“Amarcord” portoghese
São Luìs è una città di più di mezzo milione di abitanti; sorge su un’isola nella baia dallo stesso nome, collegata alla terraferma per mezzo di un ponte.
Venne fondata nel 1612 da colonizzatori francesi. Di questi, che vi rimasero solo tre anni, non esistono tracce, come del resto non ne esistono degli olandesi che la invasero nel 1641, dominandoli per altri tre. L’impronta portoghese è quella più forte, se non l’unica.
Si avverte soprattutto nelle case decorate da “azulejos” blu, gialli, bianchi e verdi. Costruita su un terreno scosceso, la città è caratterizzata da strade strette che scendono verso il porto e da ancora più stretti vicoli che le collegano.
Nel 1997 è stata decretata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, proprio per il centro storico in perfetto stile coloniale.
São Luis, città coloniale
Tra gli edifici più interessanti la Cattedrale Sé del XVII secolo, con le due torri laterali, restaurata alla fine degli anni Novanta dalla Fiat, che in Brasile produce la Palio, qui diffusissima. Annesso, il Palacio Episcopal e dirimpetto la scenografica Avenida Pedro II che porta al mare. Non distante la chiesa di Sant’Antonio, con la Cappella dei Naviganti, costruita sui resti di un antico convento.
Progettata da un architetto italiano, la Scuola di Musica, in una delle strade che scendono verso il lungomare, risente vagamente dell’Art Nouveau.
Piuttosto curioso il Teatro Arthur Azevedo, con la facciata neoclassica del XIX secolo. Ricorda nella forma una chiesa, particolare che si spiega con il fatto che i padri carmelitani della vicina chiesa di Nostra Signora del Carmine, trovavano disdicevole edificare “un tempio del profano” vicino a un tempio sacro.
Nella zona del porto ci sono piacevoli locali e negozi dove è possibile trovare oggetti di buon artigianato, come borse di paglia intrecciate, stoffe stampate, sandali con decorazioni in conchiglie e in perle.
L’isola che c’è
L’Ilha du Caju è una delle ottanta isolette situate sul delta del fiume Parnaiba, un’area di circa duemilasettecento chilometri quadrati, chiamata anche Delta das Americas. Per raggiungerla ci si imbarca a Carnaubeira, paesotto anonimo con case fatiscenti sul fiume Prejuiças. Ci si arriva in barca o lungo un percorso molto accidentato nella zona paludosa dei “buriti”.
Non a tutte le ore però è possibile navigare, per la forte marea. Ci si muove sulle “gaiole”, vaporetti in legno che portano una decina di persone, oltre che merci.
In poco più di due ore si raggiunge l’isola, che è una delle due isole private del Brasile. Appartiene a Ingrid, erede di una delle più importanti famiglie brasiliane, con ascendenze portoghesi, olandesi e tedesche, proprietaria di compagnie aeree e immobili dal Maranhão a Rio De Janeiro.
Insieme al marito Mario, catalano, ex chef sulle navi della Costa, gestisce la “pousada” chiamata anche “Refugio Ecologico”. Comprende una casa colonica dove è sistemato il ristorante, le stalle e alcune case in muratura con il tetto di paglia, dove si distribuiscono le stanze. Una diversa dall’altra, sono arredate con tessuti e materiali ecologici, per un effetto finale etnico e raffinatissimo.