Giovedì 21 Novembre 2024 - Anno XXII

L’orto botanico Braidense

Orto Botanico

A Milano, un’oasi di pace in pieno “centro città” dove passeggiare, meditare o leggere, immersi in un silenzio irreale tra alberi maestosi, aiuole con cespugli, specie erbacee e un boschetto selvatico. Nel vecchio quartiere di Brera

Giardino Botanico di Brera foto di Daniel Ventura
Giardino Botanico di Brera foto di Daniel Ventura

Nato dalla trasformazione dell’ex giardino dei gesuiti del palazzo, per volere di Maria Teresa d’Austria che intendeva dare impulso allo studio della botanica officinale, solo da pochi anni l’Orto Botanico ha ripreso a funzionare valorizzando il suo carattere di giardino storico.
La scarsità di spazio, che rende impossibile esporre un gran numero di specie come nei normali orti botanici, esalta però esemplari di piante arboree significativi per la loro antichità, la loro bellezza e le loro grandi dimensioni.
Ideale per mamme con bimbi in carrozzina (con un’unica accortezza: in autunno, occhi al cielo per le grosse noci che cadono come proiettili), frequentato dagli studenti dell’Accademia Braidense di Belle Arti che si sistemano a studiare tra le sculture che lo punteggiano, ristrutturato infine nel 2001, l’Orto Botanico di Brera è quasi sconosciuto.

L’orto Botanico, un giardino storico…

Giardino Botanico foto di Daniel Ventura
foto di Daniel Ventura

Dieci anni fa era un bosco. Oggi è un piccolissimo polmone verde inserito nel grande complesso culturale del palazzo di Brera, che ospita la Pinacoteca, l’Osservatorio Astronomico, la Biblioteca Braidense e l’Accademia. Cinquemila metri quadrati abbandonati per lunghi anni, aperti al pubblico solo nel 1998 e mantenuti volutamente selvaggi.Per le dimensioni ridotte, assomiglia più a un giardino storico che a un vero e proprio orto botanico; lo spazio limitato disponibile per le coltivazioni è poi ulteriormente ridotto dalla forte ombreggiatura degli alberi secolari. E’ un giardino popolato da splendidi giganti: un tiglio (Thylia tormentosa) alto oltre trenta metri, una firmiana (Firmiana platanifolia) dell’Estremo Oriente coronata, a grande altezza dal suolo, da una cupola formata dalle ampie ed eleganti foglie. Poi enormi noci americani (Juglans nigra), due ginkgo biloba (Ginkgo biloba) “fossili viventi” come Darwin chiamava questa famiglia di piante preistoriche; un maschio e una femmina imponenti, coevi alla fondazione dell’Orto e tra i primi esemplari importati in Europa dalla Cina, completi di numerosissimi gingko biloba germinati sotto la femmina. Poi una rottura di tanta verticalità: il mastodontico noce del Caucaso (Pterocarya fraxinifolia) che non supererebbe i cento anni d’età, si sviluppa prevalentemente in orizzontale contrariamente agli altri alberi dell’orto che si protendono verso il cielo per catturare la luce. Ecco i più significativi degli oltre duecento esemplari tra alberi e arbusti.

…dal nome longobardo

Botanico Settecentesche le due vasche ellittiche
Settecentesche le due vasche ellittiche

Brera deriva da “braida”, campo erboso, un termine di probabile origine longobarda utilizzato nel Medioevo.
Nell’anno 1171 sullo spiazzo erboso fu edificata la casa degli Umiliati, che si costituì poi in ordine religioso, con tanto di monastero, chiostro e chiesa, abolito per volontà di San Carlo Borromeo e sostituito nel 1572 da quello dei Gesuiti, che crearono un giardino con piante medicinali e frutteto. Soppressa nel 1773 anche la Compagnia di Gesù, il complesso di Brera passò allo Stato e l’allora governo austriaco decise di valorizzarne la funzione educativa. Se il Collegio di Brera divenne una scuola laica, alla quale fu aggiunta la Biblioteca, mentre era appena stato fondato l’Osservatorio Astronomico e nel 1776 sarebbe stata aperta l’Accademia di Belle Arti, risale al 1774 l’istituzione dell’Orto Botanico.

La struttura dell’Orto Botanico

Giardino Botanico foto di Daniel Ventura
foto di Daniel Ventura

L’incarico di fondarlo era stato affidato al frate dell’ordine vallombrosano Fulgenzio Witman dall’imperatrice Maria Teresa d’Austria che, tra le varie istituzioni scolastiche del palazzo, attribuiva particolare importanza alla scuola di Botanica. Il frate progettò la trasformazione dell’ex giardino gesuitico in Orto Botanico (avvalendosi per la serra della consulenza di Giuseppe Piermarini, l’architetto del Teatro alla Scala) privilegiando la coltivazione di piante officinali con fini didattici per gli studenti di medicina e farmacia (ai quali insegnò botanica officinale) con l’intento inoltre di provvedere al parziale rifornimento della Spezieria di Brera, di pubblica utilità per i cittadini. La funzione dell’Orto per la didattica delle piante medicinali fu mantenuta anche oltre la parentesi napoleonica, durante la quale vennero coltivate piante di paesi lontani e il giardino fu aperto alla cittadinanza. Di proprietà dello Stato, l’Orto è oggi gestito dall’Università degli Studi di Milano (dipartimento di Biologia).

Giardino Botanico foto di Daniel Ventura
foto di Daniel Ventura

Un giardino di fine Ottocento addormentato: ecco come si presenta al visitatore l’Orto Botanico di Brera. La sua struttura rimanda però ancora a Witman, con il terreno suddiviso in tre grandi riquadri, due dei quali presentano al centro una vasca per il rifornimento idrico e il terzo è a prato, circondato da alberi tra i quali è stata recentemente riproposta, in via ipotetica, la “terza vasca” – che dai dati storici avrebbe dovuto essere costruita all’epoca – con panche e sculture in legno che richiamano, nella disposizione, la forma degli altri due bacini. Sul lato nord dell’Orto si trova la serra di origine settecentesca, realizzata verso la metà dell’Ottocento, della quale resta memoria nei due avancorpi neoclassici risparmiati dalla seconda guerra mondiale ma modificati nel dopoguerra, utilizzata da mezzo secolo dagli allievi dell’Accademia. Rimaneggiamenti (intervenuti più volte durante la storia dell’Orto) a parte, dell’impianto settecentesco del giardino si conservano le due vasche gemelle di forma ellittica restaurate durante i recenti lavori di ristrutturazione dell’Orto e il complesso sistema di canalizzazioni in mattone e pietra conservato in perfetto stato, ripristinato e ancora in uso per una delle due vasche. Interventi ottocenteschi sono invece le lunghe aiuole rettangolari delimitate da mattoni e la piccola specola (1870), oggi in disuso, che ospitava lo “strumento dei passaggi”, annessa all’Osservatorio Astronomico.

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