La storia e la politica ogni tanto combinano buffi scherzi, inventando Stati dalle dimensioni quantomeno curiose e sistemandoli in posti impensabili. Un esempio? Andorra, circa settantamila abitanti in soli quattrocentosessantaquattro chilometri quadrati, appollaiati sui Pirenei orientali a un’altitudine media superiore ai mille metri, con passi stradali e piccoli centri abitati ben oltre i duemila.
Oltre alla Storia e alla Politica (questa volta con le iniziali maiuscole) il passato di Andorra è legato anche alla leggenda: a fondarla, nell’anno di grazia 784, sarebbe stato nientemeno che Carlo Magno (di casa sui Pirenei, vedi la vicenda di Roncisvalle) dopodiché il minuscolo Principato montano divenne un possesso feudale dei vescovi di Urgel (Catalogna, versante spagnolo e il catalano è la lingua ufficiale) e dei conti di Foix (cittadina francese ai piedi dei Pirenei).
Il Paese delle “Parrocchie”
Oggi Andorra è tuttora, almeno formalmente, un condominio franco-spagnolo, amministrato dal vescovo di Urgell e dal presidente Chirac, ma in pratica ha raggiunto una sostanziale indipendenza. Autogovernandosi con un Consiglio Generale di ventotto membri scelti in sette collegi elettorali chiamati “Parrocchie”.
L’era industriale, le moderne tecnologie e il cosiddetto commercio globale (in questo caso ulteriormente favorito dal porto franco) hanno trasformato Andorra, da un isolato paesone di pastori e contadini in una disordinata cittadona di “megastores”, supermagazzini, dutyfree, ipernegozi, ridondanti di ogni prodotto espresso dal consumismo imperante. Sulla strada principale della capitale (Andorra La Vella, ben quindicimila abitanti) montagne di stecche di sigarette fanno da sfondo a televisori e lavatrici, mentre pile di fustini di detersivi in offerta sempre più speciale nascondono impossibili “espadrillas”, le calzature di corda e tela, peraltro chiamate in Spagna “alpargatas”, tipiche dei Pirenei, ma ormai importate da Taiwan o dal Bangladesh. Il tutto per la felicità economica di francesi e spagnoli che nel tardo pomeriggio di ogni santo giorno, i primi diretti a sud e i secondi a nord, formano verso le rispettive dogane (non più severe di tanto) lunghe colonne d’auto stracariche di “shopping” suggerito dai costi e dalle ridotte tasse locali (i gallici imbarcano prevalentemente Pernod e Pastis, gli iberici computer e televisori).
Superfluo segnalare che tanto giro di denaro ha reso Andorra una sorta di “El Dorado” dei traffici, dal quale sono spuntati ristoranti vietnamiti e “bodegones” andaluse con flamenco incorporato, fast food al neon e pubs con ricercate birre e wkiskeys raffinati.
Natura integra e sport della neve
Ma Andorra non è soltanto acquisti dutyfree, sebbene il nostrano turista che la visitasse, durante un giro nel sud della Francia o nel nord della Spagna, con uno shopping mirato si pagherebbe la benzina per recarvisi e tornerebbe a casa con le provviste. Alla vista del viaggiatore si aprono panorami maestosi e nuovi per chi è abituato alle nostre Alpi. Sui Pirenei non sono frequenti le cime aguzze sovrastanti valli strette e rocciose, mentre prevalgono monti a panettone, più per escursionisti che per scalatori. Tra tanta montagna, nei mesi invernali lo sci diventa ovviamente lo sport principale e non è fuori luogo suggerire ai nostrani discesisti qualche slalom sui Pirenei.
La sola Andorra vanta sei stazioni sciistiche (alcune oltre quota duemila e cinquecento metri) duecentoquarantasette chilometri “sciabili” e centocinquantadue piste, oltre a novantun impianti di risalita e ben ottocentoventitré “cannoni sparaneve”.
Le chiese, gioielli del Principato
Il lungo isolamento di vallate e altopiani non ha impedito lo sviluppo di una cultura che si è soprattutto espressa nelle costruzioni religiose, alcune certamente “naif”, come il maestoso, avveniristico Santuario di Nostra Signora di Meritxell (opera dell’architetto catalano Ricardo Bofill) ma proprio per questo più semplici e genuine. Il romanico-longobardo domina sovrano e tanti esempi di questo delicato stile, esportato dai Maestri (meglio dire capomastri) della nostra Lombardia (si pensi al più famoso di loro, Ramòn Lombard), si propongono nelle chiese, cappelle e campanili, vere scoperte per il piacere del viaggiatore in visita nel Principato.
Tra i molti edifici che meritano una sosta, si potranno ricordare Sant Joan de Casellas, Sant Romà de les Bons, Sant Cernì de Nagol, Sant Miguel d’Engolasters, Sant Climent de Pal, Sant Martì de la Cortinada, per finire con la celeberrima chiesa di Santa Coloma, alla periferia di Andorra la Vella, col suo inconfondibile campanile cilindrico. Tutti monumenti “protetti” dalla Casa de la Vall, sede delle riunioni di governo e museo storico della valle.
Info: https://visitandorra.com/it/
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