava più consono e controllava le illustrazioni che avrebbero tramandato le sue gesta e qualità ai posteri. Nella Valle dei Re le tombe più sontuose sono quelle di Seth I e Ramsete III, mentre quella del mitico Tutankhamon appare piuttosto modesta; i tesori che conteneva, infatti, sono oggi il pezzo forte del famoso Museo Egizio che si trova al Cairo.
La Luxor dei nostri giorni
Dopo i grandi templi del passato e le città dei morti, c’è da esplorare la Luxor ben viva, anzi vivacissima di oggi. Nel groviglio di vicoli del suq i contadini dei villaggi vicini vendono montagne di frutta e si trova qui anche il consueto campionario di souvenirs made in Egypt: caftani, pipe ad acqua, gabbiette per uccelli, ceramiche, papiri e mille altre cose. Più che altrove, è d’obbligo contrattare su ogni prezzo, mentre, se non avete intenzione di comprare, non sarà facile scrollarvi di dosso il piccolo e agguerrito esercito di venditori ambulanti. Dopo lo shopping, e caldo permettendo, si può noleggiare una bicicletta per andare a curiosare tra le piantagioni di banane dei dintorni e scoprire come vivono i contadini del Nilo, tutti concentrati lungo la stretta fascia di verde ai due lati del fiume. Ma la passeggiata più bella, da fare a piedi o in carrozzella, è quella lungo la Corniche che costeggia il Nilo. Verso sera, quando il cielo si tinge di rosso, l’aria dolce e lo spettacolo delle feluche che scivolano silenziose sul fiume ripagano di tutte le fatiche della giornata.
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