Protezione del territorio, sviluppo sostenibile, fruizione delle Alpi, in contrapposizione a sfruttamento delle risorse naturali, cementificazione, turismo “usa e getta”. Pro e contro che possono dare entusiasmo o toglierlo, a seconda dei casi. Ma in definitiva, chi sono gli attori, i protagonisti nel bene e nel male e soprattutto i “garanti” dei processi di sviluppo e tutela delle Alpi? E’ una domanda dalla risposta difficile, anche perché il più delle volte si affronta il tema “turismo”, senza dubbio una delle risorse più importanti dell’arco alpino, solo in chiave economica, senza cioè tener conto delle esigenze locali di salvaguardia dell’ecosistema e dei rapporti umani fra realtà sociali tra loro molto differenti.
Due sono gli organismi che, più di altri, si sono occupati e si occupano di questi problemi: la Cipra, (Commissione internazionale per la protezione delle Alpi), fondata nel 1952 e la “Convenzione per la Protezione delle Alpi“, cui hanno aderito sette governi (Italia, Austria, Germania, Liechtenstein, Francia, Svizzera, Slovenia) e la Comunità Europea. Le prime consultazioni risalgono all’anno 1987 con l’obiettivo dichiarato di stabilire un protocollo di difesa delle Alpi.
La Convenzione Alpina, firmata nel 1991, è diventata quindi lo strumento più idoneo a garantire alcune linee di conservazione territoriale, anche se resta ancora molto da fare. Non dimentichiamo che le Alpi, con la loro storia, le tradizioni, i delicati equilibri naturali e le molteplici combinazioni geografico-sociali esistenti, non sono da considerarsi un territorio “chiuso”, bensì un luogo di scambio e di reciproco contatto fra realtà antropiche e fisiche che da sempre le caratterizzano.
Cipra è nata nel piccolo Liechtenstein
La Cipra è una istituzione nata a Schaan nel Principato del Liechtenstein, dove ha sede. Oggi può contare su oltre cento associazioni affiliate e sette delegazioni nazionali. Di recente ha proposto l’adozione di un piano conservativo per le acque, soprattutto a causa delle forti influenze sul sistema urbano ed antropico.
E’ superfluo ricordare che l’acqua che proviene dal bacino di raccolta alpino confluisce nei nostri fiumi, nel bacino idrografico del Po, nei laghi. E’ quindi di vitale importanza monitorarne con attenzione il deflusso a valle in modo da evitare dissesti idrogeologici e alluvioni in genere. Ci vuole coraggio per affrontare con apertura e senza le solite limitazioni di ordine politico il vasto problema della gestione responsabile delle acque, ed è forse per questa ragione che il Protocollo previsto dalla Cipra su tale problematica non è stato adottato dalla Convenzione. Un vero peccato, cui si spera di porre rimedio nel corso di una nuova sessione della Conferenza delle Alpi, il “forum” che riunisce i rappresentanti dei sette Stati aderenti.
Un “gruppo” di esperti altamente motivato
Senza alcun dubbio le competenze specifiche della Cipra sono di rilevante importanza per il buon funzionamento della Convenzione Alpina. Questo perché l’organismo del Principato raccoglie attivisti, tecnici, dispone di personale per i problemi legali e amministrativi consorziati in una struttura federativa a livello alpino, comprendente, oltre alle delegazioni nazionali citate, una delegazione regionale, quella del Sud Tirolo, che da sempre è molto attiva e interessata alle politiche di preservazione ambientale.
Un gruppo di lavoro certamente in grado di conciliare sviluppo armonico del turismo, con salvaguardia dell’eredità alpina e delle molteplici componenti storiche, paesaggistiche, economiche e culturali in essa presenti.
Cipra, “longa manus” della Convenzione
Come denunciato dalle associazioni dei consessi civili, partner alla Convenzione, l’opinione pubblica è stata insufficientemente informata riguardo i quattordici articoli della Convenzione stessa, che rimane di fatto un testo “per esperti”, slegato dalla partecipazione delle popolazioni dell’arco alpino. La Convenzione, tuttavia, prevedeva l’ingresso di alcune Organizzazioni private, quali Associazioni, ONG (Organismi non Governativi), Enti locali ecc., in qualità di “osservatori” alle riunioni di volta in volta indette, problema che è stato risolto delegando la Cipra a rappresentare in seno alla Convenzione le varie istanze di tutela e di rispetto dell’ambiente proprie della maggioranza degli abitanti alpini.
Passi intrapresi per una migliore informazione
Per facilitare questo approccio integrato al management delle risorse presenti, la Cipra ha sviluppato un sistema di “flusso delle informazioni “, multilingue, che consente l’accesso alle varie tematiche proposte a un certo numero di esperti, di Enti pubblici e privati direttamente coinvolti nella gestione territoriale (basti pensare ai Parchi naturali), oltre che al pubblico generico. Tutto ciò grazie a Internet, dove è presente con il proprio sito (www.cipra.org e il sito www.alpemedia.net) vero e proprio portale alpino tradotto in cinque lingue, nel quale poter trovare moltissime informazioni sulle attività economico-ecologiche delle Alpi. Oltre a ciò, vengono pubblicate delle newsletter, distribuite attraverso le associazioni affiliate o, in abbonamento. Cipra-Info è un opuscolo di una ventina di pagine, stampato in francese, italiano, tedesco, inglese, riguardante lo sviluppo dei progetti per l’ottimizzazione delle risorse alpine negli stati membri della Convenzione.
Altre pubblicazioni degne di nota sono “Alpes Report”, una “miscellanea” di novecento pagine di saggi redatti da autori specializzati, in quattro lingue, sui problemi delle Alpi, oltre alle pubblicazioni sportive (Trend Sport: i grandi eventi sportivi nelle Alpi) e i saggi sulle caratteristiche energetiche ed ecologiche per l’utilizzo delle risorse alpestri, quali “Il futuro dell’Energia nelle Alpi” e “Gli ultimi corsi d’acqua naturali”. A questi strumenti informativi si sommano i corsi di formazione tematici, come l’accademia estiva “Focus sulle Alpi” che si tiene ogni anno a Schaan, aperta a studenti e operatori del settore, e i corsi e seminari per formazioni settoriali.
La Cipra è indubbiamente molto attiva. Come tutte le cose che sono “molto attive”, è per conseguenza gratificata da riconoscimenti, sia a livello turistico che ambientale ed ecologico. In campo giornalistico, ha ottenuto nel 1998 la “Stella d’Oro” della Fedajt, Federazione Europea delle associazioni di giornalismo turistico. Si è inoltre aggiudicata il Premio Ambientale del Gruppo di lavoro dei Paesi Alpini (Arge-Alp) in sintonia con le tematiche dell’Anno Europeo per la Natura (1995).
Validità e limitazioni della Convenzione
La Convenzione, invece, è uno strumento giuridico di carattere vincolante, poiché prevede disposizioni che gli Stati membri devono mettere in pratica attraverso leggi nazionali.
In realtà rappresenta un articolato sistema di “intenzioni e raccomandazioni” che sono sottoposte al diritto di veto di ognuno dei Paesi membri; se qualcuno di questi lo desidera, può perfino ritirarsi dalla Convenzione senza l’obbligo di fornire alcuna spiegazione agli altri Stati che ne fanno parte. Ne consegue che è uno strumento giuridico molto debole dal punto di vista dell’efficacia reale, poiché si basa quasi sempre sul consenso pieno, il comune accordo delle parti firmatarie; questo anche per evitare i veti incrociati. E’ dunque una Convenzione che si può definire “generica”, legata cioè a dichiarazioni di “buon senso” e non certo a rigidi protocolli di difesa del territorio.
Questo stato di cose ha portato nel corso degli anni, dal 7 Novembre 1991 ad oggi, a un progressivo rallentamento delle previsioni di tutela ambientale che la Convenzione prefigurava, tanto che alcuni suoi “Protocolli” (prescrizioni aggiuntive di carattere tematico, ad esempio sull’ecosistema, sulla fauna ecc.) in particolare quelli sulle acque, sulla limitazione dei trasporti e sul contenimento delle infrastrutture, sono rimasti incompiuti.
La Convenzione Alpina: curiosità e problemi
Molti la confondono con la “Convention” aziendale, cioè una riunione (spesso “viaggiante”) che raggruppa agenti o delegati appartenenti a una stessa holding aziendale. Non è nemmeno una “riunione di massa” fra persone di provenienza eterogenea che celebrano la fortuna di essere nati nelle Alpi.
La Convenzione Alpina contempla invece un documento firmato da Governi, da rappresentanti diplomatici di Stati: quanto di più protocollare e asettico vi possa essere. Per mettere a punto la Convenzione sono stati necessari anni di lavoro, culminati nel 1989 con la conferenza di Berchtesgaden, paesino tedesco che deve la propria notorietà al fatto di essere stato per anni la residenza estiva di Hitler.
I firmatari della Convenzione Alpina sono stati i Ministri dell’Ambiente, fatto abbastanza ovvio se si considerano le finalità, ma piuttosto insolito; per quanto riguarda infrastrutture, trasporti, lavori pubblici, sarebbero risultati più indicati i dicasteri dei Trasporti o degli Esteri, ma si è preferito delegare un Ministero (l’Ambiente, appunto) ritenuto fra i più deboli, anche perché senza effettivi poteri di controllo. La conferenza per l’approvazione della Convenzione Alpina ha avuto luogo a Salisburgo (1991) in attesa della formulazione dei già citati “protocolli” tematici, che sarebbero dovuti diventare i regolamenti applicativi in forza alle varie materie trattate (ambiente, natura, trasporti, ecc.). Il problema di fondo non è stato tuttavia superato, anche per i veti incrociati che hanno rallentato non poco lo svolgimento dei vari progetti di tutela. C’è da augurarsi che la situazione possa migliorare in futuro.
Per ulteriori notizie sulla Convenzione, visitare il sito: www.convenzionedellealpi.org
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