Costa degli Etruschi, gli sbuffi di Eolo si smorzano sull’ispida macchia mediterranea tenacemente aggrappata alla sabbia e alle rocce della costa, mentre borghi di pietra si affacciano come rapaci sulle verdi ondulazioni e i profili azzurri dell’arcipelago toscano. Lo spirito selvaggio della Maremma sfiora quest’angolo di Toscana che sembra voler fuggire dal turismo che affolla l’immaginario collettivo con icone da consumare rapidamente.
Costa degli Etruschi, terra da percorrere senza fretta
La Costa degli Etruschi è un invito a viaggiare pacatamente, dimenticando il mondo che corre, percorrendo strade e sentieri che assorbono spazio e tempo in una dimensione meditativa.
Ci troviamo in un territorio sostanzialmente integro, un tratto di costa che si è salvato dalla cementificazione selvaggia e dalle speculazioni che hanno afflitto le nostre coste alla fine dell’ultimo secolo. L’entroterra si presenta vergine e offre la possibilità di viaggiare su magnifiche strade nella Toscana meno conosciuta e più autentica. La Costa degli Etruschi è un mondo che esalta il rapporto diretto con l’ambiente e l’outdoor è la forma più indicata per conoscerla: a piedi, in bicicletta, a cavallo si scopre l’anima di questa terra discreta e genuina come la sua gente, profumata come il suo vino, extravergine come il suo olio. In poche parole, pura. Il viaggio parte da Piombino e termina sulle rive del fiume Cecina lungo un percorso quanto mai vario su una strada che sembra rincorrere le essenze mediterranee.
Toscana, inseguendo gli Etruschi
Verso sera, poco prima del tramonto, la luce diventa morbida, le ombre si allungano e i venti occidentali smettono di graffiare le orecchie. Cala il silenzio che sembra evocare antichi spiriti etruschi. Dalla rocca di Populonia che si affaccia spavalda sul golfo di Baratti si avvertono echi di risacca e l’immaginazione naviga tra le onde del tempo tra i misteri dell’antico popolo che per primo individuò la grande risorsa di questa terra.
Ci troviamo infatti sulle colline del metallo: è il ferro che, nel bene e nel male, ha determinato le vicende storiche di questi luoghi, dall’isola d’Elba alla Val di Cornia. Le cicatrici millenarie di queste colline raccontano lo stretto legame che unisce l’uomo a un territorio ricco di minerali: dai forni fusori degli Etruschi alla cittadella mineraria di San Silvestro, alle moderne acciaierie di Piombino.
Val di Cornia
Ciminiere a parte, in Val di Cornia si respira aria di Medioevo, soprattutto nei vicoli, nelle botteghe, nelle piazze di Suvereto e Campiglia Marittima. I bagliori dell’alba invece indicano strade e sentieri che s’intrufolano nella fitta capigliatura mediterranea che ricopre il promontorio di Piombino. C’è tanto da camminare sulle tracce della civiltà scomparsa: scarponcini, zainetto e borraccia dunque, ma non dimenticate il costume. Quando avvertirete l’odore del mare sarà difficile resistere alla tentazione di toccare con mano le azzurre trasparenze di Buche delle Fate o riscaldarsi sulla sabbia chiara del golfo di Baratti. Da Baratti e l’importante area archeologica di Populonia il viaggio continua verso Campiglia Marittima e Suvereto attraversando oliveti secolari e vigneti dell’apprezzatissima zona doc Val di Cornia.
E da Suvereto comincia una strada straordinaria, un vero cult per i ciclisti che vengono da ogni dove per scoprire il fascino di questo nastro d’asfalto che in poco più di 20 km e 200 curve, tra lecci e querce da sughero, sale a Sassetta e discende verso i colli di Castagneto Carducci.
Terra nobile
Benvenuti nella terra del Carducci dal volto ruspante e dall’anima nobile. E’ lungo la via Bolgherese che scorre il sangue blu di questa nobile terra famosa nel mondo per i suoi Cabernet, Sassicaia e Ornellaia. Con un passato di povertà e rurale semplicità la campagna castagnetana ha scoperto così, quasi per caso, d’essere diventata una capitale del turismo all’aria aperta.
Non solo i professionisti del pedale ma anche il “popolo” dei cicloturisti l’hanno eletta come meta ideale per andare in bicicletta: scarso traffico, grande varietà di percorsi (strada e mountain bike) e clima gradevole tutto l’anno. Da un punto di vista strettamente ambientale la Costa degli Etruschi ha accumulato molti meriti negli ultimi anni attestandosi in posizioni di rilievo nelle classifiche stilate da Legambiente e dall’Unione Europea che attribuisce la Bandiera Blu alle località balneari con i servizi più efficienti e il mare più pulito.
Numeri e graduatorie però non possono raccontare l’atmosfera dei luoghi e le storie più belle di queste colline. Basta inoltrarsi alle spalle di Castagneto, verso Sassetta e Monteverdi, Canneto e La Sassa, dove vivono poche anime ma in perfetta sintonia con madre natura.
Toscana, lungo la strada del vino
E’ il filo conduttore dell’intero viaggio nella Costa degli Etruschi dal momento che la zona è ormai ben nota per la produzione di vini molto importanti. Già nel ‘400 i vigneti ricoprivano questi colli ma una vera e propria svolta nella cultura enologica avviene negli anni ‘60 quando il marchese Mario Incisa della Rocchetta s’inventa il Sassicaia, uno tra i Cabernet più apprezzati in tutto il mondo. L’altra indimenticabile, leggendaria creatura del marchese era Ribot, per tanti anni il cavallo più veloce e pluridecorato, che viveva e si allenava sulle piste attigue al viale dei cipressi di Bolgheri. L’altro Cabernet, vanto di questi nobili vigneti, è l’Ornellaia, prezioso nettare creato da Lodovico Antinori e ora nelle mani del californiano Mondavi. Le zone Doc attraversate dalla Strada del Vino sono tre: Val di Cornia, Bolgheri e Montescudaio.
Inutile sottolineare che, come spesso accade, il valore di pochi diamanti fa salire il prezzo di pietre meno nobili. Ciò per dire che dietro ad una crescente cultura enologica il mercato favorisce etichette valide ma non straordinarie come farebbe pensare il prezzo di vendita. Non a caso nel castagnetano sono scomparsi i vignaioli, quelli che producevano in quantità onesti vini da tavola in fiaschetti e bottiglie senza etichetta, e sono aumentate le cantine di qualità; ma siccome non sempre è oro tutto ciò che luccica conviene muoversi con intelligenza.
Si chiama Strada del Vino ma potrebbe essere anche quella dell’olio e, più in generale, la via dei sapori genuini: dal miele ai formaggi, dal pane cotto a legna ai liquori prodotti artigianalmente, a frutta e ortaggi coltivati in modo organico.
Alla fine della Maremma
Dal viale dei cipressi di carducciana memoria “che a Bolgheri alti schietti van da San Guido in duplice filar” comincia la parte finale del viaggio nella Costa degli Etruschi. A Bibbona la Maremma si fonde con le terre ondulate e solari dell’alta Val di Cecina, via naturale verso l’altura di Volterra, altra capitale della civiltà etrusca.
Bibbona è un piccolo borgo affacciato sul magnifico polmone verde della Macchia della Magona, un bosco di ben 1.600 ettari attraversato da una rete di strade sterrate percorribili unicamente a piedi, in mountain bike o a cavallo. C’è qualcosa di magico in questo bosco che conserva il codice genetico della Maremma aspra e gentile, ospitale e selvaggia.
In passato questa foresta aveva importanti funzioni produttive in quanto era il serbatoio di legname da cui si ricavava il combustibile necessario alle ferriere della Real Magona di Cecina. Oggi è la meta ideale per un turismo attivo e attento ai valori naturalistici. Gli uomini neri, quelli che facevano il carbone, non ci sono più ma in compenso sono rimaste una flora e una fauna particolarmente ricche che evidenziano l’integrità dell’ambiente. Non a caso la Macchia della Magona è classificata come biotopo dal CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche).
I Tomboli
Gran parte della Costa degli Etruschi, in particolare sui litorali di Cecina, Bolgheri, Donoratico, San Vincenzo, si caratterizza per i tomboli, la fascia di vegetazione che dalla spiaggia si spinge verso l’interno per 600 – 800 metri. Nell’area sabbiosa, vicino al mare, una prima fascia di vegetazione erbacea resistente alla salsedine è seguita dalla tipica macchia bassa di ginepro. Subito dopo la macchia alta è costituita lecci e imponenti pinete (Pino marittimo e domestico). Creati nel secolo scorso i tomboli hanno la funzione di riparare le zone coltivate dell’interno dai forti venti marini.
Il Parco Archeominerario di San Silvestro
Si tratta di un vero e proprio archivio all’aperto che permette di leggere con chiarezza la vocazione che questo territorio ha avuto sin dall’epoca degli Etruschi ai giorni nostri passando per il Medioevo. Il parco ripercorre gli itinerari storici dell’attività estrattiva sulle colline che si sviluppano a nord di Campiglia Marittima. Dei principali percorsi di visita (da 40 minuti a un’ora e mezzo), quattro si svolgono in superficie, immersi in un magnifico ambiente naturale, mentre uno si sviluppa nel sottosuolo. I percorsi non presentano difficoltà tecniche ma conviene equipaggiarsi con abbigliamento sportivo (indispensabili gli scarponcini da trekking).
Il Parco si trova in località Madonna di Fucinaia (tra Campiglia Marittima e San Vincenzo); l’ingresso è situato presso l’area del Temperino con i musei e i servizi principali: parcheggio, biglietteria, informazioni, ristoro e caffetteria. Info: www.parchivaldicornia.it
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