Poi c’è sempre la “gara” sulle acque del Tamigi
Oxford e Cambridge non si affrontano solo nelle nobili arti scientifiche o letterarie, anzi. Non c’è nulla che possa incidere maggiormente sul morale di uno studente di Oxford o di Cambridge come una vittoria o una sconfitta nella celeberrima “Boat Race”.
La gara di canottaggio più famosa d’Inghilterra è il frutto di una sana rivalità fra due amici, l’uno studente a Cambridge e l’altro a Oxford.
La prima gara, tenutasi nel 1829 sul Tamigi nei pressi di Henley nell’Oxfordshire, ha inizio con una sfida lanciata dallo studente di Cambridge ai rivali oxfordiani; da allora, ogni anno, l’università perdente lancia una sfida all’avversaria per ottenere la rivincita l’anno successivo.
L’enorme successo della prima gara ha fatto che si che il teatro della seconda sfida (1836) viene spostato all’altezza di Westminster, nel cuore di Londra.
Dal 1845 in poi, anche a causa dell’eccessivo affollamento lungo le sponde di Westminster, la sfida si tiene nel “borough” di Putney, nel West End londinese. Al momento Cambridge è in testa con settantotto vittorie contro le settantadue di Oxford, che tuttavia si è curiosamente imposta nella prima edizione del 1829 e nell’ultima del 2005.
Dal canottaggio al rugby
La rivalità inter-universitaria non si ferma qui. Oltre al canottaggio, come poteva mancare una sfida nello sport più popolare del Regno Unito: il rugby. Il cosiddetto “Varsity Match” (sfida fra le università) si riferisce in generale alle sfide fra Oxford e Cambridge, che hanno luogo ogni anno fra le due rivali nelle principali discipline sportive. “The Varsity Match” è però inteso da tutti solamente come la sfida di rugby. Le ostilità si aprirono nel 1872 con un match che da allora si gioca tradizionalmente il primo martedì di dicembre. Dal 1921 in poi la partita viene giocata nel “tempio del rugby” di Twickenham, con un’attesa crescente e snervante da parte di tutti e che si protrae per un anno intero. Man mano che l’evento si avvicina, non si parla d’altro che del “big match”, delle squadre che andranno in campo, delle condizioni del terreno, dei pronostici, delle tattiche da adottare per giungere alla vittoria. Insomma si respira rugby.
Alla fine, birra a fiumi per tutti
Nonostante il livello tecnico non sia eccelso, giocare nel Varsity Match e difendere il “dark” o il “light blue” è un onore cui nessuno vuole rinunciare e che rimarrà nella memoria. I rugbisti si preparano alla partita per mesi, in uno spirito di agonismo sportivo teso ad umiliare (sportivamente, è ovvio) l’avversario. Tanto per rendere l’idea di quanto sia importante l’approccio alla partita basti pensare che il centrale della nazionale gallese degli anni Ottanta, Phil Davies, venne escluso dal Varsity Match per iniziativa del capitano della squadra universitaria, perché mancante del “temperamento da grande partita”.
Alla vittoria nel Varsity Match non può che seguire la tradizionale tappa celebrativa nei “pub” di Richmond, dove per ore e ore i tifosi dell’Università vittoriosa manifestano la loro gioia sfrenata più per l’umiliazione inflitta alla rivale che per la vittoria in sé. Nonostante il Varsity Match coinvolga emotivamente proprio tutti gli studenti, quelli più sportivi e quelli meno, la terza sfida inter-universitaria più famosa si svolge in un “field” certamente più cerebrale: gli scacchi. Il Varsity Chess Match è anch’esso una tradizione dal 1871. Serve essenzialmente all’università perdente nelle disfide sportive, per avere la possibilità di rifarsi almeno in quella intellettuale.