Venerdì 13 Dicembre 2024 - Anno XXII

Iceland 1. Islandesi invincibili guerrieri contro la sfida naturale, climatica, storica

Islandesi Islanda-occidentale-fiordi

L’Islanda è una terra avvincente e turbolenta. Gli islandesi un popolo fiero, temprato. Donne è uomini sono alla pari. Gente che credono nelle fate e nei mostri marini. Hanno vulcani e fiordi, pecore e balene, ma non ascoltano più le sirene della finanza internazionale

Islandesi Islanda Cascate
Cascata

Giovane, indipendente, vulcanica, avvincente e turbolenta, incredibilmente tenace e individualista. Parliamo dell’Islanda e degli islandesi. Di paesi così o ci si innamora o si soccombe. Io al momento soccombo. Troppo impegnata a cercare di reggere questo cielo grigio che mi cade addosso e a crearmi una modalità di movimento in questa fissità decisa di spazi e vastità. Le aspettative non sono mai sane, ma quando, ieri notte, partivo in piena luna e con lo scorrere del fiume e delle rotelle della mia valigia come unico sottofondo ai miei passi, pochi pensieri mi trattenevano dal non lanciare il cuore in battiti anelanti. L’Islanda è un mito, un’Arcadia più reale delle sue leggende, costruita su storie e fantasie che ne fanno una terra mitologica ma pienamente inserita nelle ambizioni di scoperta e di conquista di gente e di secoli.

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Scultura, scheletro di nave vichinga

I primi ad osservarla ancor prima di Cristo furono i Greci, che la lasciarono coperta dall’oblio di leggende e dicerie, fin quando nel 700 d.C., forse proprio quest’oblio andarono a cercarselo dei monaci eremiti in desiderio di pace e solitudine. Avessero saputo chi gli avrebbe fatto visita poco più di un secolo dopo, non credo sarebbero stati in grado di tenersi molto concentrati durante le loro meditazioni: i Vichinghi! Le vicende di conquiste, scorrerie ed invasioni norvegesi, scandinave, svedesi e danesi si interpretano alla luce della storia e della saga che di volta in volta piace narrare. I vincitori indiscussi sono gli Aesir (le divinità nordiche), gli huldufolk (“il popolo nascosto”), i Geyser, i funghi, il ghiaccio, la neve e le pulcinelle di mare.

In Islanda se vi perdete in un bosco alzatevi in piedi
Islanda il porto di sera
Il porto

Gli islandesi sono un popolo fiero e temprato, orgoglioso ed indomito, dalle spalle metaforicamente larghe. Anzi: forse proprio per il loro vissuto e la natura della loro terra e della loro storia sono riusciti a conquistare una resilienza che ne fa imbattibili ed invincibili guerrieri di fronte ad ogni sfida, naturale, climatica, storica o finanziaria che sia!
Qui nulla si confonde, tutto resta nitido e distinto. Non esistono sfumature: il mare è blu, il cielo plumbeo, la terra nera, la roccia grigia, l’erba verde e i fiori si organizzano ben saldi, con le loro radichette, in chiazze lilla di lupini e gialle di ranuncolo di brughiera. Un detto recita “se vi perdete in un bosco islandese, alzatevi in piedi”! Gli alberi sono pochi e coraggiosi, si mantengono bassi sotto vento e non offrono nulla di se alla neve, che cercherà dove stendersi e appendersi. Anche le betulle si fanno nane ed i salici restano in cespuglio.

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Islandesi grandi bevitori
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La Cattedrale di Reychiavik

Mi trovo a Reykjavik, un subbuglio di edifici moderni e di grattacieli che nel dopoguerra avevano la funzione di manifestare, arroganti e fuori contesto, la potenza del progresso scalzante le tipiche casette in legno e lamiera ondulata. Il clima è mutevole: non è proprio pioggia quella che mi fa arricciare i capelli, è più una nebulizzazione che agli islandesi non fa nemmeno aprire gli ombrelli. Sono alla stessa latitudine della Siberia ma il clima è temprato dalla vicinanza del mare e le temperature si mantengono attorno allo zero anche d’inverno.

La vera sfida fisica immagino quindi sia la totale mancanza di luce invernale, se non fosse per quattro ore di sole al giorno. La depressione è combattuta a litri d’alcool, stili artistici di cui gli abitanti dell’isola paiono tutti hobbisti incalliti e creativi artigiani di qualsiasi materiale possa essere assemblato, elaborato, intagliato e modellato, giri in macchina a scopo “rimorchiativo” e bevute collettive. È gente cordiale ma molto campanilista, credono nelle fate e nei mostri marini, ma non si lasciano più invaghire dalle sirene della finanza internazionale, a cui hanno sbarrato diverse strade, pur accettando quella europea.

Gli islandesi sono luterani ma si affidano a Odino, Thor e famiglia
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La valle di Thingvellir è il simbolo della coscienza islandese

Donne e uomini vengono considerati alla pari in ogni ruolo e comportamento e le sovvenzioni sociali fanno da cuscino e da coperta per ogni difficoltà e caso di bisogno. Si dicono luterani ma si affidano di volta in volta a Odino, Thor e famiglia per le loro personali necessità, liberi poi di offendersi se non vengono esauditi. Non vogliono che i loro geni si mescolino troppo oltre i confini nazionali (tanto da non riportare più in patria esemplari del loro cavallino, nel caso ne escano), ma credono nell’esistenza e nella convivenza con un popolo nascosto, composto da gnomi, fate, folletti e trolls.

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VulcaniGli islandesi hanno vulcani e fiordi, hanno pecore e balene, hanno birre locali ed uno yoghurt fantastico che si chiama skyr, ma sono i primi bevitori al mondo di Coca Cola. Godono di silenzi sconfinati e paesini graziosissimi. Ricavano il 100% di energia da fonti rinnovabili ma si fanno influenzare dalla americanate gastronomiche e si rimpinzano di pommes e hot dog. Vantano il più alto tasso di alfabetizzazione ma gli studenti iniziano l’università solo a 20 anni e nei week end “festeggiano”. L’ambiente è protetto e la ricerca è all’avanguardia ma i primi ad essere inconsapevoli della sconvolgente bellezza della loro terra sono proprio loro, gli islandesi. Il mio andarne alla scoperta sarà un continuo ed interessante confondersi di estremi e mondi… sempre se intanto il cielo non mi cade addosso. (1-continua)

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