Martha’s Vineyards e Nantucket, isole tranquille, verdissime, facili da raggiungere, , davanti alle coste nel Massachusetts, sono le isole-gioiello dell’East Coast. Ex avamposti marittimi del 1700, dove approdavano le baleniere e le navi mercantili, sono ora i rifugi dorati per i week-end dell’upper-class bostoniana e newyorkese.
Apparentemente simili per la natura e la vicinanza hanno in realtà delle differenze quanto a frequentazioni e stili di vita.
Martha’s Vineyard: quel che resta delle vigne
Martha’s Vineyard è la più grande e anche la più vicina alla costa del Massachusetts . Si può raggiungere in aereo o per mare da Hyannis, luogo preferito dai Kennedy, o da Woods Hole non lontano da Cape Cod.
Il nome che significa “i vigneti di Martha”; glielo diede un marinaio nel 1600 che ci capitò bordeggiando davanti alle coste. Dei vigneti dedicati alla sorella Martha ne resta uno solo, piccolo, ma ancora produttivo.
E soprattutto così simbolico che gli habitués chiamano l’isola semplicemente “Il vigneto”.
Il centro più importante di Martha’s Vineyard è Vineyard’s Haven al nord con un porto sempre pieno di barche a vela. È il centro dello shopping ed è anche l’unico dove c’è un via vai tutto l’anno. Fra gli indirizzi da segnalare Fancy That in Union Street: buona scelta di gioielli in argento, pullover fatti a mano e biciclette personalizzate. O Timeless Treasures in Main Street con pezzi d’antiquariato, fra accessori e abiti vintage.
Fra le curiosità da non mancare la State Lobster Hatchery and Research Station, il più antico vivaio di aragoste, dove i piccoli crostacei vengono nutriti con gamberetti fino a quando raggiungono dimensioni tali da poter essere portati nell’Atlantico …per essere ripescati. Le aragoste e i crostacei più a buon mercato si mangiano a Oak Bluffs, altra cittadina dell’isola, zeppa di locali aperti in estate fino a tarda ora. Vale una visita Wesleyan Grove un quartiere costituito da una piazza con una chiesa bianca troppo grande e stradine con cottage vittoriani dalle sovraccariche decorazioni. Le chiamano “ginger bread”, perché sembrano quelle delle torte.
Fra rifugi dorati e set cinematografici
Niente a che vedere con la raffinatezza delle case dei capitani delle baleniere di Edgartown, l’altra città sulla costa est. In stile vittoriano anche queste, ma più rigorose, hanno tutte dei curatissimi giardini separati tra loro da impeccabili steccati bianchi. Villeggiatura preferita di wasp e politici (per anni ci sono andati i Clinton) Edgartown possiede le ville più eleganti e gli alberghi più esclusivi. Basta pensare alla Charlotte Inn in Summer street, un edificio bianco con colonne all’entrata dove solo la targa dei Relais & Chateaux fa capire che si tratta di un albergo.
Tutto all’interno rivela il gusto per i dettagli di una casa privata. Dalla biblioteca con le poltrone di pelle e il bar a vista, al soggiorno con modellini di nave e quadri Ottocento, alle 24 camere diverse l’una dall’altra. Nella “carriage house” in giardino, c’è una collezione di oggetti di modernariato, fra cui una Ford station wagon con legno degli anni Quaranta, tuttora funzionante. Cucina raffinata al ristorante, dove non vengono accettate prenotazioni per tavoli di più di quattro persone, per garantire l’atmosfera rarefatta. Non lontano c’è il Tuscany Inn di un’affascinante signora toscana che, oltre ad aver arredato con molto stile il suo piccolo hotel, organizza dei corsi di cucina, naturalmente italiana, con prodotti che arrivano direttamente dall’Italia.
In traghetto all’isola di Chappaquiddick
Da Edgartown, con un traghetto che porta solo sei automobili, si raggiunge in cinque minuti l’isola di Chappaquiddick. Selvaggia e con poche case, è diventata tristemente famosa per l’incidente di Edward Kennedy che costò la vita alla signora che era con lui. Anche Menemsha, località della costa ovest, è legata a un altro drammatico episodio della storia dei Kennedy. Vicino al porticciolo, set del remake di “Sabrina” e de “Lo squalo”, furono trovati, infatti, i resti dell’aereo di John F. Kennedy jr., detto John John.
Per il migliore pesce dell’isola, da provare a Menemsha il Beach Plum Inn, dove una sera la settimana lo chef spiega la preparazione dei piatti. Per la vista eccezionale consigliato Gay Head a pochi chilometri, con scogliere di argilla, originate dai ghiacciai, e un faro in posizione strategica per foto d’effetto.
Privacy fra gli olmi
Se l’habitué di Martha’s Vineyard è amante della privacy ma non disdegna i party, quello di Nantucket, più wasp e Harwardiano, rifiuta qualsiasi mondanità. Ama stare nella sua casa con giardino o andare a fare il bagno al tramonto nella spiaggia con dune di Dionnis o in quella stretta e lunga di Cisco Beach, preferita dai surfisti.
Nantucket si raggiunge in aereo da Boston o da Hyannis, per mare da Hyannis e dalla vicina e meno affollata Harwich.
Oppure da Martha’s Vineyard in aereo o, da giugno a metà settembre, in traghetto, ma senza auto. In realtà l’automobile qui non solo è inutile, ma è fonte di problemi. Soprattutto d’estate quando il traffico intenso e le vie strette creano ingorghi difficili da districare. È preferibile spostarsi in bicicletta, in motorino o in autobus, tutt’al più con i taxi.
Nantucket, porto di arrivo delle navi, è uno dei più antichi paesi degli Stati Uniti. Per le sue case costruite prima del 1850, è stato dichiarato patrimonio storico nazionale. L’altro centro abitato, poco più di un agglomerato di case, è Siasconset, che tutti chiamano Sconset, molto frequentato negli anni Cinquanta dalla gente del cinema.
Shopping e buona cucina
Pochi passi dal porto e si raggiunge la Main Street. La strada principale di Nantucket è fiancheggiata da frondosi olmi e pavimentata con ciottoli. Con panchine sempre affollatissime e curiosi e invitanti negozi. Come quello di Erica Wilson, che ha un boutique anche a New York sulla Madison. Vende scarpe, abiti e borse in velluto fatte ricamare da lei. Più variegate le proposte di Nantucket Looms quasi di fronte. C’è di tutto: dall’arredamento ai casalinghi, alla cartoleria, alle sciarpe e i golf, realizzati al telaio da tre simpatiche ragazze al piano di sopra.
Continuando si arriva alla piazza della chiesa e a Centre street, strada più stretta della Main ma altrettanto animata. Al 61 c’è la Martin House Inn, in una casa vittoriana con stanze con letti a baldacchino e l’immancabile “rocking chair” nella veranda.
Al 17 Grass Roots Bloomist ha un incredibile assortimento di candele, conchiglie, maniglie di porte fatte con stelle marine, e i ricercatissimi “cestini di Nantucket”, con la chiusura a conchiglia che portava Jacky Kennedy.
Il Whaling Museum
Una Gallery poco più avanti propone solo oggetti a forma o con disegno di cane.
Fra gli alberghi più belli l’Harbour House in South Beach Street, fatto di eleganti cottages. Fra i ristoranti consigliati il 21 Federal in Federal Street, con un cartello perbenista al bar che invita le signore a fare approcci discreti.
Per provare pesce e crostacei locali, ma cucinati alla francese, l’indirizzo deputato è Languedoc in Broad Street. Quasi di fronte, da vedere, il Whaling Museum, dedicato alla caccia delle balene, un tempo prima e unica fonte di reddito dell’isola.