Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Dall’Olanda al Parlamento Europeo

Una cascata di capelli biondo platino, occhi grigio-azzurri come il cielo d’autunno di Bruxelles. Olandese, trent’anni compiuti da poco ma una brillante carriera politica alle spalle. Mi dirà tutto (o quasi) su femminismo e Unione Europea

Il Palazzo del Parlamento a Bruxelles
Il Palazzo del Parlamento a Bruxelles

Per parlare con Edith Mastenbroek ho aspettato più di un’ora.
Il pretesto mi era stato fornito da un seminario promosso dalla Commissione Europea a Bruxelles. Una full-immersion di quattro giorni, il cui intento era quello di guidare venticinque giovani giornalisti, provenienti da tutte le nazioni d’Europa, all’interno delle tematiche dell’Unione Europea.
Date queste premesse e resa ancor più agitata dal mio inglese non propriamente oxfordiano, mi presento all’appuntamento al numero 16 di Rue de Wertz, sede belga del Parlamento. Il palazzo è grande, immenso; un gigante di cemento nel quale vengono discussi i temi più disparati delle nazioni partner d’Europa e prese le conseguenti decisioni collettive.
Dopo un’accurata fase di “registrazione”, deposito il mio tesserino dell’ordine all’ingresso, ottenendo in cambio un badge che mi permetterà, con il temporaneo permesso di un giorno, di andare alla scoperta degli angoli più reconditi del “palazzo dei bottoni”.

Silvie, speciale “guida” europea

Esterno del Palazzo
Esterno del Palazzo

Solo all’apparenza, però. Non ho ancora fatto in tempo a ricevere il mio numero di matricola che un sorriso è già pronto ad accogliermi. È quello di Silvie, una delle tre assistenti della parlamentare che di lì a poco sarei andata ad intervistare.
Edith Mastenbroek, questo il nome della socialista olandese, è infatti in ritardo sulla sua personale tabella di marcia. Per questo Silvie mi propone un caffè, destinato a diventare dialettico. Appuntamento al Bar Mickey, nome che stride con la solennità del luogo; grazie alla fumante tazza di caffè le parole prendono vita e sciolgono l’iniziale imbarazzo.  
A vederla, Silvie non supera i trent’anni. Naturalmente la mia smania di giornalista invadente non si stempera nemmeno davanti a lei, mentre cerco di capire quali siano le modalità che l’hanno portata a diventare l’alter ego di un politico europeo.
Mi spiega che il passo, dalla laurea in comunicazione allo stage semestrale presso la sede del parlamento, è stato breve. Nonostante il salario sia veramente esiguo; per vivere quattro giorni alla settimana in simbiosi con Edith, Silvie riceve circa 250 Euro mensili, che naturalmente bastano a stento a coprire i costi dell’affitto; in compenso questa è un’esperienza di lavoro che la gratifica non poco.
Mentre sto cercando di spostare il discorso su un piano più personale, il suo cellulare squilla. Edith ci sta aspettando nel suo ufficio.

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Edith Mastenbroek, “reginetta” europea

Edith Mastenbroek
Edith Mastenbroek

Più che una parlamentare sembra una vedette appena uscita da uno spot televisivo.
I lunghi capelli biondi le incorniciano due occhi da husky. Sfoggia jeans a vita bassa, accompagnati da un paio di “camperos” amaranto che riprendono la tonalità della vezzosa maglietta. Un’icona moderna di trent’anni, distante anni luce dalle immagini sbiadite dei parlamentari nostrani.
Rotto l’imbarazzo iniziale con una presentazione non troppo formale, a base di sigarette e sorrisi, mi siedo di fronte a lei e comincio chiedendole di raccontarmi la sua storia.
Tutto è cominciato otto anni fa, quando Edith era una studentessa iscritta a scienze politiche, su suggerimento del padre. Sebbene gli argomenti trattati dal corso di laurea fossero accattivanti, la politica con le sue architetture astratte sembrava non esercitare eccessivi interessi, su di lei. Poi, attraverso una lettera, comincia il lavoro di volontariato in politica. Una laurea brillante, seguita da uno stage durante la campagna elettorale di Gord Lieberman, la porta al parlamento nel 2004, per un mandato standard che durerà fino al 2009.
È entusiasta del lavoro che fa: lo si capisce da come parla delle sessioni quotidiane durante le quali venticinque Paesi si confrontano per discutere punti di politica comunitaria.

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