Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Ma che tipici questi marchigiani…

C’è anche un’Italia che dà… Monterubbiano Che belli, quei panorami della Valdaso, campi e boschi, sui colli castelli e campanili, borghi medioevali ripittati e puliti, sindaci e politici dei campi senza spocchia e puzza sotto il naso. Ti aspettano e ti accolgono a Monterubbiano, Moresco, Ortezzano, gente pulita, il loro benvenuto è genuino, entusiastico, pochi interessi immediati nel riceverti e comunque di poco conto: sarà mica questa la vera Italia, appetto a quella che vedi in Montenapoleone piuttosto che in via Manzoni, incazzati indaffarati intruppati a far soldi dopodichè non ce la fanno ad arrivare a fine mese? In politica … Leggi tutto

C’è anche un’Italia che dà…

Monterubbiano
Monterubbiano

Che belli, quei panorami della Valdaso, campi e boschi, sui colli castelli e campanili, borghi medioevali ripittati e puliti, sindaci e politici dei campi senza spocchia e puzza sotto il naso. Ti aspettano e ti accolgono a Monterubbiano, Moresco, Ortezzano, gente pulita, il loro benvenuto è genuino, entusiastico, pochi interessi immediati nel riceverti e comunque di poco conto: sarà mica questa la vera Italia, appetto a quella che vedi in Montenapoleone piuttosto che in via Manzoni, incazzati indaffarati intruppati a far soldi dopodichè non ce la fanno ad arrivare a fine mese? In politica si studia (ma lo studio è sempre teoria) che comunismo vuole (o voleva?) dire Stato, niente iniziativa e tantomeno proprietà privata, grandi Piani Economici. Poi vai nelle rosse Marche e non si contano aziende, miniindustrie, ex operai che si son messi in proprio, grassotte giacenze in banca, benessere da palla avanti e pedalare, il resto è tutto blablabla.
Altrove, nel Belpaese, se si parla di cafoni non è il caso di parlare di cultura. Vai allora a capire perché nelle agricole Marche a metà ‘800 (e sotto i Papi mica girava er libbero pensiero) si contavano più di 100 teatri (adesso in gran parte ristrutturati, delizioso quello di Porto San Giorgio). Per carità di patria chiudo quest’ode alla civiltà marchigiana appetto alla neobarbarie milanese.
Non voglio infierire. E tanto meno profetizzare ai miei concittadini che se sotto la madunina continuano a scannarsi sì indegnamente per la conquista della appena rifatta Scala, l’anno prossimo per godersi un’opera dovranno finire in qualche teatro marchigiano (beninteso dopo un’accurata visita – e acquisto di ciauscolo incorporato – di Tipicità).

LEGGI ANCHE  Perù: non solo Inca (1)
Condividi sui social: