Venerdì 29 Marzo 2024 - Anno XXII

Malta e i Cavalieri, insieme nella storia

La Valletta Panorama

Tutto, fra le antiche pietre di Valletta, ricorda il periodo aureo dei Cavalieri di San Giovanni. I sontuosi palazzi, le possenti fortificazioni, le molte bellissime chiese

cavalieri Particolare della Co-Cattedrale di San Giovanni
Particolare della CoCattedrale di San Giovanni

Ancora oggi, fra i maltesi più anziani, per apostrofare qualcuno che appare costantemente contrariato, di cattivo umore, addirittura acido nei rapporti sociali, gli si dà del “wicc laskri”, vale a dire “vecchio Lascaris, faccia da Lascaris”.  Jean–Paul Lascaris Castellar è stato Gran Maestro dell’Ordine dei Cavalieri dal 1636 al 1657. Eletto alla suprema carica all’età di sessantasei anni, quando di anni ne aveva già novantasette, più arzillo e scostante che mai, sosteneva che “il vino, le donne e la musica indeboliscono la virilità” e lo diceva, come suo costume, senza l’ombra di un sorriso. D’altra parte aveva tutte le ragioni per frustare i Cavalieri oramai intorpiditi da lunghi periodi di benessere. Lontani i tempi del tumultuoso Grande Assedio dei Turchi (1565) guidati da Solimano il Magnifico ma validamente contrastati da Jean Parisot de la Valette, vincitore finale e fondatore della capitale che avrebbe preso il suo nome.

 

Un gioiello di nome Valletta

Cavalieri Valletta, Palazzo del Gran Maestro
Valletta, Palazzo del Gran Maestr

Alla fine, l’eredità di paure legate a nuove possibili incursioni degli uomini dell’Islam, avevano propiziato il miracolo di una superba città fortificata, Valletta appunto, disegnata dall’urbanista del Vaticano Francesco Laparelli e costruita di fatto da Girolamo Cassar, grande architetto maltese. Valletta, chiamata Il-Belt (la Città) dai suoi abitanti, era detta “Umilissima” dai Cavalieri. Concepita sulla carta con i suoi quartieri nobili e popolari, i grandi Auberges delle varie Langues dell’Ordine ben distribuiti nel reticolo di vie che si intersecano ortogonalmente, i palazzi del comando e le fortificazioni piazzati nei punti strategici a difesa e controllo della capitale e infine i grandi tesori artistici che l’avrebbero arricchita (le opere di Mattia Preti e del Caravaggio e di molti altri ancora), era di fatto tutt’altro che “umilissima”. La grande eco della strepitosa vittoria contro i turchi aveva fatto confluire nelle casse dell’ordine di San Giovanni ingenti somme di denaro dai regnanti europei, alle quali si aggiungevano i proventi delle seicentocinquanta e più Commanderie, possedimenti territoriali disseminati un po’ ovunque nel continente verso la fine del XIV secolo. Ecco perché il periodo d’oro dei Cavalieri, insieme all’incredibile esplosione di bellezze talvolta ostentate ma di indubbio valore artistico (un esempio per tutti: il sontuoso interno della Co-Cattedrale di San Giovanni in Valletta, con i suoi pavimenti in marmi policromi) aveva anche portato a un generale rilassamento dei costumi nella complessa struttura gerarchica dell’Ordine.

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Senza nemici, Cavalieri in disarmo

Cavalieri Fort Sant'Elmo
Fort Sant’Elmo

Accanto alla costruzione di preziosi edifici sia in Valletta che nelle tre città di Vittoriosa (Birgu), Cospicua (Bormla) e Senglea (L-Isla), situate dall’altra parte del Grand Harbour; a fronte dell’imponente grandezza di un sistema di difesa costituito da mura, bastioni, fossati, baluardi, torri di controllo, strutture queste che al solo vederle scoraggiavano ogni possibile tentativo di conquista, coesistevano le debolezze di un sistema cui venivano a mancare (o si erano affievolite in maniera allarmante) le motivazioni religiose, l’orgoglio di appartenenza, la disponibilità al sacrificio se non più al martirio, di soldati (i Cavalieri) poco inclini a sopportare le rigide regole codificate durante l’ormai lontana permanenza a Rodi.  Non a caso l’Ordine dei Cavalieri di San Giovanni veniva chiamato, semplicemente, “La Religione”, così come la base operativa era detta “Il Convento”. Entrarne a far parte, per i giovani rampolli delle più nobili famiglie europee, era motivo di grande prestigio. Il Cavaliere doveva in primo luogo difendere la Fede con le armi e, se necessario, con la vita.
Per conseguenza, rigide erano le condizioni per essere reclutati: famiglia cattolica e di nobili origini, rinuncia alle mollezze del bel vivere (impegno gravoso per un giovane!), niente gioco d’azzardo, niente debiti, addestramento militare severo che contemplava anche azioni sul campo. Solo dopo aver superato un’infinità di prove, all’avventizio veniva concesso di prestare i voti di castità, povertà e obbedienza e di indossare il manto nero dell’Ordine su cui spiccava, dalla parte del cuore, la stella bianca ottagonale, presente oggi nella bandiera nazionale.

Fra tanti episodi luminosi, qualche ombra

Le tombe dei Cavalieri Concattedrale
Le tombe dei Cavalieri Concattedrale

Gli archivi di Valletta conservano gli atti dei procedimenti avviati contro alcuni membri della Confraternita, accusati di furto, falsificazione di documenti autografi del Gran Maestro, violazione del voto di castità, conversione alla religione musulmana e in qualche caso, addirittura, di azioni delittuose.
Roger de Giorgio, uno degli ultimi “Chevalier” di Malta, ha dedicato un bellissimo libro a Valletta (A City by an Order), che illustra la nascita e lo sviluppo di questa splendida capitale, il cui fascino maggiore, per chi ha occhi e fantasia per vedere, rimane quello di essere ancor oggi quasi la stessa della fondazione (28 marzo 1566) con le sue strade e scalinate che tagliano in lungo e in largo la gobba del monte Sciberra.  Non è poi così difficile immaginare la presenza, all’ingresso dei sontuosi palazzi o agli incroci delle “triq” (vie) più nascoste, di qualche Cavaliere avvolto nel nero mantello, impreziosito dalla stella bianca a otto punte.

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Gli Auberges delle diverse Langues dei Cavalieri

Auberge de Castille
Auberge de Castille

Un tempo dimore di prestigio dei Cavalieri dell’Ordine, appartenenti alle diverse “lingue” della cattolica Europa, oggi sono palazzi adibiti ad altri usi; alcuni poi non esistono più. Questi i vari Auberges, che tanta parte hanno avuto nel tracciare la storia di Malta.  L’Albergo d’Alvernia (Auberge d’Auvergne) ospitava i Cavalieri ed era anche Corte di Giustizia. Iniziato nel 1570, è andato completamente distrutto dai bombardamenti del 1942.
In Independence Square (Piazza Indipendenza), sorge il più antico e il più piccolo degli Auberges di Malta, quello appartenuto ai Cavalieri d’Aragona. La costruzione primitiva è del 1571 e l’edificio, nel corso dei secoli, non ha subìto eccessivi rimaneggiamenti. Oggi l’Auberge ospita uffici pubblici.
L’Albergo di Baviera (Auberge de Bavière) detto anche Palazzo Carnerio, dal 1784 al 1798 ha ospitato la Langue d’Angleterre et de Bavière.
Uno dei monumenti più fotografati dai turisti è senza dubbio l’Albergo di Castiglia (Auberge de Castille). Massiccio, imponente, in stile barocco, è stato costruito nel 1574 da Cassar utilizzando la locale pietra globigerina color dell’oro. Oggi è sede degli uffici del capo del governo di Malta e all’interno non è visitabile.
L’Albergo di Francia (Auberge de France) è uno dei tre Auberges scomparsi, distrutto nel corso dell’ultima guerra, come quello d’Alvernia. Oggi, al suo posto, c’è il palazzo del Tribunale. Il terzo Auberge scomparso sorgeva al posto dell’attuale Cattedrale Anglicana.
L’Albergo d’Italia (Auberge d’Italie) è oggi sede della Malta Authority per il Turismo, dopo essere stato per anni quella delle Poste Centrali di Malta. L’edificio, originariamente disegnato a un solo piano (1574) dall’onnipresente Girolamo Cassar, ha visto nel 1683 per volere del Gran Maestro Carafa l’aggiunta di un secondo piano e l’inserimento sopra il portale del proprio busto marmoreo. Il cortile interno conserva un bel pozzo. L’Albergo di Provenza (Auberge de Provence) è l’attuale prestigiosa sede del Museo Archeologico. Disegnato da Cassar nel 1571, l’edificio è stato completato tre anni dopo. Al 1638 risalgono alcune modifiche alla facciata che presenta due ordini di colonne: doriche al piano terreno e ioniche al primo piano. Notevolmente danneggiato dalle bombe nel 1942, nel 1990 è stato completamente restaurato per meglio adattarlo all’uso attuale.

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L’ultimo dei Gran Maestri

Il Principe Gran Maestro Andrew Bertie
Il Principe Gran Maestro Andrew Bertie

Sua Altezza Eminentissima il Principe e Gran Maestro Andrew Bertie è nato a Londra il 15 maggio 1929. Ha conseguito la laurea in storia moderna a Oxford e ha prestato servizio militare nelle Guardie Scozzesi. Nel Sovrano Militare Ordine di Malta dal 1956, ha pronunciato i voti perpetui nel 1981 e dal novembre dello stesso anno è membro del Sovrano Consiglio. Appartiene al ruolo permanente del Servizio volontario ospedaliero del Santuario di Lourdes.
L’Ordine tornerà appena possibile a Malta, nella prestigiosa sede di Forte Sant’Angelo a Vittoriosa, i cui progetti di restauro sono in avanzata fase di studio e di parziale realizzazione.
Andrew Bertie risiede a Roma e da qui coordina un vero impero il cui scopo primario è quello di offrire assistenza ospedaliera e di altro genere ai popoli della terra, nel pieno rispetto degli originali obiettivi che erano stati fissati a Gerusalemme, secoli addietro.
La maggior parte dei membri attuali sono italiani, poco più di tremila, seguiti dai circa duemila negli Stati Uniti, dai sei-settecento in Germania e Spagna, dai quattrocento francesi e dai trecento inglesi.

Info: https://www.visitmalta.com/it/

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