Nel 1870 i suoi abitanti erano in prevalenza irlandesi, austriaci e tedeschi; nel 1890 si insediarono molti russi oltre a ebrei polacchi e romeni (la lingua più parlata era l’Yiddish) mentre nel 1920 la maggior parte degli immigrati era costituita da italiani, greci, turchi, spagnoli, e ancora russi e austriaci. Se il tenement fosse ancora abitato, oggi sarebbe occupato, con tutta probabilità, da asiatici e ispanici.
Ai nostri giorni la vita dei nuovi immigrati, come quella dei loro predecessori, non è certo semplice: duro lavoro, stipendi bassi e pochi diritti sociali.
Per questa ragione il Tenement Museum si dimostra un’istituzione più che mai viva e attiva che, come dice Ruth J. Abram, “stimola a trovare nuove risposte a vecchie domande, quali: – che cosa vuol dire essere cittadino americano? – che responsabilità abbiamo verso chi arriva in stato di bisogno? – È il futuro dei nuovi immigrati che dà al passato (il passato che questo museo studia e celebra) una tale risonanza”.