Giovedì 25 Aprile 2024 - Anno XXII

L’università di Bologna studia i coralli delle Maldive

Da una prima indagine emerge che i danni causati dallo tsunami sono limitati. E si potranno recuperare in tempi brevi

L’università di Bologna studia i coralli delle Maldive

I ricercatori del Marine Science Group dell’università di Bologna hanno compiuto un’indagine preliminare sul sistema corallino delle Maldive dopo il maremoto. Nei giorni tra l’11 e il 15 gennaio, il gruppo di ricerca del dipartimento di biologia evoluzionistica sperimentale ha effettuato, su richiesta delle autorità delle Maldive, un’analisi del fondale tramite videoriprese e snorkelling. I risultati, divulgati dopo l’elaborazione alcuni giorni fa, mostrano che le conseguenze sull’ecosistema corallino del terribile maremoto del 26 dicembre sono meno allarmanti di quanto ci si aspettasse. “I danni rilevanti rappresentano una frazione minima dell’intero sistema corallino ed è ipotizzabile che possano essere recuperati nell’arco di pochi anni”, ha detto Stefano Goffredo, ricercatore del Marine Science Group.
Tramite videotransetti collocati in profondità e osservazioni subacquee, gli operatori del gruppo bolognese, hanno studiato due atolli, Malè Nord e Sud, nella zona centrale delle Maldive. L’Atollo Nord sembra non abbia subito danni di rilievo: l’ipotesi dei ricercatori è che l’isola di Sri Langka abbia contribuito a frenare la corsa dell’onda anomala, che quindi è stata meno sentita a nell’area settentrionale delle Maldive. L’atollo meridionale, più esposto, ha riportato conseguenze di un certo peso: le riprese hanno rilevato coralli spezzati, frantumati o addirittura divelti, parti del reef, il banco localizzato all’interno dell’atollo, franato.
Lo studio sottolinea che, ipotizzando che tutti i 35,6 chilometri di questo atollo siano stati danneggiati, l’incidenza sull’intero sistema sarebbe del 5,7 per cento. Un danno “relativamente basso”, che potrebbe essere recuperato nell’arco di alcuni anni, meno di dieci, secondo i ricercatori. “Le larve provenienti dalle aree riproduttivamente attive potranno ricolonizzare gli spazi vuoti che si sono generati nelle aree danneggiate, ricostituendo così la biodiversità orignale”, ha spiegato Goffredo.  
“Nonostante la mancanza di dati scientifici, l’informazione mediatica riguadante lo stato dell’ecosistema corallino nei giorni immediatamente successivi al maremoto è stata a volte catastrofista”, hanno aggiunto i ricercatori. C’è invece da precisare che “la percezione dell’ambiente da parte del turista appare immutata”.  I primi risultati della ricerca “possono servire come punto di partenza per la pianificazione di studi di approfondimento e possono contribuire alla diffusione di un’informazione corretta sullo stato del reef alle Maldive, utile al rilancio dell’economia locale”.

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