Un Museo per il “figlio” dell’uva
Per continuare il discorso sul vino basta visitare il Museo Enologico Sudtirolese, che racconta in modo chiaro la viticoltura di montagna, sia con oggetti (brocca in legno, boccale dei principi elettori, botti, torchi) sia con fotografie, documenti, immagini e ricostruzioni. Particolari curiosi sono gli ex voto sul trasporto del vino e il costume del “saltner”, il guarda-vigneti. Una figura scaramantica, con denti d’orso come amuleti e un copricapo con pelli di marmotta e penne di vari uccelli, oltre al bastone.
Infine i palazzi storici, le case del centro, i masi. Case storiche con portali decorati, finestre con cornici di pietra o marmo, scalinate e logge, bovindi e cortili interni. Ce n’è per tutti. Dalla centrale Via dell’Oro alla Piazza del Mercato, ai portici. Con curiosità di colore, come quella relativa a Casa Ambach, il cui proprietario chiese e ottenne di buttare giù un angolo della casa del vicino che gli copriva la vista del campanile e del suo orologio.
“Wein.Kaltern”, cioè “vino punto Caldaro” (un grande punto rosso, che fa da marchio all’iniziativa) è quindi un valido progetto per interpretare e comunicare un paesaggio e un territorio. E si esprime con una segnaletica particolare: monoliti di porfido rosso, con il “punto rosso” agli ingressi del territorio e targhe in plexiglass sugli edifici interessati, fanno subito capire che qui si fa sul serio.
Il punto rosso è un filo per seguire, non solo su ristoranti e cantine, ma anche su dépliant, bicchieri e bottiglie. In attesa del prossimo Centro del Vino che promette meraviglie.
Percorsi di lago e di montagna
Lago di Caldaro
Il “Seewanderweg zum Kalterersee” (sentiero intorno al lago, sei chilometri) spiega a meraviglia le potenzialità di questo luogo. Un lago non grande, completamente verde dei frutteti, delle vigne, dei boschi del parco naturale; una via sterrata che lo circonda offrendo viste idilliache anche sul paese.
La possibilità di andare a piedi, in bici e di fermarsi nei punti di osservazione degli uccelli (come il simpatico svasso maggiore) o di anfibi (rana verde, salamandra) o di fiori (giaggiolo giallo) tra le canne del biotopo. E, in più, da aprile a settembre, bagni e tuffi in un’acqua sufficientemente calda da risultare stimolante.
Passo della Mendola
Si può salire al passo della Mendola, sia a piedi sia con la funicolare che ha già compiuto i suoi primi cento anni. Funicolare storica, quindi, come storico è il Grand Hotel al passo, frequentato dalla nobiltà dell’Impero. Da qui un sentiero porta al Penegal, a 1738 metri, che permette di spaziare dalla Bassa Atesina alle Dolomiti.
Termeno e gli altri
Appiano sta più a nord, Termeno sta più a sud. Sono gli estremi di un percorso che ricalca i temi visti per Caldaro: paesaggio, architettura e vino. Vale la pena dare un’occhiata. Da San Michele (centro di Appiano, che ha numerose frazioni), con la cappella Gleif (punto panoramico), i vicoli dei vinificatori, i palazzotti nobiliari, il castello del XII secolo. Fino a Termeno, la patria del vitigno “traminer”, che si vinifica in rosso, rosato, bianco e aromatico. Qui si può gustare il migliore “gewürztraminer” e salire al Kastelaz (castello “sociale”, rifugio degli abitanti, poi distrutto) per vedere i famosi affreschi dell’abside della cappella, un bestiario medievale in piena regola.