Mi riferisco all’articolo di Massimo Gaggi (massimo.gaggi@rcsnewyork.com) pubblicato sul Corriere del 6 maggio: Turismo, è la Spagna la Florida d’Europa nella rubrica Visti da lontano.
Dire che queste righe contengono un’antologia di complimenti nei suoi confronti, è dir poco.
Prima di tutto vivi rallegramenti per “aver parlato di turismo” sul Corriere (e pure ad alto livello). Se non si tratta di un aereo che cade (di cui al barbino compiacimento – se solo possibile – di chiosare sulle carrette dei cieli) o di una diffusa cacarella su una nave da crociera, il Corriere (a differenza dei colleghi italiani e soprattutto della stampa anglosassone, così ricca di notizie sui viaggi nelle edizioni del weekend) si guarda bene dal trattare il fenomeno Turismo (chiamalo fenomeno, è ormai unanimemente considerato la prima industria del mondo). Tanta diffidenza per paura che un eventuale (al momento non mi pare esservi) redattore turismo si becchi mazzette (tipo una crociera o una settimana in un Villaggio, con famiglia, in bassa)? Sarà, ma allora perché ci sono fior di pagine (e quindi redattori) di Auto o di Moda (un’auto in prestito o un vestito firmato non possono scapparci)? O forse il Corriere non parla di Turismo perché ancora permeato di quel rigoroso giansenismo manzoniano (condito con un pizzico di populismo: chi viaggia è ricco, ha i danèe, ma il denaro è lo sterco del diavolo …quindi…) che ispirò l’esistenza dei suoi padri fondatori? Sarà, ma allora perché recensire mutande da 200, stilografiche da 2000 e orologi da 20.000 euro?
Una voce nel deserto? Speriamo di no
Vivi complimenti, pertanto, per avere dato una sgrullata al sullodato tabù del Corriere.
Oltretutto a proposito di un argomento di grande e attuale importanza (dopo l’uscita di Tremonti sulla vendita dei litorali del sud e i siparietti pro domo propria che ne seguirono).
Mi riferisco alla bofonchiata vocazione turistica del Meridione, al Mezzogiorno d’Italia che da cenerentola del Turismo europeo dovrebbe trasformarsi nella Florida del Vecchio Continente.
Ma quando mai!?!? E stiamo ancora qui – dopo più di mezzo secolo che ne parliamo a vanvera – a prenderci in giro, solo per dare (dicunt dalle parti di Reggio Emilia) aria alla bocca? Su dai, siamo seri.
Ulteriori bravo a lei, pertanto, che è intervenuto per smascherare chi inventa balle e illude, ben sapendo di proporre cose impossibili e quindi promette sapendo di non mantenere. Qui giunti ritengo doveroso rispondere a una domanda che lei si sarà posto: ho titoli e know how per lodare e sentenziare? Beh, non sono un solone approdato al Barnum del Tempo Libero portando la borsa di qualche onorevole o distribuendo i santini di qualche candidato. Ma ritengo comunque di poter dire la mia perché ho ormai dedicato 50 anni al Turismo, come accompagnatore, tour operator e giornalista.
E dove ho precipuamente viaggiato, scritto, descritto, fotografato e raccontato? In Spagna (verso i vent’anni sono stato colpito da un virus hispanicus – dal quale spero proprio di non guarire mai – che mi ha contaminato a tal punto da spingermi alla maniacale non meno che ossessiva ricerca di ogni recondito pueblo o bricco a sud dei Pirenei). E ho viaggiato anche (parecchio) nel sud Italia (soffrendo pure qualche attacco di bile: come si può non incazzarsi alla vista dell’indegna incuria sofferta dalla Villa Romana di Piazza Armerina)?
I “limiti” del Sud
Il “Sud”, “Florida” europea, ma quando mai!?!? E perché? Elementare Watson per almeno 4 ragioni (più un’altra dozzina, ma è meglio non sparare sulla crocerossa…) elencabili in ordine di crescente importanza.
1) La morfologia. Su quello stretto stivalino che da Campania e Abruzzo si stringe sempre più (oltretutto non disteso su un breve asse sud/nord bensì obliquamente in senso nordovest/sudest) c’è poco da costruire, per di più con tutte quelle montagne che cominciano a 100 metri da una costa e finiscono a 100 metri dalla costa opposta. Si può migliorare all’impossibile l’attuale sconcio del tratturo Salerno / Reggio Calabria ma più di tanto non ci cavi (e soprattutto ti è impossibile costruire ulteriori alternative, vie di eventuale sfogo). Ma basta (sempre che si parli di Turismo di Massa) una sola strada litorale? Tiri su aerodromi con 10 piste? Si controlli (vedi Spagna) quanto incide il traffico turistico di pullman e auto private (e comunque gli attuali aeroporti andrebbero già bene, sempre che a quello di Catania –da me recentemente frequentato- fossero concesse migliorie che gli impedissero di essere paragonato a un suk mediorientale).
2) Le infrastrutture: strade, aeroporti, alberghi, ospedali, luoghi di spettacolo, cultura, assistenza alla terza età (in certe località spagnole vi sono ambulatori con medici olandesi o tedeschi, svedesi o inglesi). Si pensa a un turismo di èlite, scelto? In tal caso vale la pena investire tanti soldi? Turismo di massa? Occorre prima creare eppoi vendere, ma per creare valide infrastrutture i capitali necessari sarebbero immensi. A Torremolinos il pensionato inglese compra il quotidiano di Londra già alle 8 del mattino, poi al pomeriggio va a vedere una partita Chelse/Liverpool in tivù. Fino a poco tempo fa il giornalaio del più bel Villaggio di Copanello (Calabria) apriva alle 12 e spesso non era ancora arrivato il Corriere.
3) La malavita. Qualcuno ancora ignora che le polizze di molte assicurazioni non coprono i rischi furto lungo alcuni tratti dell’autostrada in Campania (sicchè molti Tir viaggiano in carovana come i Pionieri nel Far West per paura di Toro Seduto)? Si è mai domandato qualcuno perché a comprare ville in Calabria i lombardi sono pochissimi se non nessuno? Solo perché, i primi che ci sono andati, una volta comprata la casa si sono ritrovati il giorno dopo con proposte di assistenza al guardino che altrove riscontrano altro nome. In queste ore, a Messina, sono finiti in galera per Mafia (appalti, edilizia sulle Madonne) magistrati, poliziotti e politici: siamo proprio sicuri che a Mr Hilton o a Mr signor il medico ha ordinato di investire in posti dove comanda una istituzione praticamente indistruttibile (governa da più di 200 ann9)?
4) La ragione più importante: la meteorologia, clima, temperature, giri dei venti, previsioni del Bernacca. A ovest, da Gibilterra in su, il clima è condizionato dall’Atlantico, potrà anche entrare aria umida (poi, però, fermata dalla Sierra Nevada e dal riparante altopiano della Meseta) ma la sua temperatura è accettabile, lungo la costa mediterranea spagnola esistono microclimi (vedi Almerìa e Murcia) nei quali coltivi financo frutta tropicale (avocados, chirimoyas,mangos). Grazie all’Atlantico il nord della Norvegia gode di un clima financo accettabile mentre (senza andare in Siberia) in Finlandia (alle stesse latitudini della Norvegia) fan ballare i denti come i trichechi. E dimentichiamo forse che da un po’ d’anni ha sempre nevicato di più sugli Appennini che sulle Alpi? L’Italia è ben più alta della Spagna (la Costa del Sol è a pochissimi kilometri dal 36° parallelo, che passa invece ben lontano dall’estremo sud della Sicilia). Più si va a est, a oriente, più fa freddo, e se dalla Sarmazia alias pianura russa vien giù un filino d’aria (il greco Meltemi in estate) si comincia a barbellare. Quante volte ha nevicato recentemente sulle coste pugliesi (ultime immagini tivù, la neve ad Alberobello). E quante a Malaga o Almerìa? Tanto per produrre esempi, il 28 ottobre del 1940 decidemmo di spezzare le reni alla Grecia, finimmo pochi kilometri all’interno di una costa alla stessa latitudine di Valencia e non si contano i congelati cu furono amputati arti a gogò.
La Florida a Crotone, Barcellona Pozzo di Gotto, Manfredonia ….
Su, dai, ma perché continuare a prenderci per il sedere? Serve a qualcuno (se non al solito politico di turno)?
Caro Gaggi, un saluto.