Quali i segreti di un cambiamento di rotta a 360° che ha del miracoloso? La risposta è racchiusa in un nome:Sheick Mohammed Bin Rashid Al Maktoum. Lui è l’amato sovrano che governa il Paese, l’illuminato che ha avuto la modestia e l’intelligenza di capire che con il know-how europeo, una buona dose di petrodollari, idee e progetti arditi, avrebbe cambiato il volto, la storia e il futuro della sua terra. Lo sceicco è la mente progressista del Dubai, un piccolo stato di quattromila chilometri quadrati situato nel sud-est della penisola Arabica. Ha ereditato la nazione dal padre che aveva fatto di Dubai City un esclusivo porto navale per le merci della Corona Britannica provenienti dall’India. Ma questa prerogativa non sarebbe stata sufficiente a proiettare il Dubai nel nuovo millennio. Al Maktoum è stato anche fortunato. Nel 1966, sotto la sabbia ardente, è stato scoperto il petrolio, e l’oro nero è alla fine risultato un altro importantissimo mattone sul quale edificare un impero ordinato, sicuro, moderno.
Il deserto visto da Lawrence d’Arabia e da Faisal
“Cos’è che l’attrae del deserto?” chiese il principe Faisal a Lawrence d’Arabia. “E’ pulito.” rispose l’avventuriero. “Lei deve essere un altro dei tanti inglesi innamorati del deserto, come Oudney, Gordon di Kartoum. Gli arabi non amano il deserto. Noi amiamo l’acqua e il verde degli alberi. Nel deserto invece non c’è niente e il niente non lo vuole nessuno.”
Al Maktoum deve aver riflettuto a lungo su questo dialogo e ha trovato la chiave giusta per aprire il forziere di Alì Baba: giardini ovunque, prati e fiori come in una favola orientale da mille e una notte; palmeti e buganvillee rubano lo spazio al deserto trasformandolo in un miracolo. E tutto questo grazie ai fantascientifici dissalatori che forniscono acqua dolce per bere ed irrigare. Così, con i petrodollari investiti con araba saggezza e l’acqua estratta dal mare, il Dubai ha cambiato fisionomia.
Shopping e affari di giorno e di notte
Oggi questo stato ha una city modernissima, una rete viaria avveniristica; vanta il primo campo da golf del Medio Oriente e il quinto al mondo per superficie, ha uno Yacht Club degno di questo nome, spiagge splendide, hotel e ristoranti di alto profilo e di ogni genere, una moltitudine di negozi e di shopping center da far invidia a Singapore e a Hong Kong. E tutto con prezzi da vera concorrenza. I suoi negozi sono un duty-free su larga scala dove “supersconto” è la parola d’ordine. In questo paradiso fiscale c’è un’offerta inimmaginabile per ogni articolo: dall’oro, alle pietre preziose, all’high-tech americano e giapponese.
A Dubai City, in Al Fahidi Street e nella zona di Beniyas Square, centinaia di negozi scioccano il turista con giochi di luce e offerte sempre più basse e quindi competitive: l’ultimo modello di videotelefono, la micro TV da polso, il micro lettore CD. Insomma, tutto quello che può far gola a un europeo, qui si trova. Per non parlare degli ultimi modelli della Haute Couture firmati Armani, Gucci, Tommy, Dior che costano meno che da noi. E nel mese di marzo, via alle liquidazioni, ai prezzi pazzi, al tre-per-due; scoppia lo “Shopping Festival”, una mega promozione per ogni genere d’acquisto, accompagnata da lotterie, da vincite colossali: lingotti d’oro, Mercedes ultimo modello, messi in palio per la stupefatta gioia dei compratori.
Ma il passato sopravvive
Questa modernizzazione forzata e la corsa verso un modello supertecnologico di civiltà, non hanno cancellato le tracce di un passato che oggi appare quasi anacronistico. Basta passeggiare lungo il Creek, un canale marino di dodici chilometri che divide, come un fiume, in due Dubai City, per fare un salto a ritroso nel tempo. Qui sono ancorati i Dhow, grandi barconi di legno, carichi di salsedine e di merci provenienti dall’India, dall’Iran, dall’Asia. In questa linea di mare, sotto i grattacieli di vetro dalle architetture ardite, si ritrovano facce vecchie di secoli, modi di contrattazione e merci che si pensavano oramai estinti. Nella strada dell’oro, in Sikkat Al Khail Street, le donne arabe velate si muovono come fantasmi di un recente passato, abbagliate, come falene, dallo scintillio del nobile metallo. Si spostano silenziose, sotto lo sguardo vigile dei loro uomini, alla ricerca, tra le vetrine scintillanti, di un monile che possa in qualche modo ripagarle della loro antica e passiva sudditanza muliebre.
Il lusso come biglietto da visita
Il Dubai ha altri piccoli gioielli incastonati nel suo blasone: deserto e mare. Decine di chilometri di spiagge sono una recente e valorizzata scoperta. Nella zona di Jumeira, l’interminabile spiaggia ospita tre hotel “must” di gran lusso: il Royal Mirage in stile moresco, il Jumeirah Beach dalle morbide linee avveniristiche e l’incredibile Burj al Arab, famoso in tutto il mondo per la sua architettura futurista, il vero hotel del millennio: una elegantissima, costosissima e divertente Disneyland dell’hotellerie dubaiana. Il deserto è dietro l’angolo, bastano poche decine di minuti di fuori strada per trovarsi nel grande vuoto, nel mare di sabbia dove non s’immerge il remo, come recita il Corano. Sulle grandi dune si possono compiere evoluzioni sulla sabbia fine con uno sand-board, oppure si può aspettare il tramonto (e la cena araba) tra i tappeti di una tenda, dopo aver assistito a una incruenta emulazione di caccia nel deserto con il falcone. Il sogno, tra queste dune dubaiane, è senza dubbio quello di trascorrere una giornata nel più esclusivo hotel del Medio Oriente: Al Maha. Tra le sabbie infuocate, come un miraggio, sono sorti dei bungalow elegantissimi, a forma di tenda beduina; una sintesi tra cultura araba e comfort europeo. Arredamento raffinatissimo, piccoli giardini, piscina in ogni suite, cibo cinque stelle: tra dune, palmeti, gazzelle e orici (le gazzelle dalle corna a sciabola) che pascolano tranquille.
Oltre la capitale, tra i piccoli Sceiccati
Vale la pena effettuare un piccolo viaggio tra gli emirati confinanti.
Si può visitare lo stato di Sharjah, uno stato-giardino molto curato con modernissime costruzioni, come la piazza del Corano e l’aeroporto a forma di moschea di recente costruzione. Attraversate le brulle montagne dell’Ajjar, ecco lo Sceiccato di Fujairah, che offre qualcosa di più oltre i metafisici panorami del deserto. Tra le montagne restano i segni di un passato di conquista e di difesa caratterizzato da antichi castelli e da torri d’avvistamento. Sulla costa si trovano spiagge come quella di Sandy Beach, un luogo romantico dove un faraglione sovrasta la lunga striscia di sabbia, dotata di ogni comfort e di un mare pulito e dalla placida bellezza.Alle cinque, quando il sole inizia a tramontare dietro il minareto della moschea di Jumeira, a Dubai City, il muezzin chiama a raccolta i fedeli. Pregano inginocchiati rivolti verso La Mecca, benedicendo Allah, ringraziandolo per aver concesso loro di essere sudditi dello Sceicco Al Maktoum e per aver fatto sbocciare il grande “fiore” Dubai tra la sabbia del deserto.
Notizie utili
Ente del Turimo:https://www.visitdubai.com/itDocumenti:
Passaporto valido tre mesi e visto concesso ai cittadini italiani alla frontiera del Dubai.
Valuta:
Il Dirham, moneta locale che vale circa 0.35 Euro
Lingua:
arabo e inglese
Periodo migliore per la visita:
Gennaio-Maggio, Settembre-Dicembre
Come arrivarci:
La compagnia di bandiera Emirates (www.emirates.com), considerata dagli esperti e dalle riviste
specializzate la migliore del mondo per comfort, puntualità e modernità degli aerei, collega Milano e Roma a Dubai City con voli giornalieri.