Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Va di moda il Turismo in Campagna

Nell’opulenta campagna maceratese, poco prima della stagione estiva, si è svolta la terza edizione della “Borsa Italiana del Turismo in Campagna”. Luogo dell’incontro: la famosa e seducente Abbazia di Chiaravalle di Fiastra

Lo scenario dell’incontro: l’abbazia di Chiaravalle di Fiastra

La facciata dell'Abbazia
La facciata dell’Abbazia

Grandiosa e semplice al tempo stesso, severa nella tipica architettura cistercense, l’abbazia di Chiaravalle di Fiastra (ancora abitata da una manciata di monaci dell’ordine) è circondata da un bosco secolare di cento ettari, la Selva, cuore della Riserva e ultimo esempio di quella foresta che fino al XVIII secolo ricopriva l’intera fascia collinare delle Marche, e da un parco.
Fondata nel 1142, l’abbazia cistercense ebbe grande splendore per tre secoli promuovendo lo sviluppo economico, sociale e religioso di una vastissima area (arrivando ad avere fino a trentatré fra chiese e monasteri dipendenti) e divenendo tra le più importanti della penisola.
La chiesa, dedicata a Santa Maria di Chiaravalle di Fiastra, ha proporzioni monumentali: settantadue metri di lunghezza, venti di larghezza, venticinque d’altezza. Che rappresenti un magnifico quanto tipico esempio del periodo di transizione dal romanico al gotico si coglie al primo sguardo: la sobria facciata in laterizio ornata da un rosone in pietra e da un portale marmoreo e preceduta da un nartece; l’interno a tre nude navate con le campate impreziosite da elaborati capitelli.

Il chiostro
Il chiostro

A fianco della chiesa sorge il monastero con il grande chiostro della fine del Quattrocento (che ha ospitato gli stand degli espositori della Borsa) la sala delle Oliere, dove si conservava l’olio prodotto dall’abbazia, che ospita un piccolo museo archeologico con reperti provenienti dalla vicina Urbs Salvia (che fornì materiale di reimpiego per la costruzione del complesso monastico).
Quindi il refettorio di ampie dimensioni con la volta sostenuta da sette possenti pilastri ricavati da colonne romane; l’austera sala del Capitolo, le grotte che erano le antiche cantine dell’abbazia, il Museo della civiltà contadina in quello che era l’ospizio dei pellegrini e il Museo di storia naturale nel già dormitorio dei pellegrini.
Sul lato meridionale del monastero si erge il sontuoso Palazzo dei principi Giustiniani-Bandini, edificato all’inizio del XIX secolo su progetto dell’archietto Ireneo Aleandri (autore dello Sferisterio di Macerata) ricco di decorazioni, affreschi e mobili d’epoca.
La nobile famiglia era infatti subentrata nel 1773 ai gesuiti che a loro volta si erano sostituiti ai cistercensi i quali avrebbero ripreso possesso del monastero solo nel 1985, anno in cui venne istituita la Riserva sulla proprietà della Fondazione Giustiniani-Bandini, creata dall’ultimo erede della famiglia.

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La massima testimonianza archeologica delle Marche

Urbs Salvia, rovine della città romana
Urbs Salvia, rovine della città romana

Urbs Salvia. Una grande e potente città romana a nemmeno cinque chilometri di distanza dal luogo in cui sorge il complesso monastico di Chiaravalle di Fiastra. All’incrocio di due importanti strade, una delle quali è oggi la statale numero 78 che punta diritta al cuore dei Monti Sibillini (che stupisce non poco notare perfettamente innevati all’inizio di maggio) ecco la città romana, fiorente nel II secolo a.C..
Fu rasa al suolo da Alarico nel 408-410 d.C. (le sue rovine sono citate nella Divina Commedia) per essere ricostruita in età medievale sulla cima di una collina a dominio del fiume Fiastra. Per la visita si segue un percorso che dal borgo medievale, dominato dalla rocca, scende fino all’area sacra. Qui un grande tempio con un criptoportico, custodisce nel corridoio sotterraneo importanti resti di affreschi in corso di restauro.
Nel Parco archeologico di quaranta ettari, il più importante delle Marche, si conservano anche rovine di torri e cortine delle imponenti mura romane che in alcuni punti raggiungevano i cinque metri di altezza, unitamente al serbatorio dell’acquedotto, all’anfiteatro (ben conservato e dall’acustica perfetta, che ospita ogni estate una rassegna di teatro classico) e l’imponente teatro, forse il più importante monumento della città.

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