Non è facile redigere una Guida. Se il materiale a disposizione è scarno occorre fare di necessità virtù, sviluppando e dettagliando dati e notizie, talvolta a dismisura, per ottenere un testo presentabile. Viceversa, se le indicazioni e le informazioni di carattere storico, artistico e gastronomico eccedono, ecco profilarsi il non facile problema di valutarne l’importanza e di procedere a scelte e tagli nella narrazione. Una crisi di abbondanza che ha certamente “colpito” l’autore della guida dedicata alle vicende, alle bellezze e agli appeals di Parma, Piacenza e dei loro altrettanto importanti territori.
Nelle due più nordoccidentali province emiliane la Storia (che nel Belpaese è anche sinonimo di arte, architettura, tradizioni e gastronomia) si è inoltre esibita in una sorta di staffetta che in un primo tempo ha visto prevalere la quasi lombarda Piacenza (epoca romana e Comuni) e in seguito ha posto Parma alla ribalta di importanti vicende politiche e artistiche (la capitalina post napoleonica di Maria Luigia e i fasti verdiani –ancorchè il Cigno di Busseto non avesse mai nascosto le proprie simpatie verso Piacenza).
La consultazione di questa pubblicazione del Tci (oltretutto dalla facile leggibilità grazie a una agile grafica e dal comodo formato tascabile) va suggerita a tutti, anche a coloro che dopo tanta e accurata frequentazione nelle due città –e relative province- crede di ‘sapere tutto’ o quantomeno molto. Ecco invece –consultando Parma e Piacenza- che qualche lacuna c’è, ed è importante. Tanti ma non tutti, ad esempio, conoscono l’esistenza (dal 1990) dell’incredibile Fondazione Magnani Rocca a Mamiano di Traversatolo (tele del Gotha mondiale della pittura), a pochi kilometri da Parma. E probabilmente ancor meno gente conosce il vicino Castello di Montechiarugolo (ovvia la presenza di un fantasma, quello di una non meglio definita Dama Bianca).
La Gastronomia la fa da padrone in un territorio popolato da grandissimi esperti non meno che Bon Vivants. In un posto del mondo dove riconoscono se una leccornia proviene “di qua o di là” da un torrente (l’Ongina, che divide le province da Parma e Piacenza, in una si sala di più, nell’altra si preferiscono i sapori dolci) come si fa a dimenticare i Templi del Palato?
E a proposito di gastronomia e dimenticanze, se proprio si volesse cercare una minima trascuratezza nella pubblicazione, si potrebbe accennare all’assenza di un ricordo della mitica cucina di Peppino Cantarelli in quel di Samboseto di Busseto. Ma le Guide raccontano il presente per documentare chi visita in futuro. Non c’è quindi posto per il passato, e i rimpianti che suscita.