Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Il “nuovo” traforo del Monte Bianco

Dopo sei anni di inchiesta giudiziaria, è iniziato il processo ai sedici imputati per il terribile rogo del 24 marzo 1999. Trentanove le vittime e parenti in attesa di giustizia. Con un tunnel (si spera) finalmente sicuro

Pedaggio sulla piattaforma francese del traforo del Monte Bianco
Pedaggio sulla piattaforma francese del traforo del Monte Bianco

Avranno tempo cinque mesi i giudici dell’Alta Savoia per fare chiarezza e individuare le responsabilità.
È veramente diventato il più sicuro tunnel d’Europa (e forse del mondo) il traforo del Monte Bianco, oggi? Quali sono stati gli interventi e i costi affrontati per la ricostruzione del traforo e per la sua messa in sicurezza?
Abbiamo interrogato Michele Tropiano, direttore del “Geie-Traforo Monte Bianco” dal maggio 2001 all’agosto 2004. Che ha risposto: “E’ stato riaperto all’inizio del 2002, dopo quasi tre anni di lavori dal tremendo incidente, il nuovo traforo del Monte Bianco. Una riapertura graduale: prima le automobili, in un secondo tempo i mezzi pesanti, dopo una chiusura costata alla nostra economia intorno ai duemila miliardi di vecchie Lire, in termini di perdita di produzione e di export, di calo turistico e di maggiori costi di trasporto.
L’investimento per la ristrutturazione è stato molto serio: trecento milioni di Euro, divisi tra Italia e Francia in parti uguali. La parte tecnica è stata rivoluzionata anche nell’aspirazione dei fumi; il tunnel è stato adeguato con sistemi di sicurezza basati sulla prevenzione, ma anche su modalità di intervento che sono senza dubbio all’avanguardia”.

Dal Nord al Sud dell’Europa

Ingresso del traforo, lato Italia
Ingresso del traforo, lato Italia

Facciamo un passo indietro. Come nasce il tunnel?
“Lo scopo del traforo che bucando il massiccio del Monte Bianco veniva aperto il 19 luglio del 1965, unendo l’Italia alla Francia, rappresentava la comunicazione tra i popoli, il collegamento tra il Nord e il Sud dell’Europa”  risponde Tropiano “undici chilometri e seicento metri, passando dall’altitudine di 1381 metri del versante italiano a quella di 1274 metri del versante francese; un collegamento indispensabile per la traversata delle Alpi, oggi di fondamentale importanza per la mobilità e la libera circolazione di persone e merci all’interno dell’Unione Europea. È il punto più stretto di tutta la catena alpina” continua l’ex direttore del Geie “che collega le due vallate del Bianco, l’alta Valle d’Aosta (Val Digne) e la francese alta Vallée dell’Arve. Uno snodo di culture nato prevalentemente con fini turistici. Allora erano ridotte le proporzioni del traffico di trasporto merci, che si svolgeva perlopiù per ferrovia, solo in seguito si è sviluppata la rete autostradale che per il trasporto merci è più celere in quanto senza rotture di carico.

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Sala comando, lato Italia
Sala comando, lato Italia

In termini numerici il traffico turistico del Traforo era e continua a essere molto più rilevante di quello commerciale. È una delle porte principali di accesso in automobile all’Italia, la principale sulla direttrice Roma-Parigi, rispettivamente a 760 e 612 chilometri di autostrada dai piazzali sud e nord del traforo, equidistanti da Courmayeur e da Chamonix.
Certo oggi ci sono il treno e l’aereo, ma esiste un forte interscambio turistico tra le due vallate. Il tunnel si attraversa mediamente in dodici, quindici minuti, salvo in agosto e a cavallo di Capodanno quando ci possono essere code sostanziose soprattutto nei fine settimana e secondo il tempo che fa.”

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