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L’Unione Europea vuole collegamenti moderni, strade e autostrade che permettano di raggiungere velocemente ogni parte dei territori che la compongono.
Paesi come la Croazia, che anelano ad entrarvi, stanno investendo soprattutto in questo settore. E’ stata inaugurata nei giorni scorsi l’autostrada Fiume-Zagabria e si sta ultimando la Spalato-Zagabria.
Sulle tracce della storia

Nel primo millennio avanti Cristo la Dalmazia fu abitata da popolazioni Illiriche, mentre dalla Sicilia prese le mosse la colonizzazione greca. E’ nel III secolo a.C. che Roma entra nella sua storia con un processo rapido e profondo tanto da dare, pochi secoli dopo, un imperatore come Diocleziano e alla Chiesa romana un santo come San Gerolamo. Da allora la Dalmazia seguì sempre le sorti delle altre regioni d’Italia.
Fu bizantina e poi veneziana. I Dogi, infatti, intrapresero le loro spedizioni dalmate, a cominciare da quella famosa di Pietro II Orseolo nell’anno 1000, che accorse in aiuto delle città dalmate e istriane sottoposte alla pressione dei pirati narentani e dei re croati. Ma non ne fecero una colonia, anzi, la considerarono la spina dorsale dello Stato Veneto: era la grande via di comunicazione che favoriva la ricchezza della Serenissima. Dopo la caduta di Venezia, Napoleone incluse la Dalmazia nel Regno d’Italia, un vincolo che nemmeno l’Austria osò spezzare, pur inglobandola nel suo Impero dopo il Congresso di Vienna. Nel Novecento la Dalmazia fu assegnata alla Jugoslavia monarchica dopo la Grande Guerra (ad eccezione di Zara e Lagosta) e si ebbe un primo esodo della popolazione italiana. Il successivo esodo venne registrato dopo la seconda Guerra Mondiale, quando con l’Istria e Fiume passò alla Jugoslavia di Tito. Le terre “cedute” per decenni divennero motivo di scontro ideologico e politico tra i due Paesi. Ora, nella prospettiva europea, le cose stanno cambiando. Il turismo, l’economia in genere e soprattutto la possibilità di uno sfruttamento congiunto delle risorse petrolifere e di gas metano dell’Adriatico, rappresentano motivo di apertura e di nuove strategie di contatto, che il comune retaggio storico facilita e favorisce.
Un gioiello dai cento volti

La Contea di Zara (Zadarska Zupanija), comprende la parte centrale dell’Adriatico Orientale e s’addentra nella zona prima pianeggiante e poi montuosa alle sue spalle, occupando poco più del sei per cento del territorio nazionale. In posizione strategica, Zara, il capoluogo, ha sempre goduto nel corso dei secoli dei privilegi riservati ai luoghi chiave per i contatti sia economici che storico-culturali. E’ una delle tre grandi città della costa adriatica, anche se le altre due, Fiume e Spalato, la superano di gran lunga come numero di abitanti. Zara vanta comunque il pregio di essere città storica e d’arte, universitaria (con seicento anni di tradizione), polo economico, ma soprattutto luogo di grande attrazione turistica. E’ la porta di un arcipelago di circa sedici isole abitate e di centodiciotto isolotti minori, per un totale di cinquecento e ottanta chilometri quadrati di superficie, che sono facilmente raggiungibili via mare, anche dall’Italia. Ancona è a sole cinque ore e mezza di traghetto. Le altre città importanti lungo la costa sono Nona (Nin) e Zaravecchia (Biograd).
Città d’acqua e di natanti
Zara ha una lunga e interessante storia legata a doppio filo all’Italia (ancor oggi l’italiano è una lingua in uso tra i locali) come testimoniano gli avvenimenti dei secoli. Fu prima città romana e poi divenne nell’VIII secolo capitale della Dalmazia bizantina. Nel Medioevo fu un libero Comune che lottò abilmente per la propria indipendenza. Passò definitivamente sotto Venezia nel 1409 dopo una lunga contesa con gli Ungheresi. A Zara risiedeva il provveditore generale della Dalmazia. Annessa nel 1918 all’Italia ne farà parte quale capoluogo di provincia fino al 1945. Zara oggi conta novantamila abitanti. Costruita su una penisola, è una nave che viene dal mare e vive di mare. Vi sono attraccati a grappolo battelli, navi, traghetti di linea, cargo commerciali, motoscafi e yacht. Un ponte, solo pedonale, collega il nuovo quartiere commerciale con il centro storico racchiuso da possenti mura. Era città ricca perché porto franco sino alla Seconda Guerra Mondiale; centro di smistamento delle merci, vivace, piena di navi, marinai e commercianti. Ma era anche la città delle porte senza serrature. “L’orologiaio – scrive Fulvio Anzellotti nel suo libro dedicato a Zara – chiudeva la porta col metro perché il vento non la spalancasse” e se, al rientro dalla pausa, scopriva che mancava qualcosa, già sapeva ch’era stato qualcuno venuto da fuori, con l’ultimo piroscafo attraccato in porto. Risalire al colpevole era un gioco da ragazzi. Il canale che la divide dalle prime isole del suo arcipelago è un andirivieni di imbarcazioni che assicurano i collegamenti durante tutto l’anno. I traghetti fanno la spola con le isole provviste di strade, le motonavi raggiungono quelle più selvagge non ancora invase dalle quattroruote. Il canale è la via dei pescatori e dei diportisti, in un continuo intreccio reso sempre nuovo dalle stagioni, dal vento e dalle condizioni del tempo.
All’interno del capoluogo dalmata
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Per entrare nel centro storico di Zara si possono scegliere diverse porte. Una di queste è Porta Marina, costruita nel 1573 dopo la battaglia di Lepanto, con i simboli che ricordano i sei secoli di presenza veneziana in città. Sul porticciolo di Fossa s’apre, invece, quello che è considerato uno dei monumenti più belli legati alla presenza della Serenissima: la Porta di Terraferma del 1543, progettata da Michele Sanmicheli, noto architetto veneziano.
Splendidamente decorata, era la porta più importante della città. Sulla pietra principale dell’arco centrale è stata scolpita la figura di San Grisogono a cavallo, che è ancor oggi lo stemma comunale. Proseguendo si arriva alla Torre del Capitano che sovrasta la piazza con i cinque pozzi che permettevano alla città di resistere agli assedi.
Durante l’estate, in questo spazio si organizzano spettacoli teatrali e concerti. Da qui si accede al parco realizzato nella metà del XIX secolo dal generale Welden, botanico appassionato, che ha raccolto lungo i bastioni Grimani piante rare, creando così il primo parco di questo genere in Dalmazia.
Vita calma scandita dal tempo

Su tutto regna un ritmo lento, i tempi della vacanza qui sono la quotidianità e ben si sposano con la cordialità e la simpatia della gente. Strade e piazze sono invase da bar, caffetterie, ristoranti. Ombrelloni, comode poltroncine di vimini accolgono, ad ogni ora del giorno, una popolazione che ama dedicare tempo all’incontro, alla confidenza, al rito del caffè. La piazza che si apre sulle rive di Zara è quella del Foro, quasi un parco giochi per bambini e ragazzi che scorrazzano in bici o sui pattini, indisturbati. Negli anni Trenta, demoliti alcuni caseggiati, qui è venuto alla luce il lastricato originale della città romana, le colonne ornamentali, una delle quali nel Medioevo aveva funzione di berlina. Il resto l’hanno fatto le bombe durante la Seconda Guerra Mondiale che hanno letteralmente raso al suolo il centro storico. Rimosse le macerie, venne scoperta la parte centrale. Fu così possibile definire le reali dimensioni del Foro del I secolo a.C. E sul Foro domina la chiesa di San Donato, emblema della città.
Chiese, palazzi, campanili. La storia nelle pietre

La costruzione, per la sua forma circolare, fa parte delle chiese d’epoca bizantina; tuttavia, per la sua monumentalità un po’ rozza, la sua insolita forma cilindrica e il doppio spazio interno, eccelle per la sua unicità. Prende il nome dal vescovo zaratino che la fece costruire nel IX secolo. La superficie esterna del muro è ornata da lesene e finestre. Gran parte del materiale usato per costruirla proviene dal Foro distrutto. Ma sull’ampio spazio della piazza s’affaccia anche un’altra chiesa, quella di Santa Maria. Appartiene al convento delle benedettine, fondato da una nobildonna zaratina negli anni Mille, che dal 1976 è sede di una preziosa mostra d’arte sacra. Nella parte esterna del campanile, all’altezza del primo piano, uno scritto ricorda che la sua costruzione venne finanziata da Colomanno, re d’Ungheria. Sullo sfondo della piazza si staglia il campanile della cattedrale di Santa Anastasia che qui, come a Roma, dialoga con quella di San Donato – due martiri che furono molto vicini in vita – realizzato in fasi diverse: fino al primo piano nel XV secolo e terminato nel 1894 su progetto di un architetto inglese. Colpisce, all’interno della chiesa omonima, la maestosità della navata centrale sulla quale s’affaccia uno splendido matroneo. Nella sacrestia, durante i restauri del 1970, sono stati scoperti due reperti importanti. I resti della cappella paleocristiana di Santa Barbara inglobata dalla cattedrale e nello stesso perimetro un mosaico del V secolo con due cervi all’abbeveraggio.
La cattedrale di Zara e la più grande della Dalmazia. La facciata romanica si sviluppa con gallerie decorative ed archi ciechi. Spiccano i due rosoni, il maggiore del XIII secolo e quello più piccolo, di stile gotico, inserito più tardi.
I portali laterali, romanici, presentano nella lunetta il mistero dell’agnello mentre quello centrale rivela influssi decorativi classici. In fondo alla Calle Larga si trova la chiesa della Madonna della Salute.
Nel cuore antico di Zara
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Nonostante la città si sia ampliata con quartieri nuovi in periferia, la penisola e il centro entro le mura, rimangono il luogo d’incontro d’elezione. Al mattino sono il mercato e gli uffici ad animarla. Si svuota all’ora di pranzo per riprendere il suo aspetto chiassoso dopo le quattro del pomeriggio e fino a sera. Prima di andare a cena, per gli uomini è d’obbligo una passeggiata in Calle Larga e lungo le rive per rivedere gli amici, apprendere le ultime novità sull’andamento della stagione di pesca e controllare il tempo che farà. I giovani, passeggiando lungo la via principale, portano in giro, dall’alto dei loro centimetri, una bellezza mediterranea che non passa inosservata.
La città ha mantenuto nei secoli l’ordine romano delle vie, con il principale incrocio del Decumano e del Cardo e con vie laterali parallele, perfettamente lastricate, ricche di monumenti di grande bellezza. Dal Foro, procedendo verso sud, s’incontra la splendida chiesa del convento benedettino di San Grisogono: una costruzione romanica monumentale dalle proporzioni armoniose ornata da decorazioni sobrie e raffinate. Anche questa risale agli anni Mille. San Grisogono è uno dei santi protettori della città con Santa Anastasia, San Zoilo e San Simeone. Si arriva così nella piazza del potere e della vita politica sin dal Medioevo, quando veniva chiamata Platea Magna. Dalla Loggia, a partire dal 1200, venivano letti editti, sentenze, decisioni e si stipulavano importanti contratti. Il Municipio è una costruzione del 1930. A chiudere un lato della piazza è Casa Ghirardini con un bel balcone gotico-rinascimentale e altre decorazioni attribuite a Niccolò Fiorentino. A nordovest della penisola zaratina desta interesse San Francesco. La chiesa, con annesso il convento francescano, è la più antica chiesa gotica dalmata. E’ stata costruita nella seconda metà del XIII secolo e fu consacrata nel 1280. La facciata principale è disadorna ma sull’alta superficie litica spicca una lunga e stretta bifora di notevole eleganza. Di fronte a San Francesco ecco la chiesa di San Nicola e il palazzo ottocentesco sede degli uffici della Contea di Zara.
Nei dintorni, accoglienti mete turistiche
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Il nucleo storico è collegato alla città nuova da un ponte pedonale dal quale, ogni mattina, la folla si riversa verso le antiche porte per fare la spesa al mercato. Dall’altra parte della riva, il grande edificio della distilleria che fu della famiglia Luxardo, che qui produceva il famoso maraschino. Per Zara, i bombardamenti della seconda guerra mondiale non hanno significato solo la distruzione della città, ma anche l’esodo della popolazione italiana; un enclave etnico rimasto intatto fra le due guerre. Zara era anche la destinazione, in questo periodo, dei rampolli delle famiglie più in vista della Dalmazia, che venivano in città per frequentare le scuole italiane: Luxardo, Cattalini, Missoni e tanti altri che hanno imposto la propria cultura altrove, nel mondo. La zona turistica, quella degli alberghi, si sviluppa in direzione nord su Punta Mica o zona di Borik (pineta). Le spiagge più belle s’incontrano a Zaton in direzione del piccolo e storico centro di Nona (Nin): un grappolo di case in pietra, con una chiesa rinascimentale e la più piccola cattedrale bizantina. Il tutto circondato da mura romane. Nona è luogo di scavi archeologici che richiama, ogni estate, studiosi provenienti da tutto il mondo.
Ma anche il tratto di strada litoranea che conduce da Zara verso Sebenico è una zona intensamente abitata, con nuove località turistiche spuntate negli ultimi anni. Zaravecchia (Biograd) è un’antica cittadina che conserva ancora un bel nucleo storico. Altre belle spiagge sono nei dintorni di Valle Poschiane (Pakostane), modesto villaggio di pescatori. Qui c’è anche un villaggio del Club Mediterranée. Nelle immediate vicinanze della costa si trova il grande lago di Vrana, ricco di pesce, le cui rive sono ricoperte di canneti dove nidificano molti uccelli palustri. Tutta l’area è molto selvaggia. Non ci sono né abitazioni né insediamenti turistici, ma non mancano i ristoranti dove si gustano anguille e rane, le migliori della Dalmazia!
La Dalmazia in barca a vela
La storia artistica e civile di questa terra è profondamente legata al mare: quello degli incontri, degli scambi, delle lontananze. Ma anche quello da vivere immediatamente, salendo su una barca. Un autentico paradiso azzurro che circonda centinaia di isole, abitate e non, con baie, insenature, promontori, fari e grappoli di case bianche. Le più grandi sono Ugliano e Pasman, proprio di fronte a Zara, le altre si sviluppano verso il mare aperto, come l’Isola Grossa (Dugi Otok) e le altre: strisce di terra che invitano all’esplorazione. Il consiglio è di partire dalla marina di Sukosan (Valle d’oro), a sud di Zara, e tracciare la propria rotta, con fantasia e libertà.
Sapori di Dalmazia
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Il pesce ma anche l’agnello, il formaggio pecorino, il prosciutto, le ostriche, il “brodeto”, i tentacoli di piovra alla brace, l’olio d’oliva prodotto in loco, il vino, gli elisir, i fichi secchi, la rosada. Sono questi i prodotti e gli ingredienti che profumano la tavola imbandita.
La Dalmazia ha una cucina ricca di generi semplici ma abbinati con intelligenza. Il rito del benvenuto si consuma con un bicchierino di grappa accompagnato al sapore dolce e morbido dei fichi secchi, che qui vengono prodotti in quantità, raccolti in trecce o comunque conservati nelle foglie d’alloro. Antipasto e zuppa danno il via alle portate. Il pesce viene servito con un ricco contorno di patate e verdure cotte, insaporite con olio e aglio. La carne viene preparata alla brace o allo spiedo: profumata con erbe aromatiche – timo, salvia, origano selvatico, mentuccia – che abbondano nei terreni carsici.
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