La riduzione del territorio protetto del Parco del Pollino (Basilicata-Calabria) di novemila ettari, è l’ultima azione “scellerata” decisa dagli Amministratori dell’Ente e della Comunità del Parco, si legge nel comunicato dell’Assoturismo della Basilicata. L’equivalente di novemila campi di calcio, che perde il “valore aggiunto” di appartenere a un parco nazionale. Dopo i parcheggi in alta quota, i rifugi ridotti a macerie e lasciati marcire, le concessioni ai cacciatori, dopo i numerosi turisti che si perdono per mancanza delle più banali segnalazioni, le Amministrazioni del Parco e della sua Comunità proseguono nel portare avanti iniziative infruttuose e vane, sostiene Piero Scutari, presidente Assoturismo-Confesercenti Basilicata. Nel Parco del Pollino viene fatto poco o nulla per concretizzare uno sviluppo compatibile e duraturo; per promuovere il Parco e renderlo più frequentato; per promuovere e far conoscere i prodotti tipici, le tradizioni, gli usi locali, le atmosfere, la genuinità dei cibi, la tipicità della gastronomia e del mondo rurale, la tutela e la valorizzazione di minoranze che sono “uniche”. Tutto ciò, se integrato in un “disegno” unico, all’interno di un sistema di circuiti turistici che prevedano la tutela dell’ambiente, del paesaggio, dell’estetica, del bello, può rendere il Parco del Pollino un prodotto ambito e di valore. Le Amministrazioni di questo patrimonio, in una logica miope, decidono di “amputare” di ben novemila ettari il perimetro del Parco per accontentare qualche cacciatore. In concreto, Scutari, denuncia che: “non esiste un progetto di sviluppo integrato tra turismo e fruibilità dell’ambiente; non esistono sentieri; non esistono forme concrete di organizzazione del tempo libero legate all’ambiente e alle tradizioni; non esistono servizi; non c’è una vera possibilità di “fare vacanza nell’ambiente”; non esistono iniziative capaci di “fare sistema” e di creare un prodotto di qualità del turismo ambientale e rurale”. L’Assoturismo, conclude Scutari, porterà avanti con determinazione la protesta per evitare che il declino del Parco raggiunga un punto di difficile recupero.