Giovedì 2 Maggio 2024 - Anno XXII

Asmara, città d’altura

Gruppi di pastori arrivati dalla regione di Akele Guzay, alcuni secoli fa, hanno raggruppato “Arbate Asmere” (significa “quattro villaggi”) sulla collina che oggi ospita la chiesa copta di Enda Mariam. Così è nata la capitale dell’Eritrea

La principale moschea di Asmara
La principale moschea di Asmara

Clima ideale, splendidi edifici, strade pulite e sicure fanno di Asmara una delle capitali più attraenti del continente africano.
Situata sul bordo orientale dell’acrocoro etiopico, a 2.360 metri di altitudine, Asmara vanta un clima definito “montano tropicale”; in altre parole mite e temperato, con cieli tersi per otto mesi l’anno.
Dal XII secolo in poi, il piccolo villaggio divenne tappa consueta per i viandanti che affrontavano il lungo e arduo viaggio fra mare e montagna. Presto si trasformò in un centro di commerci, piccolo ma fiorente.
Verso la fine del XIX Secolo, Ras Alula, un ardito “Negus” tigrino, ne fece la sua capitale e il centro di un fiorente commercio carovaniero. Nel 1884 la città contava già circa duemila abitanti e trecento case.
Asmara in seguito attirò l’attenzione del generale italiano Baldissera, che nel 1889 la occupò e vi fece costruire un forte per il comando di divisione. Architetti e ingegneri italiani si misero al lavoro e ben presto gettarono le fondamenta della nuova città: nasceva così la “Piccola Roma”, come veniva chiamata allora.
Nel 1897 Martini, il primo governatore dell’Eritrea, scelse Asmara (preferendola alla torrida Massaua) come futura capitale dell’impero italiano dell’Africa orientale. Durante la dittatura fascista di Mussolini, quando presero forma sogni di grandi conquiste militari in Abissinia, la città fu ampliata e vi fu installata una base militare.

Asmara, tra Italia e oriente africano

Cattedrale Greco-Ortodossa
Cattedrale Greco-Ortodossa

Con una popolazione di mezzo milione di abitanti, Asmara è la città più grande dell’Eritrea, anche se appare minuscola se paragonata a gran parte delle capitali di altri paesi africani. Grazie a una politica governativa di “discriminazione positiva” volta a favorire l’insediamento nelle campagne, ad Asmara non ci sono né ghetti disordinati e cosparsi di rifiuti che caratterizzano molte città dei paesi in via di sviluppo, né gli squallidi edifici in stile occidentale adibiti a uffici o appartamenti, tipici dell’Africa post coloniale.
Asmara ha sempre suscitato superficiali paragoni con le “città dell’Italia meridionale”.
Per certi aspetti Asmara è in effetti molto italiana, non solo nel retaggio del periodo coloniale, evidente nei taxi Fiat Seicento e nell’architettura art déco (liberty), ma anche nello stile di vita, in cui trovano spazio il cappuccino del mattino, la passeggiata serale in centro città e un ritmo di vita calmo e rilassato.
Ma questo è solo uno dei molti volti di Asmara, città che trasuda anche un’evidente atmosfera africana e araba.
Al mattino sentirete le campane della cattedrale cattolica e i passi dei monaci copti che si recano a messa, ma anche il muezzin che invita i fedeli musulmani alla preghiera.
Questi suoni rappresentano un simbolo della grande armonia che regna in città e in tutto il paese tra le quattro diverse religioni e i nove gruppi etnici.
La permanenza ad Asmara mi consente di esplorarne anche gli angoli più nascosti.

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Scampoli di italianità

Il palazzo del Municipio, costruito dagli italiani
Il palazzo del Municipio, costruito dagli italiani

La colazione al bar è il momento più interessante perché quasi sempre, in qualunque bar del centro io vada, trovo personaggi simpatici, pronti al colloquio (spesso in italiano). Come il signor Iyasu, manager di una fabbrica che costruisce materiali agricoli.
Al tavolo, assieme ad alcuni suoi amici, si dichiara onorato di conversare con un italiano. Ricordando gli anni precedenti l’ultima guerra con gli etiopi (anni Sessanta-Settanta), ha parole di elogio per la presenza degli italiani.
C’era lavoro e molte fabbriche funzionavano a pieno ritmo. Ora, dopo trent’anni di guerriglia “…ci troviamo in un paese stremato” dice “e come se non bastasse, abbiamo la sensazione continua di dover ripiombare in una nuova guerra con l’Etiopia”.
Effettivamente la questione “conflitto” è palpabile. Basta osservare il numero altissimo di donne rispetto agli uomini; buona parte di essi è infatti impegnata a difendere i confini.

Mercato della frutta e verdura
Mercato della frutta e verdura

Nel mio girovagare incontro mercati affollatissimi dove catturare immagini non sempre risulta facile, dato il timore di molte persone a farsi riprendere. I mercati sono una delle attrattive principali di Asmara. Il grande mercato situato in Eritrea Square, ha luogo tutte le mattine, ma il momento migliore per visitarlo è la mattina del sabato, quando arriva gente da tutto il Paese.
E come sempre in Africa, sono le donne a farla da padrone. E veramente uno spettacolo tuffarsi tra bancarelle di granaglie, spezie e frutti tropicali. Gli indumenti delle donne sono variopinti e colorati a seconda dell’etnia che rappresentano. I Tigrini sono il gruppo più numeroso. Poi ci sono gli Afar, i Cunama, i Bilen, i Rashaida e altri ancora.

Eritrea delle donne

Donna Afar
Donna Afar

Nel mio camminare senza meta incontro Francesca e Giovanni, due italiani nati qui da padre italiano e madre eritrea. La simpatica Francesca sottolinea un’altra peculiarità di Asmara: è una città per “uomini soli”. Verissimo. Considerando l’elevato numero di donne e ragazze che si vedono in giro, viene facile pensare che fare amicizia, per un uomo, sia una cosa quasi naturale. E’ la prima volta in vita mia che non riesco a tener fede (per un sovrapporsi di richieste) ad alcuni appuntamenti con splendide giovani ragazze. Alcune di esse sono di una bellezza selvaggia e folgorante. E allora; come si fa a non innamorarsi di Asmara, città africana nella quale poter passeggiare a tutte le ore del giorno e della notte?
Ragazze a parte, una puntata d’obbligo occorre farla anche al “Medeber”, una sorta di laboratorio all’aperto dove si ricicla di tutto.
E’ un luogo davvero interessante: mentre l’aria si riempie dei suoni di martelli, seghe e coltelli, vecchi copertoni vengono trasformati in sandali, la lamiera ondulata viene appiattita e trasformata in secchi di metallo, le scatole di olive italiane diventano caffettiere o minuscoli mestoli. E’ un’importante lezione su come  gestire al meglio i rifiuti. E non è solo una questione di “necessità”.

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Un retaggio architettonico straordinario

Viale della Liberazione, ora Harnet Street
Viale della Liberazione, ora Harnet Street

Quando Mussolini salì al potere in Italia, nel 1922, accarezzava due ambizioni legate al ruolo del nostro paese nel Corno d’Africa: vendicare la sconfitta di Adua del 1896 e creare una sorta di impero romano in Africa.
Per realizzare questi sogni serviva una forte base industriale. Manodopera, risorse e denaro affluirono così nella nuova colonia, che negli anni Trenta iniziò in effetti a prosperare. Nel 1940 l’Eritrea era ormai il secondo paese più industrializzato dell’Africa sub-sahariana.
Nel frattempo in Italia si era diffuso il nuovo movimento architettonico chiamato razionalista, incoraggiato da Mussolini stesso. Era guidato da un gruppo di giovani architetti di Milano, conosciuto come “Gruppo Sette”.

Venditrice di granaglie
Venditrice di granaglie

L’Eritrea, come molte altre colonie, diventò una specie di laboratorio di architettura nel quale era possibile sperimentare idee nuove e stimolanti. Asmara, o Piccola Roma, ben presto giunse a incarnare la nuova filosofia: non solo era bella, ma anche ben pianificata, ben costruita e, soprattutto, funzionale.
Rimasta isolata per quasi trent’anni durante la guerra d’indipendenza con l’Etiopia, Asmara scampò sia alla frenesia costruttiva del periodo post coloniale, sia alla spinta verso l’urbanizzazione che ha caratterizzato i paesi in via di sviluppo.
Asmara rimane così ancora oggi una città modello in stile art decò, anche se, ovviamente, alcuni edifici cominciano a mostrare i segni del tempo per mancanza di manutenzione.
Il miglior modo per riscoprire lo splendido retaggio architettonico di Asmara è percorrerla a piedi. Si avrà così modo di ammirare gli stili presenti: art decò, internazionale, cubista, espressionista, futurista e neoclassico.

Come e quando recarsi in Eritrea

Donna tigrina ad Asmara
Donna tigrina ad Asmara

Asmara, principale scalo aereo dell’Eritrea, è facilmente raggiungibile dall’Italia grazie a un volo settimanale Eritrean Airlines con partenza da Milano Malpensa o Roma Fiumicino.
Dal primo di giugno 2005 i voli settimanali saranno due, sia da Roma che da Milano. In alternativa si puà contare su diversi collegamenti settimanali: Lufthansa (via Francoforte), Egypt Air (via Cairo) o Saudi Arabian Airlines (via Jedda).
L’Eritrea può essere visitata in qualsiasi periodo dell’anno, ma le condizioni climatiche migliori si hanno da settembre a maggio.
Da giugno ad agosto sull’altopiano spesso piove, mentre nei bassopiani l’umidità, unita alla calura, diventano insopportabili.
Ad Asmara il clima è comunque ideale. La temperatura media annua è di 18 gradi centigradi.

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Chi ci vive
Sono più o meno quattro milioni gli abitanti dell’Etitrea e oltre un milione sono quelli che vivono all’estero.
Le nove etnìe più importanti sono le seguenti: Afar, Kunama, Hedareb, Bilen, Nara, Rashaida, Saho, Tigre e Tigrini.

 

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