Campagna, un lavoro da “giovani”
Non solo. Sono sempre di più i giovani che avviano imprese in campagna. Quasi centosette mila gli under trentacinque che nel 2003 hanno aperto un’azienda agricola, confermando che sono i giovani a rappresentare la componente più dinamica del settore, anche se hanno maggiori difficoltà nell’acquisto della terra.
La mancanza di dati nel settore del turismo in campagna – fatto salvo il ramo agrituristico appena descritto – e l’auspicio che una legge quadro possa uniformare le sedici leggi regionali attualmente esistenti (oltre alla legge provinciale della Provincia autonoma di Trento) sono stati elementi importanti per l’istituzione di un Osservatorio Nazionale sul Turismo in Campagna, una delle novità ufficializzate nell’edizione 2004 della Borsa (che ha ospitato un workshop per l’incontro e le contrattazioni tra gli operatori turistici italiani e stranieri della domanda e dell’offerta).
L’Osservatorio è nato con l’intento di dare omogeneità ai dati e alle statistiche, produrre analisi e valutare le tendenze del turismo “verde” studiando l’evoluzione dei fenomeni.
La cultura dell’agriturismo
“Se l’agriturismo ha rappresentato nel 2003 poco più dello 0,5% delle imprese agricole in attività (circa due milioni quelle censite dall’ISTAT) con ampi margini di crescita” avverte Andrea Negri “attenzione: i rischi ci sono e non sono da sottovalutare. Il settore è fragile e va rafforzato.
Per risultare positiva, la crescita deve mantenere certe caratteristiche; il problema non è tanto aprire un agriturismo, ma gestirlo. L’azienda agrituristica non deve solo essere avviata da un agricoltore, ma deve rimanere legata all’agricoltura, deve promuovere l’immagine di un vincolo stretto con il territorio, che si rifà alla grande tradizione della provincia italiana.”
Il presidente dell’Anagritur sostiene anche che la cultura dell’agriturismo va distinta da quella del turismo in campagna, che comprende realtà come i campeggi, gli alberghi rurali, i Bed & Breakfast, gli affittacamere, gli ostelli.
“La valorizzazione e la tutela dell’ambiente e lo sviluppo di una buona cultura dell’ospitalità” prosegue Negri “sono due capisaldi dell’agriturismo, ma anche il recupero della tradizionale cucina contadina è una strada da percorrere meglio, per mantenere l’identità agrituristica. E quando si esce dai confini delle produzioni tipiche del territorio, meglio ricorrere alle merci ecosolidali, prodotte da un altro agricoltore in un’altra parte del mondo, spesso in modo biologico.”
Turismo di tendenza
Nato come turismo economico, l’agriturismo è oggi un settore di nicchia e presenta un’offerta multiforme e in rapida diversificazione. La nuova sfida è catturare i turisti emergenti che se nel mondo sono risultati, nel 2003, intorno ai cento milioni, in Italia potrebbero costituire un’interessante fetta di quel 38% che lo scorso anno ha deciso di rimanere nella nostra penisola per le vacanze.
Se i colletti bianchi e i laureati sono i clienti tipo delle aziende agrituristiche italiane, anche la presenza giovanile cresce: cinquecentomila persone tra i diciotto e i trentacinque anni hanno trascorso le ultime vacanze natalizie in tali strutture ricettive.
Le motivazioni che portano a scegliere questa tipologia di vacanza?
Prevalentemente due: qualità ambientale e opportunità eno-gastronomiche. Sarà perché le vacanze sono sempre più “short break” e la campagna si offre come rifugio ideale per un fine settimana, sarà perché gli scenari internazionali non rassicurano, fatto sta che quelle in campagna (in Italia) sono oramai vacanze di tendenza. E finalmente una tendenza “che fa bene”.