All’Alpentherme (dove presso il centro benessere le possibilità di trattamenti sono veramente tante) l’atmosfera è diversa, calma, ovattata.
Si passa dalla piscina esterna a quella interna, con getti d’acqua e idromassaggi a volontà (ce ne sono anche fuori) e c’è anche una piscina sportiva che non è termale e viene snobbata da (quasi) tutti. Fine della storia.
Eppure, la sola polla esterna tra la neve e i monti, avvolta nel vapore che ne occulta a tratti i confini con le facce che scompaiono per riapparire come miraggi, cattura per ore. Attenzione a non strafare, però, l’acqua termale alla lunga sfinisce. Tanto quando c’è la luna piena il bagno si fa anche di notte, con musica classica e champagne.
La vertigine della Gemmi
“Abbiamo allora cominciato a scendere per la strada più sensazionale che io abbia visto. Si avvolgeva come una chiocciola lungo la parete di un colossale precipizio, formando uno stretto sentiero che aveva sempre la solida muraglia di roccia da una parte e il nulla verticale dall’altra.”, scriveva Mark Twain, raccontando l’esperienza alpina ai lettori americani (“A Tramp abroad”, Un vagabondo all’estero, opera poco nota che narra il tour europeo dello scrittore). Vedere anche solo una fotografia della mulattiera che ha tenuto in scacco per secoli uomini e bestie da soma è impressionante. Zigzagando sale per novecento metri tra strapiombi da urlo, praticabile solo d’estate. Antica via di collegamento tra il Vallese e l’Oberland bernese, frequentata già nel Medioevo, fu tappa obbligata in epoca romantica dei turisti che realizzavano il tour della Svizzera, meta frequentata da alpinisti di prim’ordine e da letterati. Da Mark Twain a Alexandre Dumas, da Jules Vernes a Guy de Maupassant, tanti sono stati stregati dalla grande muraglia della Gemmi. La cui temibile fama crebbe nell’Ottocento con i loro racconti tutt’altro che rassicuranti, che ambientano cruenti drammi o paurose avventure lungo il cammino e all’isolatissimo (d’inverno) rifugio Schwarenbach, che accoglieva i viaggiatori che affrontavano il Passo della Gemmi.
Sport e svaghi ad alta quota
Oggi, al Gemmipass sale una funivia che non lascia indifferente chi soffre di vertigini; fino a 2.322 metri. Lì la vista sulle Alpi vallesane è spaziale e si spinge fino al Cervino. Sull’aperto pianoro che si apre alle spalle della stazione di arrivo della funivia (e dell’albergo che sorge alla sommità) le alternative allo sci da discesa sono parecchie: sci da fondo intorno al lago di Dauben, ma anche intorno al più piccolo bacino Lämmeren (una ventina di chilometri tra i due anelli) venticinque chilometri di passeggiate in uno scenario grandioso, fino al leggendario rifugio Schwarenbach ora trasformato in albergo. Oppure si può scendere a cavallo di un airboard (“gommone da neve”) nello snowtube o in slitta sulle due apposite piste risalendo in cabinovia per slittare a volontà.
E in un fine settimana di marzo (quest’anno il 12-13) ogni anno vengono persino allestite nove buche per una competizione di golf sulla neve, per chi non ne avesse abbastanza.