Venerdì 26 Aprile 2024 - Anno XXII

Lungo il Volga

Attraverso fiumi, laghi, canali, colline, foreste e città. Un viaggio straordinario che collega Mosca all’antica capitale San Pietroburgo

San Volga Pietroburgo-foto Alex Florstein Fedorov
San Pietroburgo-foto Alex Florstein Fedorov

“Dolce madre”, “il fiume di tutti i fiumi”, oppure, semplicemente, “Volga”. Un nastro azzurro navigabile, e quindi con l’articolo al maschile. Ma anche il corso d’acqua più lungo d’Europa che per i russi incarna la storia, lo spirito, la tradizione della loro grande terra. Come una madre. Dunque, al femminile. Ma anche così non è abbastanza. Dato per scontato che sarebbe troppo facile liquidare il (la) Volga con questioni di grammatica, bisogna dire che per gli ex figli degli Zar e del Comunismo questo fiume è quasi una divinità, incarna l’idea di fertilità e fecondazione, di nascita e morte e rappresenta la sfida dell’uomo alle forze della natura. E poi quella del Volga è una storia speciale: le sue piene e le sue secche si immedesimano con gli entusiasmi e le tragedie del suo popolo, le sue acque hanno fatto da specchio a sogni di grandeur imperiale e a secoli di sofferenza e di traversie. Per alcuni il fiume ha rappresentato la vita, per altri, invece, si è rivelato una tomba.

Fiume Volga, sette giorni sull’acqua

Volga Nave da crociera a Mosca
Navi da crociera a Mosca

Le compagnie di navigazione la vendono come “crociera sul Volga”, un viaggio idilliaco da San Pietroburgo a Mosca (o viceversa), tutto in nave, attraverso il più bel paesaggio della Russia interna. Il Volga però è solo una parte del lungo corso d’acqua, solcato da battelli più o meno di lusso, che fanno la spola fra le due capitali. Il resto sono laghi, chiuse, canali, come quello che esce da Mosca per unirsi al grande fiume, l’autostrada d’acqua che dalla capitale scivola lentamente verso il Mar Baltico, incarnando l’antico sogno di Pietro il Grande. Lo Zar che fece costruire San Pietroburgo e la chiesa senza chiodi di Kiji (ne parleremo più avanti), riuscì ad erigere qualche argine nei pressi del lago Onega. A dar vita al sistema definitivo di bacini, chiuse e canali, ci avrebbe pensato Stalin. Costruendo dighe, inondando pianure, cancellando dalla mappa centinaia di villaggi, sommersi dal nuovo corso delle acque e della storia. Per ampio e maestoso che fosse, il Volga non rispondeva più alle nuove esigenze della Russia Sovietica, insofferente a irregolarità e imprevisti come (anche) la forza d’urto delle inondazioni. Per placare le bizzarrie dell’acqua, meglio sacrificare interi paesi e un numero non ben precisato di braccianti. Non operai comuni, su questo Stalin aveva le idee chiare: a spaccarsi la schiena fra gli argini in costruzione erano quasi tutti carcerati, uomini senza futuro passati dalle privazioni dell’esilio in Siberia, a una tomba senza lapide sotto le gelide acque del fiume.

L’inizio del viaggio

Passaggio sotto il ponte di Mosca - foto Denghu
Passaggio sotto il ponte di Mosca – foto Denghu

La nave da crociera che parte da Mosca si lascia alle spalle la bella Stazione Marittima in stile Déco, e una metropoli costruita su sette colli come Roma ma cresciuta attorno a una fortezza, il Cremlino, simbolo indiscusso di questa straordinaria capitale. Non appena i grattacieli e i casermoni in cemento spariscono all’orizzonte, alla velocità di 25 chilometri all’ora si entra in un paesaggio senza tempo. Il viaggio dura una settimana, copre un tragitto di 1965 chilometri, si affida al funzionamento di 18 chiuse (per un dislivello totale di 150 metri) e tocca le più belle località della Carelia russa. Prima si percorre il canale artificiale fino al fiume Volga, che nasce in una palude e muore in un lago senza mai vedere il mare. Poi, in questa crociera dall’andamento lento si vedono via via sfilare tutte le meraviglie della Russia interna, paesi, città, monumenti che lì, lontani dalle metropoli, sono la testimonianza silenziosa di un gap che probabilmente non verrà mai colmato: nelle due capitali il tempo corre veloce. Il resto del paese, invece, vive in un’esistenza fuori dal tempo. Boschi, panorami, architetture dalle cupole dorate, residui di un passato tornato in voga dopo la caduta del comunismo, si alternano agli occhi di chi solca il fiume ammirando il paesaggio dai ponti di una nave da crociera. L’andatura con la quale si avanza rende omaggio alla maestosità di quello che, dolcemente, si vede scivolare all’orizzonte: le foreste di betulle e qualche dacia colorata, una pennellata brillante fra l’azzurro intenso del cielo e il verde cupo degli alberi.

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L’itinerario degli Zar

Volga Uglich-veduta-del-Kremlin
Uglich veduta del Kremlino

Sul Volga si specchiano i palazzi di Ouglitch, la prima, vera località di una certa importanza dopo Mosca; una città del X secolo con un Cremlino (in russo significa fortezza, ogni città ne ha uno), la Cattedrale della Trasfigurazione costruita nel 1713 e tappezzata di icone antiche, la chiesa eretta in onore di Dimitri, il piccolo principe assassinato nel 1591 all’età di sette anni per impedirgli di diventare Zar. Le tracce degli Zar ritorneranno spesso in questa crociera.  A Kostroma, la cittadina sul Volga che compare dopo aver superato il lago artificiale di Rybinsk, 4.500 km quadrati di superficie ondosa che ha provocato l’inondazione e la scomparsa di 700 villaggi, fu ad esempio “incoronato” Michele, il primo Zar della dinastia dei Romanov.  Poco distante, Iaroslavl, sorta tra il IX e il X secolo nel punto in cui il fiume Kotorosl’ sbocca nel Volga, è una delle più antiche città russe. Ricostruita in parte da Caterina la Grande per renderla simile a San Pietroburgo, ha ancora le case tutte allineate con gli archi trionfali sopra le porte d’ingresso. Le case si vedono ancora, delle 82 chiese e dei 4 monasteri che abbellivano la città invece è rimasto ben poco. Quella seicentesca del profeta Elia, la più imponente fra le architetture superstiti, esibisce icone in foglia d’oro e un ciclo di affreschi della fine del Seicento che profuma d’incenso, sotto le cinque cupole a cipolla del tetto.
Incenso e atmosfere sacre si respirano anche nel Monastero ortodosso di San Cirillo a Goritzy, fra i più importanti di tutta la Russia, sulle acque del lago Bianco, dove gli Zar andavano a pescare.
Sul Volga si specchiano i palazzi di Ouglitch, la prima, vera località di una certa importanza dopo Mosca; una città del X secolo con un Cremlino (in russo significa fortezza, ogni città ne ha uno), la Cattedrale della Trasfigurazione costruita nel 1713 e tappezzata di icone antiche, la chiesa eretta in onore di Dimitri, il piccolo principe assassinato nel 1591 all’età di sette anni per impedirgli di diventare Zar. Le tracce degli Zar ritorneranno spesso in questa crociera.

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Volga Yaroslavl-foto Svetlov Artem
Yaroslavl-foto Svetlov Artem

A Kostroma, la cittadina sul Volga che compare dopo aver superato il lago artificiale di Rybinsk, 4.500 km quadrati di superficie ondosa che ha provocato l’inondazione e la scomparsa di 700 villaggi, fu ad esempio “incoronato” Michele, il primo Zar della dinastia dei Romanov.  Poco distante, Iaroslavl, sorta tra il IX e il X secolo nel punto in cui il fiume Kotorosl’ sbocca nel Volga, è una delle più antiche città russe. Ricostruita in parte da Caterina la Grande per renderla simile a San Pietroburgo, ha ancora le case tutte allineate con gli archi trionfali sopra le porte d’ingresso. Le case si vedono ancora, delle 82 chiese e dei 4 monasteri che abbellivano la città invece è rimasto ben poco. Quella seicentesca del profeta Elia, la più imponente fra le architetture superstiti, esibisce icone in foglia d’oro e un ciclo di affreschi della fine del Seicento che profuma d’incenso, sotto le cinque cupole a cipolla del tetto. Incenso e atmosfere sacre si respirano anche nel Monastero ortodosso di San Cirillo a Goritzy, fra i più importanti di tutta la Russia, sulle acque del lago Bianco, dove gli Zar andavano a pescare.

Le notti bianche

Volga Kizhi la Chiesa costruita ad incastri foto Matthias Kabel
Kizhi la Chiesa costruita ad incastri foto Matthias Kabel

In questo paesaggio verde intenso incorniciato dalle betulle di Carelia, la più bella regione russa, la natura sterminata viene illuminata giorno e notte da una luce pallida, a tratti spettrale. La luce di un sole che in estate non tramonta mai, per il ben noto fenomeno delle notti bianche. Cominciano all’improvviso, lasciandosi alle spalle un paesaggio pennellato di verde, e i cantieri e le gru della dinamica corsa verso il futuro che oggi caratterizzano lo sky-line di Mosca. Sono un fenomeno nordico, e accompagneranno la nave fino all’arrivo a San Pietroburgo, velando ogni immagine, ogni monumento, ogni scorcio di natura di suggestioni color latte. Prima compaiono le sponde sabbiose della parte meridionale del lago Onega, il secondo specchio d’acqua d’Europa, poi i villaggi, le colline, i boschi dal verde intenso che sembrano un muro impenetrabile, anche se dietro non c’è niente, solo altri alberi, altre colline, altro verde. Una sensazione forte per chi non è abituato a tutta questa natura. Si naviga così, in mezzo al niente, fino all’approdo successivo: la già citata isola di Kiji, con il suo museo all’aperto di case contadine tutte in legno, e la famosa chiesa costruita con un gioco d’incastri, senza neanche un chiodo.

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Chiese protette dall’UNESCO

Volga La cattedrale della Trasfigurazione
La cattedrale della Trasfigurazione

Le chiese in realtà sono due: entrambe del XVIII secolo, insieme alla torre ottagonale dell’orologio formano un “pogost”, un recinto sacro, dichiarato dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità. La più bella (e la più grande) è la cattedrale della Trasfigurazione. Sotto le sue 22 cupole a cipolla, e fra le pareti in quercia, betulla e tiglio incastonate l’una nell’altra, spicca la straordinaria iconostasi del Settecento che, fra tutte, vanta un’opera senza uguali, la grande icona della Trasfigurazione di Cristo in fondo all’abside. Ultimata un anno dopo lo spostamento della capitale da Mosca a San Pietroburgo, la cattedrale è l’ultimo, grande monumento prima della città dello Zar Pietro. Per raggiungerla si naviga ancora un giorno e mezzo lungo lo Svir, un fiume di 200 chilometri nero come la pece a causa del materiale ferroso portato dai torrenti, e poi sulle acque limpide del lago Ladoga, il più grande d’Europa: una superficie ondosa di 18.000 kmq, avvolta da un paesaggio di bellezza nordica. In questo lago sboccano trenta fiumi, ma uno solo ne esce. Si chiama Neva, corre per 74 km verso il Baltico, e scivola fin dentro il cuore dell’antica capitale.

San Pietroburgo la maestosa

Volga La bella San Pietroburgo
La bella San Pietroburgo

Che andrebbe scoperta lentamente, prendendo tutto il tempo che occorre. Con calma andrebbero visti il Palazzo dell’Hermitage, uno dei musei più straordinari del mondo, la fortezza di Pietro e Paolo e gli altri monumenti in pietra di una città concepita per diventare la più bella di Russia. Capitale dal 1702 fino al 1918, è una metropoli d’acqua costruita su 42 isole, attraversata da 86 fra fiumi e canali, sospesa su 22 ponti levatoi che si alzano ogni notte dalle 2 alle 4, condannando ogni quartiere a un isolamento forzato. Ma adesso, con le notti che non sono notti e la città velata da una luce lattiginosa, non c’è isolamento che tenga. Contano solo le sfumature perlacee dei palazzi che si specchiano nella Neva, e quel sole pallido che galleggia immobile all’orizzonte. “E’ il periodo più magico” scrisse un grande poeta, il Premio Nobel Iósif Bródskij, “quando i palazzi, spogliati delle loro ombre e con i tetti orlati d’oro, prendono l’aspetto di un delicato servizio di porcellana”. Delicato come la magia di una crociera da Mosca a San Pietroburgo.

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